L’architettura civile e l’urbanistica

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L’architettura civile e l’urbanistica

Le case e i palazzi

Le prime abitazioni etrusche, risalenti all’Età del ferro, erano delle semplici capanne di forma variabile (ellittica, circolare o rettangolare). Realizzate con materiali deperibili (legno e mattoni cotti al sole), non si sono conservate: le uniche testimonianze giunte fino a noi sono i fori per i pali di sostegno. Le urne cinerarie a capanna (16), che ne riproducono in scala ridotta la struttura, permettono tuttavia di farsi un’idea di come dovevano apparire.
Le prime dimore costruite su basamenti in pietra risalgono al VII secolo a.C. e sono testimoniate dai rinvenimenti di Acquarossa (presso Viterbo). Qui le case, come dimostrano le ricostruzioni, avevano il tetto coperto da tegole in terracotta, una delle quali presentava un foro circolare, coperto da un disco mobile, per lasciare uscire il fumo del focolare. Il tetto poggiava su una trabeazione, retta nel senso della larghezza dalla muratura e, nel senso della lunghezza, da una lunga trave centrale (17). Sulla sommità del tetto si trovavano figure di terracotta, gocciolatoi a testa di animale e antefisse. Più tardi compaiono abitazioni dette case ad atrio, perché dotate di ambienti disposti attorno a un cortile interno, dove in una vasca che comunicava con il pozzo veniva raccolta l’acqua piovana. Scavi effettuati a Marzabotto (vicino a Bologna) hanno dimostrato l’esistenza di abitazioni a due piani, con magazzini e vani di servizio al piano terra e la dimora privata al piano superiore.
Osservando le decorazioni parietali di alcune tombe è possibile ricostruire l’aspetto dell’arredamento, degli utensili e del mobilio delle case etrusche. Il vasto ambiente sepolcrale della Tomba dei Rilievi di Cerveteri, della seconda metà del IV secolo a.C. (18), offre uno straordinario esempio di abitazione dell’epoca: gli stucchi sulle pareti raffigurano arredi e utensili di ogni genere, dipinti con l’idea che il defunto potesse usarli nella sua vita ultraterrena.
Al periodo compreso tra il 630 e il 530 a.C. risalgono alcuni palazzi appartenenti ai principes etruschi, come quelli di Murlo (presso Siena) e di Acquarossa. Hanno una pianta quadrata, con ambienti che si affacciano su un ampio cortile interno circondato da porticati con colonne. Sul tetto del Palazzo di Murlo (19) erano poste delle statue acroteriali; terracotte architettoniche, in origine dipinte, decoravano l’esterno dei porticati con i temi cari alle classi d’élite: secondo un’ipotesi interpretativa rappresenterebbero l’assemblea di dèi e antenati, processioni matrimoniali, cavalieri e banchetti.

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La città

Come ricorda lo storico latino Varrone (I secolo a.C.), la fondazione delle città etrusche iniziava tracciando il sulcus primigenius, un solco effettuato nel terreno con una coppia di buoi bianchi che trainavano un aratro lungo il futuro perimetro delle mura. Dal rito dipendevano anche l’edificazione della cinta muraria, il numero di porte della città, l’ubicazione e l’orientamento dei templi e la dislocazione delle necropoli all’esterno dell’abitato.
L’impianto urbanistico seguiva in genere un ordine basato sull’incrocio perpendicolare dei due assi viari portanti, che poi i Romani avrebbero chiamato cardo e decumanus maximi. Una scrupolosa applicazione di questa struttura urbanistica si riscontra tuttavia solo nel caso di fondazioni ex novo, come Marzabotto (20) e Gonfienti (nei pressi di Prato), in cui la morfologia del terreno non era di impedimento. Più spesso, gli insediamenti si adattavano alla natura irregolare dei colli su cui sorgevano, anche tramite la realizzazione di terrazze artificiali.
Lo sviluppo delle città comportò il perfezionamento delle tecniche di costruzione delle mura. La tecnica isodoma (21) utilizzava blocchi di pietra regolari, quella poligonale impiegava pietre irregolari ma ben connesse tra loro. Tra le mura di cinta più imponenti vi sono quelle di Fiesole, Cortona, Roselle e Vetulonia. Le porte di ingresso alle città erano in origine architravate, cioè realizzate con una trave orizzontale che univa gli elementi portanti. Dal IV secolo a.C. gli ingressi assunsero un aspetto monumentale, con strutture ad arco semicircolare (a tutto sesto)  . Esempi significativi di arco etrusco sono quelli delle porte di Perugia (la Porta Marzia della metà del III secolo a.C. e l’Arco di Augusto della seconda metà del III secolo a.C.) e soprattutto della Porta all’Arco di Volterra (III-II secolo a.C.) (22), che meno di ogni altra ha subito rimaneggiamenti successivi.

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico