DOSSIER: Basilica di San Vitale

   dossier l'opera 

BASILICA DI SAN VITALE

  • 520-548 ca.
  • Ravenna

    II tempo e il luogo

    La Basilica di San Vitale è probabilmente il più significativo edificio costruito nel VI secolo in Europa occidentale. Fu iniziata durante la dominazione ostrogota e consacrata dopo la conquista della città da parte di Giustiniano; la costruzione fu promossa dal vescovo Ecclesio e finanziata dal banchiere Giuliano Argentario. I lavori, avviati dal vescovo Vittore, si conclusero sotto Massimiano con l’esecuzione dei mosaici del presbiterio. Anche se la committenza si deve a personalità ravennati, alcuni aspetti dell’edificio richiamano le chiese di corte di Giustiniano e fanno pensare alla volontà di assecondare con l’architettura il nuovo potere politico.

    La descrizione e lo stile

    La chiesa è a pianta ottagonale (forma, come abbiamo visto, dal grande valore simbolico) e presenta un semplice paramento esterno in mattoni. È preceduta da un nartece a forcipe, cioè tangente a un angolo e comunicante con l’interno attraverso due spazi triangolari. Attorno a un nucleo centrale ottagonale, coperto da una cupola sostenuta da otto pilastri e arconi, corre un deambulatorio a due livelli con matroneo; al presbiterio quadrato si collega un’abside più bassa. Oltre alle chiese di Costantinopoli, l’ignoto architetto riprende un illustre modello occidentale, quello di San Lorenzo a Milano. Tuttavia, rispetto a questa chiesa, la distinzione tra gli spazi interni risulta meno definita grazie alla presenza delle nicchie ad abside che raccordano il vano centrale con il deambulatorio. Ricordano invece l’architettura bizantina la luminosità e la consistenza immateriale dell’interno, accentuate dalla decorazione a mosaico e dai ricchi rivestimenti in marmo (in parte spogliati nel corso dei secoli e ripristinati dai restauri ottocenteschi). 
    Nel presbiterio ci sono due mosaici che raffigurano l’imperatore Giustiniano e la moglie Teodora (che, in realtà, non visitarono mai Ravenna) mentre avanzano verso l’altare offrendo rispettivamente il pane e il vino. Nel pannello con Giustiniano i personaggi sono ben distinti secondo il ruolo di appartenenza, ma l’unico riconoscibile, oltre all’imperatore, è l’arcivescovo Massimiano, che ha il nome scritto a chiare lettere. La rappresentazione è improntata a una bidimensionalità accentuata dallo sfondo dorato, e la caratterizzazione di alcune fisionomie è l’unico residuo del naturalismo romano. I caratteri bizantini della composizione fanno pensare a un’opera eseguita da maestranze locali su cartoni provenienti da Costantinopoli.


    Dossier Arte - volume 1 
    Dossier Arte - volume 1 
    Dalla Preistoria al Gotico