Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'autore: Giovanni Boccaccio

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I contenuti tematici

Come si trovò Boccaccio tornando a Firenze? L'ambiente fiorentino, rispetto a quello napoletano, è molto più angusto, meno vivace; la città è più piccola, dilaniata da lotte interne, lontana dalla grandiosità della corte angioina. Se Napoli aveva rappresentato il luogo dei piaceri e degli amori giovanili, Firenze assurge a simbolo di un richiamo alla realtà, al dovere e all'impegno dell'età matura. Scrive l'autore all'amico Niccolò Acciaiuoli nel 1341: «Dell'esser mio in Firenze contra piacere [contro voglia] niente vi scrivo, però che [poiché] piuttosto con lacrime che con inchiostro sarebbe da dimostrare». Insomma, nella casa paterna cresce la noia, ma Boccaccio trova conforto nell'attività letteraria.

Le due città – Napoli e Firenze – sono tratteggiate in forte chiaroscuro, l'una contrapposta all'altra. La città campana è un luogo grazioso (v. 66), dove si praticano e si coltivano i valori più alti e piacevoli (vv. 67 e ss.: biltà, gentilezza, valore ecc.), insieme all'esperienza amorosa (amore, v. 69). La città toscana, invece, è un luogo triste e freddo, come lo è la casa paterna dello scrittore. A tal punto che il ricordo dei giorni felici nella città partenopea acuisce l'amarezza della condizione presente.

Le scelte stilistiche

La figura retorica che domina il brano è quella dell'antitesi tra il "qui" (Napoli, che l'autore ha lasciato) e il "lì" (Firenze, dove si è trasferito). In realtà, a rigore di logica, gli avverbi di luogo dovrebbero essere tra loro invertiti: visto che ormai Boccaccio è a Firenze, tale città dovrebbe essere indicata con "qui" e viceversa Napoli, ormai lontana, con "lì". Si tratta, con tutta probabilità, di un espediente stilistico: lo scrittore vorrebbe essere ancora a Napoli, tanto da indicare quella città con un avverbio che esprime vicinanza (Quivi, vv. 67, 70 e 71); e non vorrebbe proprio trovarsi a Firenze, al punto da riferirsi alla città toscana con un avverbio che significa lontananza (Lì, v. 76).

L'autore dipinge il padre come un vecchio freddo, ruvido e avaro (v. 80). Forse freddezza e ruvidezza erano davvero tratti caratteriali di Boccaccino di Chellino; quanto all'avarizia, possiamo pensare che il fallimento della compagnia dei Bardi avesse determinato una situazione di ristrettezze economiche, per cui la famiglia era costretta a una gestione molto oculata del patrimonio. Ma sembra di cogliere, in questo ritratto negativo del padre, anche un riferimento a un topos ampiamente presente nella vivace tradizione della poesia comico-realistica (si pensi a Cecco Angiolieri), che di certo Boccaccio non ignorava. 

      Verso le competenze

COMPRENDERE

Rintraccia nel testo ed esponi succintamente le ragioni per le quali Boccaccio non ama Firenze.

ANALIZZARE

Al v. 70 (disio movente omo a salute) omo è 
  •     soggetto.
  •     complemento oggetto.
  •     complemento di moto a luogo.
  •   D   complemento di moto per luogo. 

3 Ai vv. 70-71 (quivi disio movente omo a salute, / quivi tanto di bene e d’allegrezza) quale figura retorica riconosci? Quale funzione ha?

INTERPRETARE

4 Per il modo in cui viene presentata nel testo, che cosa simboleggia la figura paterna?

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Dalle origini al Trecento