L’importazione del Gotico in Italia

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L’importazione del Gotico in Italia

La diffusione del Gotico in Italia presenta aspetti peculiari. Si adottano piante più semplici, rinunciando allo spiccato verticalismo e alla riduzione delle masse murarie tipici dell’architettura d’Oltralpe: nelle chiese italiane, infatti, non è presente il triforio, ma soltanto un claristorio con semplici finestre ogivali. Spesso gli archi rampanti non sono in vista e in alcuni casi si rinuncia perfino alle volte a crociera. Questi edifici sono comunque considerati gotici per la luminosità degli interni e per la struttura a scheletro portante. Gli esempi più vicini ai modelli europei (come il Duomo di Milano, ► p. 456) risalgono alla fase tardogotica, tra il XIV e il XV secolo. Le peculiarità del Gotico italiano possono essere spiegate con la persistenza di tecniche e motivi tradizionali, ma un ruolo determinante è giocato anche da Ordini religiosi come i cistercensi e gli Ordini mendicanti, che adattano le nuove tecniche costruttive a esigenze religiose e liturgiche di grande austerità.

L'architettura cistercense

Inizialmente le novità gotiche giungono in Italia attraverso la mediazione dell’Ordine cistercense (dal nome latino Cistercium dell’Abbazia di Citeaux, nella Francia orientale). Come si è visto, Bernardo di Chiaravalle, primo grande protagonista della storia dell’Ordine, criticava aspramente l’esuberanza decorativa della scultura del suo tempo, giudicandola inadatta ai severi ambienti monastici. I cistercensi miravano a una riforma religiosa complessiva della Chiesa, e un aspetto significativo di questo rinnovamento fu l’adozione di nuove forme architettoniche per i monasteri, in cui la tecnica del Gotico si unisce a una struttura semplificata e alla riduzione al minimo degli elementi decorativi.
Le abbazie cistercensi, che si diffondono capillarmente in Francia e in Italia e che in genere sono progettate da monaci-architetti, seguono un’impostazione comune, con una pianta prefissata detta "piano bernardino"; le chiese abbaziali sono a croce latina, con coro quadrato o rettangolare, e presentano spesso un alto tiburio a pianta poligonale.

Chiesa abbaziale di Fossanova

Una delle prime abbazie cistercensi in Italia sorge a Fossanova (23), nel Lazio meridionale, in una zona paludosa. Era infatti frequente l’impegno dei cistercensi nella bonifica del territorio (in linea con il precetto benedettino dell’ora et labora). Il nome dell’abbazia deriva dal canale di scolo detto Fosso novo, scavato dai monaci. La chiesa abbaziale, iniziata nel 1163 o nel 1187, viene consacrata nel 1208. La decorazione cosmatesca (cioè a mosaici policromi, ► p. 415) del portale è tipica del Lazio; il coronamento triangolare della facciata (24) e l’altro timpano al di sopra del portale archiacuto e strombato rinviano invece alla tradizione classica. Dal fianco sinistro sporgono robusti contrafforti; è presente un tiburio ottagonale con due ordini di bifore e un lanternino anch’esso a bifore. L’interno (25), luminoso e privo di decorazioni, è a croce commissa ed è diviso in tre navate (la maggiore è molto più alta delle laterali e larga più del doppio); le campate rettangolari sono coperte da volte a crociera prive di costoloni. Il coro rettangolare è fiancheggiato da quattro cappelle, anch’esse rettangolari. Tipici dell’architettura cistercense sono anche i pilastri con semicolonne pensili.

Gli Ordini mendicanti

Gli Ordini mendicanti (tra cui vi sono francescani, domenicani, agostiniani, carmelitani e serviti) si stabiliscono nelle città, dove vivono di offerte e si dedicano alla predicazione. Le loro chiese, poste ai margini dei centri urbani, adottano un’architettura gotica semplificata nelle strutture e nella decorazione. Spesso hanno l’abside quadrangolare e sono coperte da soffitti a capriate lignee. L’estensione delle superfici murarie favorisce lo sviluppo della decorazione ad affresco, che diverrà tipica dell’arte italiana.

