I primi luoghi di culto cristiani

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I primi luoghi di culto cristiani

Le abitazioni come luoghi di preghiera

Prima dell’Editto di Milano del 313, con cui l’imperatore Costantino riconosce la libertà di culto a tutti i popoli da lui dominati, i cristiani si riunivano in abitazioni private o in semplici costruzioni riservate a scopi liturgici (la liturgia è il complesso delle cerimonie di un culto). Si parla nel primo caso di ecclesia domestica, cioè "chiesa domestica", nel secondo di domus ecclesiae, "casa dell’assemblea", dal momento che domus, in latino, significa "casa", mentre ecclesia è una parola di origine greca che significa "assemblea" (da essa deriva l’italiano "chiesa" nel duplice significato di comunità dei fedeli e di costruzione che ospita il culto). Di queste "case" restano poche tracce, anche se alcune antiche denominazioni sono passate a chiese ancora esistenti: per esempio, Santa Pudenziana, a Roma, prende nome da Pudente, proprietario della domus che si trovava in questo luogo.

Le catacombe

Un luogo comune molto diffuso, ma privo di fondamento, descrive le catacombe come luoghi di cerimonie segrete o come nascondigli utilizzati durante le persecuzioni. In realtà, si trattava di cimiteri sotterranei presenti soprattutto a Roma (1), ma anche in numerose località dell’Italia e dell’Africa settentrionale. Furono scoperte nel corso del XVI secolo grazie alle ricerche archeologiche avviate in quell’epoca; il loro nome deriva dalla locuzione greca katá kúmbas ("presso le grotte"), che indicava una località della via Appia a Roma.
Le catacombe si presentano come complessi di gallerie sotterranee (cryptae) con copertura a volta, spesso a piani sovrapposti. Nelle pareti sono scavate le tombe (loci o loculi), mentre ambienti più ampi (cubicula) potevano contenere la tomba di un martire o essere destinati al culto dei defunti. Il Cristianesimo delle origini proibiva infatti, come l’Ebraismo (e diversamente dalla religione greco-romana), la cremazione dei defunti, e richiedeva invece la sepoltura, in vista della resurrezione dei corpi prevista per la fine dei tempi.
Le pareti delle gallerie e dei cubicula delle catacombe erano decorate con dipinti a fondo bianco, in uno stile compendiario, cioè caratterizzato da pennellate sommarie e vivaci, praticamente identico a quello dell’arte romana dello stesso periodo. I soggetti raffigurati sono incentrati in prevalenza sul tema della salvezza dell’anima dopo la morte. Si trovano personaggi ed episodi della mitologia classica reinterpretati in chiave cristiana, ma anche soggetti dal significato religioso non esplicitamente cristiano, come quello, molto diffuso, dell’orante , una figura con il capo velato e le braccia aperte. Sono inoltre presenti episodi della Bibbia; quelli dell’Antico Testamento che riguardano quindi le vicende del popolo ebraico prima della nascita di Cristo sono interpretati come anticipazioni della vita di Gesù: per esempio la storia di Giona (3), inghiottito da un grande pesce e poi risputato sulla spiaggia dopo tre giorni, sembra alludere alla sua morte e resurrezione.

Dossier Arte - volume 1 
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Dalla Preistoria al Gotico