moglie, sì gran pietà mi venne di quella cattivella,127 la quale egli, ogni volta che
bevuto avea troppo, conciava come Dio vel dica.»128
195 Disse allora il frate: «Or bene, tu mi di' che se' stato mercatante: ingannasti tu
mai persona così come fanno i mercatanti?»
«Gnaffé,»129 disse ser Ciappelletto «messer sì, ma io non so chi egli si fu:130 se
non che, uno avendomi recati denari che egli mi doveva dare di131 panno che io
gli avea venduto e io messigli in una mia cassa senza annoverare,132 ivi bene a un
200 mese133 trovai ch'egli erano quatro piccioli134 più che esser non doveano; per che,
non rivedendo colui e avendogli serbati bene uno anno135 per rendergliele, io gli
diedi per l'amor di Dio.»136
Disse il frate: «Cotesta fu piccola cosa, e facesti bene a farne quello che ne facesti.»
E, oltre a questo, il domandò il santo frate di molte altre cose, delle quali di
205 tutte rispose a questo modo; e volendo egli già procedere alla absoluzione, disse
ser Ciappelletto: «Messere, io ho ancora alcun137 peccato che io non v'ho detto.»
Il frate il domandò quale; e egli disse: «Io mi ricordo che io feci al fante138 mio,
un sabato dopo nona,139 spazzare la casa e non ebbi alla santa domenica quella
reverenza che io dovea.»
210 «Oh!» disse il frate «figliuol mio, cotesta è leggier cosa.»
«Non,» disse ser Ciappelletto «non dite leggier cosa, che la domenica è troppo
da onorare, però che in così fatto dì risuscitò da morte a vita il nostro Signore.»
Disse allora il frate: «O, altro hai tu fatto?»
«Messer sì,» rispose ser Ciappelletto «che io, non avvedendomene, sputai una
215 volta nella chiesa di Dio.»
Il frate cominciò a sorridere e disse: «Figliuol mio, cotesta non è cosa da curarsene:
noi, che siamo religiosi, tutto il dì vi sputiamo.»
Disse allora ser Ciappelletto: «E voi fate gran villania, per ciò che niuna cosa si
convien tener netta come il santo tempio, nel quale si rende sacrificio a Dio.»
220 E in brieve de' così fatti ne gli disse molti; e ultimamente cominciò a sospirare
e appresso a piagner forte, come colui che il sapeva troppo ben fare quando volea.
Disse il santo frate: «Figliuol mio, che hai tu?»
Rispose ser Ciappelletto: «Oimè, messere, ché un peccato m'è rimaso, del quale
io non mi confessai mai, sì gran vergogna ho di doverlo dire; e ogni volta che io
225 me ne ricordo piango come voi vedete, e parmi esser molto certo che Idio mai
non avrà misericordia di me per questo peccato.»
Allora il santo frate disse: «Va via,140 figliuolo, che è ciò che tu di'? Se tutti i
peccati che furon mai fatti da tutti gli uomini, o che si debbon fare141 da tutti gli
uomini mentre che il mondo durerà, fosser tutti in uno uom solo, e egli ne fosse
230 pentuto e contrito come io veggio te, si è tanta la benignità e la misericordia di
Dio, che, confessandogli egli, gliele perdonerebbe liberamente:142 e per ciò dillo
sicuramente.»