La ceramica e la scultura

8 Italici ed Etruschi La ceramica e la scultura La produzione ceramica Nell epoca villanoviana la produzione ceramica è caratterizzata dall uso dell impasto (argilla non depurata, modellata a mano e cotta), con il quale vengono prodotti contenitori di uso sia domestico sia funerario. Questi ultimi sono costituiti di norma da urne in terracotta a forma di capanna, come si è visto trattando dell architettura civile, oppure da vasi biconici (34), cioè coperti da una ciotola rovesciata o da un elmo bronzeo; la decorazione è eseguita a incisione e a impressione con motivi geometrici, come meandri semplici e spezzati, riquadri e metope, motivi angolari e svastiche. Col tempo i vasi cinerari si arricchiscono di appendici plastiche a tutto tondo, come nel cinerario di Montescudaio, risalente all VIII secolo a.C. (35). Sul coperchio è rappresentata una scena di banchetto, con un commensale seduto a un tavolo riccamente imbandito; accanto vi è una donna (forse una schiava) e a terra un grosso contenitore, forse per il vino; sull ansa è posta una figurina seduta. Un notevole impulso al perfezionamento dell arte ceramica è dato dalle prime importazioni dalla Grecia: agli inizi dell VIII secolo a.C. dall Eubea e, in seguito, da Corinto. Inoltre, alcune maestranze greche e greco-orientali si trasferiscono a Vulci, a Tarquinia e a Cerveteri, dove aprono botteghe che producono una ceramica di imitazione detta ceramica etrusco-corinzia destinata a un pubblico più allargato. A ceramisti di formazione ellenica, operanti a Cerveteri nella prima metà del VII secolo a.C., si deve probabilmente l invenzione del bucchero, una ceramica nera, sia all interno sia in superficie, ottenuta grazie a un particolare procedimento di cottura; prodotta esclusivamente in ambito etrusco, è l unica a essere esportata fuori dall Etruria. Da Cerveteri la produzione si estende a Tarquinia, Vulci, Orvieto e Chiusi, e forse anche ad altri centri che possono contare su botteghe locali. Utilizzato per realizzare vasellame destinato ai banchetti, si distingue, in base allo spessore, in bucchero 184 34. Vaso cinerario biconico con coperchio a elmo, VIII secolo a.C., impasto. Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. 35. Cinerario di Montescudaio, VIII secolo a.C., terracotta, h 63 cm. Cecina (Livorno), Museo Archeologico. 36. K athos, coppa a unica ansa su alto piede, VII secolo a.C., bucchero, h 18 cm. Volterra (Pisa), Museo Etrusco Guarnacci. 37. Pittore di Micali, Anfora, lato A, fine del VI secolo a.C., ceramica a figure nere, h 44,5 cm. Karlsruhe (Germania), Badisches Landesmuseum. sottile come quello del k athos o coppa su alto piede con ansa sormontante del VII secolo a.C. (36) e in bucchero pesante, di epoca successiva. Con l importazione di ceramiche da Atene, si diffondono anche in Etruria le tecniche a figure nere e a figure rosse. Tra i maggiori esponenti della tecnica a figure nere, si ricorda il Pittore di Micali, di formazione ionica, trasferitosi a Vulci alla fine del VI secolo a.C. Tra le opere attribuite a questo ceramografo vi è un anfora (37) decorata con due fasce, una sulla spalla e una sul corpo, con rappresentazioni di animali reali e animali fantastici, questi ultimi particolarmente cari al repertorio etrusco. La ceramica etrusca è caratterizzata anche da tipiche produzioni locali: i crateri a colonnette volterrani (kelébai), la cosiddetta ceramica argentata e quella a vernice nera. Le kelébai, sebbene ispirate nella forma al cratere a colonnette di tradizione greca, hanno funzione prevalentemente funeraria. Uno tra gli esemplari più noti è la kelébe conservata a Perugia e datata alla seconda metà del IV secolo a.C. un vaso eponimo (che cioè dà il nome al proprio autore) del Pittore di Esione (38): vi è rappresentato Eracle che libera Esione, figlia del re di Troia, dalla roccia cui era stata incatenata. La ceramica argentata, invece, prodotta nelle città di Falerii e Orvieto, non presenta elementi dipinti, bensì decorazioni stampate a

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico