Le pitture rupestri

   1.  LA PREISTORIA >> L'arte preistorica

Le pitture rupestri

Le pitture rupestri europee del Paleolitico superiore sono concentrate nella Francia meridionale e in Spagna (zona definita da alcuni studiosi area franco-cantabrica o mediterranea). In Italia, per questo periodo, è noto solo il sito di Grotta Paglicci (Foggia).
In base alla datazione con il radiocarbonio, si ritiene che le pitture più antiche siano quelle della Grotta Chauvet (presso Vallon-Pont-d’Arc, nella regione francese dell’Ardèche), comprese tra 32 900 e 24 770 anni fa, a riprova della lunga frequentazione del sito. Ma l’arte rupestre continua per decine di migliaia di anni, come testimonia lo stupefacente repertorio presente nelle grotte di Lascaux, Niaux e Altamira, dove figure di animali, impronte di mani, segni geometrici e, più raramente, figure umane, sono stati datati, per le fasi più recenti, a 14 000 anni fa.

Cro-Magnon: i primi artisti europei

Nel Paleolitico superiore è presente in Europa una variante di Homo sapiens nota come uomo di  Cro-Magnon (dal sito di Cro-Magnon, presso Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil in Dordogna, Francia). La stessa variante, cui recenti studi sul DNA attribuiscono tratti somatici simili a quelli degli africani, è attestata anche in Italia (Grotta di Paglicci). Si tratta di cacciatori-raccoglitori abili nella caccia alla fauna delle steppe dell’Europa centro-meridionale, di cui conoscono a fondo le abitudini. I maschi Cro-Magnon sono alti 1,80 metri, hanno il mento prominente, la fronte spaziosa, braccia e gambe robuste; le femmine sono invece più minute. Come si presume dalle dimensioni di alcune impronte di mani dipinte sulle pareti rocciose, entrambi si dedicano a qualche forma di pratica artistica. 

Grotta Chauvet

II 18 dicembre 1994, Jean-Marie Chauvet, uno speleologo dilettante, sposta alcuni massi ed entra nella grotta che da lui prende oggi il nome. Chauvet assiste a uno spettacolo straordinario: sul pavimento si trovano resti di uomini e orsi, dal soffitto pendono enormi stalattiti, e sulle pareti si scorgono pitture di animali lunghi anche 5 metri, analoghe a quelle rinvenute poi in altri dodici ambienti lontani dall’entrata.
Il vasto ciclo pittorico della Grotta Chauvet, costituito da più di 400 figure di animali, offre notizie preziose su alcune specie della fauna preistorica. I Cro-Magnon, infatti, studiavano le prede nei loro dettagli anatomici e in tutte le stagioni. I bisonti e i rinoceronti lanosi sono ritratti nella muta estiva; i mammut (estinti oltre 11 000 anni fa) sono rappresentati con la tipica proboscide e corrispondono perfettamente ai reperti archeologici. L’abilità tecnica degli autori di queste figure è notevole: i branchi di leoni a caccia di bisonti già abbozzano un’idea di movimento (3), mentre le teste di cavalli sovrapposte fanno pensare a veri e propri studi pittorici (4).

Grotta di Lascaux

Scoperta nel 1940 e considerata il sito che conserva i più importanti capolavori dell’arte rupestre paleolitica, la Grotta di Lascaux contiene il celebre Cavallo colpito dalle frecce (5). Il profilo dell’animale è disegnato a carboncino, il mantello in ocra gialla, mentre il bianco del ventre, delle zampe e delle parti posteriori è ricavato direttamente dal colore chiaro della parete della grotta, senza applicazione di colore, impiegando cioè la tecnica della "figura risparmiata". Considerata la complessità di alcuni cicli pittorici, come quello della Sala dei tori, si ritiene che l’organizzazione del lavoro dovesse essere molto articolata, prevedendo, in alcuni casi, l’uso di impalcature per dipingere le zone più alte della grotta.

Grotta di Niaux

Nel 1864 viene scoperta in Francia la Grotta di Niaux. Le cavità erano già note, come dimostra una firma, datata 1662, incisa nella roccia, ma il primo a esplorarle è il geologo Félix Garrigou, che si addentra nei cunicoli e annota la presenza di alcuni disegni sulle pareti. La grotta, cui si accede attraverso un'arcata naturale alta 55 metri, si estende per oltre 2 chilometri di gallerie, frequentate, circa 14 000 anni fa, da coloro che decorarono la cosiddetta Sala nera (6-7). Alla sala, posta a 800 metri dall'ingresso, si arriva dopo un tragitto accidentato e buio, segnato da repentini restringimenti delle pareti. Le pitture di Niaux vengono identificate come espressione di arte paleolitica soltanto nel 1906, grazie all'intuizione di un visitatore che, nel disegnare la complessa pianta della grotta, riconosce la somiglianza di alcune figure rappresentate sulle pareti con pitture da poco scoperte nella regione francese della Dordogna e già identificate come paleolitiche.

  › pagina 16   

Grotta di Altamira

Anche il riconoscimento delle pitture di Altamira incontra delle difficoltà. Nel 1879 un archeologo dilettante s’imbatte nel ciclo pittorico della Grotta di Altamira (9), nella Cordigliera cantabrica (Spagna), ma le incisioni e le pitture non vengono considerate antiche a causa del loro eccezionale stato di conservazione e della loro qualità tecnica: le immagini di animali sono estremamente realistiche, i colori vivaci e stesi con sapienza, sfruttando sporgenze e imperfezioni delle pareti (8). Solo quindici anni dopo, grazie al confronto con ritrovamenti analoghi, viene definitivamente fugato ogni dubbio sulla loro autenticità. Da quel momento molti studiosi si dedicano all’analisi delle pitture in grotta e di quelle ancora visibili su massi esterni, più rare e deteriorate dalle intemperie.

FOCUS

LE TECNICHE PITTORICHE PRIMITIVE

Le pitture della Grotta Chauvet attestano l'uso di tecniche impiegate anche in altri siti. Dapprima l'artista incide o dipinge la linea di contorno della figura. Nel secondo caso, i contorni vengono tracciati con carboncino nero, ottenuto bruciando pezzi di legna, o con minerali (ossido di  manganese). All'interno della figura così ottenuta viene poi steso il colore, ricavato dall'ocra, con una sorta di pennello realizzato con peli di animali o penne di volatili; oppure, più semplicemente, si usano i polpastrelli delle dita, di cui sono state trovate numerose tracce. Per le impronte di mani, e talvolta di piedi,sono state identificate due tecniche differenti, a seconda che l'immagine risulti in positivo o in negativo. Nel primo caso, la mano imbrattata di pittura viene appoggiata sulla roccia, lasciando un'impronta; nel secondo l'effetto è ottenuto insufflando sulla mano, attraverso una cannula, i pigmenti gialli, rossi o neri. In alcuni casi i contorni sono anche riempiti con una tinta piatta e uniforme. I Cro-Magnon sfruttano spesso le imperfezioni della parete: sporgenze e fessure contribuiscono a dare una forma più verosimile alle figure, talvolta ricreando il senso del rilievo o dando un'idea di profondità dello spazio. Perfino i solchi rotondeggianti delle gocce d'acqua colate sulla roccia sono sfruttati per raffigurare gli occhi dell'animale.



Impronta di mano in negativo, 22 000-18 000 anni fa, pigmento nero. Grotta di Pech-Merle (Lot, Francia).

Dossier Arte - volume 1 
Dossier Arte - volume 1 
Dalla Preistoria al Gotico