Basilica di Assisi

Non è noto il nome dell’architetto cui si deve il progetto della Basilica di Assisi (26), ma si sa che frate Elia, vicario generale dell’Ordine francescano, ha un ruolo di iniziale supervisione dei lavori. La costruzione prende avvio nel 1228, al momento della canonizzazione di Francesco (morto due anni prima), con la basilica inferiore a una navata. Già conclusa due anni dopo, viene presto modificata in seguito alla decisione di erigere anche una basilica superiore, che comporta, tra l’altro, la sostituzione delle originarie capriate lignee con volte a crociera per sostenere la nuova struttura. Le cappelle laterali sono invece aggiunte alla fine del secolo. La basilica, forse non ancora terminata, è consacrata nel 1253.
L’articolazione su due livelli (27) corrisponde a una diversità di funzioni, sottolineata dal contrasto tra l’oscurità della chiesa inferiore, dedicata alla preghiera, e la luminosità della chiesa superiore, dedicata alla predicazione.
Entrambe le chiese hanno una pianta a croce commissa, con una sola navata articolata in quattro campate coperte con volta a crociera. L’abside è semicircolare in quella inferiore e poligonale in quella superiore. La chiesa inferiore ha mura massicce e volte basse (28-29), anche perché funge da fondazione di quella superiore, ma nonostante queste caratteristiche e la scarsa luminosità è considerata un edificio gotico, perché gli elementi dello scheletro hanno una funzione portante.
La basilica superiore (30-31) mostra in modo più evidente i caratteri costruttivi del Gotico; è probabile che questo dipenda anche dalla partecipazione al cantiere di maestranze non italiane, chiamate dal generale (cioè il capo supremo) dell’Ordine Aymone da Faversham (1240-1244). L’interno, illuminato da ampie vetrate istoriate, presenta pilastri a fascio addossati alle pareti. La decorazione pittorica che lo caratterizza e che crea un complesso unitario fu aggiunta solo alla fine del Duecento (► pp. 417, 421). La facciata a capanna segue la tradizione del Romanico umbro, ma è qualificata in senso gotico dal doppio portale archiacuto (funzionale al flusso dei pellegrini in entrata e in uscita) e dal rosone traforato. Il robusto campanile, con cornici marcapiano ad archetti pensili e sottili lesene verticali, fu terminato nel 1239 e presenta forme ancora pienamente romaniche.

Chiesa di Santa Croce a Firenze

Appartiene all’Ordine francescano anche la Chiesa di Santa Croce a Firenze, sorta a partire dal 1294 o 1295 in una zona della città allora fuori dalle mura, sul sito di un edificio religioso più antico e più piccolo. Il progetto dell’edificio è attribuito tradizionalmente (ma senza basi documentarie) ad Arnolfo di Cambio per la visione classica e armoniosa dello spazio (► p. 414). La spazialità interna, tuttavia, risulta molto modifcata dagli interventi di Giorgio Vasari nel XVI secolo. Il campanile e la facciata, infine, risalgono al XIX secolo e sono esempi di architettura neogotica. L’interno, a croce commissa, è diviso in tre navate (32-33); la copertura è a capriate nella navata centrale e piana in quelle laterali. Lo slancio verticale delle arcate ogivali (sostenute da pilastri a sezione ottagonale) è frenato dal motivo orizzontale del ballatoio che vi corre sopra. Al termine del transetto si apre la cappella maggiore, con un’abside poligonale fiancheggiata da dieci piccole cappelle; altre cappelle si trovano alle estremità dei bracci, coperte, come le prime, da volte a crociera.

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Chiesa di Santa Chiara a Napoli

Dedicata a santa Chiara, prima seguace di Francesco d’Assisi, appartiene all’Ordine francescano e fu fondata nel 1310 dalla devotissima regina Sancha di Maiorca, moglie di Roberto d’Angiò. Fu poi destinata ad accogliere le tombe della famiglia reale. Pur avendo una sola navata, ha dimensioni particolarmente grandiose (34-35). L’esterno è scandito da robusti contrafforti; l’interno è illuminato da finestre alte e strette ed è fiancheggiato da ampie cappelle. Alla chiesa è collegato il coro delle monache. L’edificio fu gravemente danneggiato da un bombardamento degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale e fu poi ricostruito.

L'architettura civile e le città

L’incremento demografico e lo sviluppo degli ordinamenti comunali delle città italiane sono alla base di una nuova organizzazione urbanistica e dello sviluppo dell’architettura civile. Sorgono così, in quasi tutte le città centro-settentrionali della Penisola, edifici che ospitano le magistrature cittadine: al Nord sono chiamati Arengario, Broletto, Palazzo della Ragione, mentre al Centro prendono il nome di Palazzo Pubblico, Palazzo dei Priori o Palazzo Pretorio. Sono varie anche le tipologie architettoniche: in Toscana questi palazzi sono generalmente provvisti di un’alta torre merlata, mentre altrove gli edifici civili hanno uno sviluppo prevalentemente orizzontale.

Palazzo Pubblico di Piacenza

Noto anche con il nome di Palazzo Gotico, il Palazzo Pubblico di Piacenza (36) fu costruito a partire dal 1281, in un periodo di transizione tra il regime comunale e quello signorile. Il piano terreno è costituito da una grande loggia ad archi acuti sostenuti da robusti pilastri, in marmo bianco di Verona. La parte superiore, costruita in laterizio, presenta ampie trifore e quadrifore ed è coronata da merli ghibellini (a coda di rondine) e torrette. Il progetto iniziale prevedeva un edificio più ampio, a pianta quadrata, ma fu realizzata soltanto la zona frontale.

Palazzo della Signoria a Firenze

Costruito a partire dal 1299 come residenza dei Priori, i rappresentanti delle Arti Maggiori che governavano la città, assunse in seguito le denominazioni di Palazzo della Signoria e di Palazzo Vecchio, e fu ampliato e modificato a più riprese nel corso dei secoli. Il nucleo originario, attribuito ad Arnolfo di Cambio, sorge sulle fondazioni e sui resti di edifìci preesistenti: l’alta torre che lo sovrasta è decentrata per inglobare una torre più antica, e anche l’ingresso principale è spostato verso destra. Il palazzo (37-38) si presenta come un alto parallelepipedo a tre piani in bugnato (cioè rivestito con bugne, pietre appena sbozzate) di pietra forte, un materiale tipico dell’edilizia fiorentina perché presente in alcune cave dei dintorni della città. Il piano terreno presenta aperture piccole, che fanno sembrare il palazzo inaccessibile come una fortezza. Questa caratteristica si spiega con l’asprezza della contesa politica in città e la conseguente necessità di garantire la sicurezza personale dei Priori. Le bifore con archi trilobati sono un rifacimento settecentesco. Alla sommità si trova un ballatoio sorretto da beccatelli (piccole mensole sporgenti) e coronato da merli guelfi (rettangolari). L’alta torre presenta invece merli ghibellini, pur essendo la città saldamente legata al Papato.

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Palazzo Pubblico di Siena

Costruito tra la fine del Duecento e la metà del Trecento, il Palazzo Pubblico di Siena (39), diversamente da altri edifici civili dello stesso periodo, non ha un aspetto simile a quello di un castello o di una fortezza: esso presenta infatti uno sviluppo orizzontale e ampie aperture, che traducono visivamente il clima di stabilità politica della città, retta dal governo guelfo dei Nove. Le arcate del piano inferiore, in pietra, hanno la caratteristica forma ad arco senese, cioè un arco a sesto ribassato (tratto di semicerchio con il centro posto al di sotto delle imposte) inserito in un arco a sesto acuto; questo elemento, tipico dell’architettura locale, vanta una lontana derivazione orientale, probabilmente egiziana. Nei piani superiori, in laterizio, si aprono trifore (sormontate dalla balzana, lo stemma bianco e nero del Comune di Siena) e bifore; l’edificio è coronato da merli guelfi. A lato svetta l’altissima (87 metri) torre del Mangia (dal soprannome dell’uomo che era incaricato di suonare le ore, poi sostituito da un automa), il cui elegante coronamento del XIV secolo venne progettato, secondo la tradizione, dal pittore Lippo Memmi. In effetti, un gusto armonioso e pittorico caratterizza la torre e l’intero edificio, fulcro di una grande piazza dalla caratteristica forma a conchiglia (piazza del Campo), che assunse questo aspetto nella prima metà del Trecento.

Le infrastrutture urbane: le fontane

L’attenzione dei Comuni e delle Signorie si concentra anche sulle infrastrutture urbane. Tra queste, le fontane assumono un grande rilievo urbanistico e spesso anche artistico. Nella città di Siena, priva di un fiume, fu messo a punto un complesso sistema idraulico per raccogliere le infiltrazioni di acqua presenti nel terreno e furono costruite svariate fontane monumentali. Tra queste, la Fonte Nuova d’Ovile (40), realizzata fra il 1298 e il 1303, colpisce per l’impiego a scopo funzionale di elementi architettonici tipici del Gotico.

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico