Il Trecento – L'autore: Francesco Petrarca

LABORATORIO verso l'esame

 TIPOLOGIA A  
 analisi del testo  

S’Amore o Morte non dà qualche stroppio

Canzoniere, 40

       S’Amore o Morte non dà qualche stroppio
       a la tela novella ch’ora ordisco,
       et s’io mi svolvo dal tenace visco,
4    mentre che l’un coll’altro vero accoppio,

       i’ farò forse un mio lavor sì doppio
       tra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco,
       che, paventosamente a dirlo ardisco,
8    infin a Roma n’udirai lo scoppio.

       Ma però che mi mancha a fornir l’opra
       alquanto de le fila benedette
11  ch’avanzaro a quel mio dilecto padre,

       perché tien’ verso me le man’ sì strette,
       contra tua usanza? I’ prego che tu l’opra,
14  e vedrai rïuscir cose leggiadre.

COMPRENSIONE

1 Fai la parafrasi del testo.


2 A che cosa allude l’espressione tenace visco (v. 3)?


3 A che cosa si riferisce la frase vedrai rïuscir cose leggiadre (v. 14)?

ANALISI

4 Di che tipo di componimento si tratta? Fornisci lo schema delle rime.


5 Nei versi iniziali del testo è presente una metafora legata al mondo materiale: quale? E perché è stata scelta?


6 Quale funzione sintattica svolge la frase paventosamente a dirlo ardisco (v. 7)? In essa c’è una figura retorica: quale?


7 Fai l’analisi del periodo del testo.

INTERPRETAZIONE COMPLESSIVA E APPROFONDIMENTI

8 Nel testo è presente il motivo dell’amicizia. Spiega qual è la sua importanza nell’opera complessiva, in latino e in volgare, di Petrarca.


9 Quali altri temi petrarcheschi ritrovi nel testo?


10 In base alle tue conoscenze, ritieni questa poesia esemplare, dal punto di vista tematico e linguistico, del Canzoniere? Motiva la tua risposta.

 >> pag. 460 
 TIPOLOGIA B  
 saggio breve  

ARGOMENTO

LA SCOPERTA DELLA SOGGETTIVITÀ

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.

Documento 1

Un esempio di introspezione del proprio animo.


Meraviglia e stupore mi prendevano quando ripensavo al lungo periodo di tempo
trascorso dopo quel diciannovesimo anno della mia vita in cui ero stato preso d’amore
per la sapienza, risoluto ad abbandonare, se l’avessi trovata, ogni futile speranza
di vani ideali e ogni menzognera pazzia. Ed ecco che ormai avevo raggiunto
5 i trent’anni, impegolato in quello stesso fango per la bramosia di godere le gioie
del momento, fuggitive e dissolventi. E dicevo: «Domani troverò quello che cerco,
tutto mi riuscirà chiaro e io vi aderirò tenacemente […]. Ma perisca pur tutto: si
lascino codeste vanità, codeste inezie: consacriamoci solo alla ricerca della verità.
Miseranda la vita; l’ora della morte incerta: se sopravvenga improvvisa, come mi
10 troverò al momento di andarmene? Dove imparerò quello che ho tralasciato di
imparare qui? O dovrò invece subire il castigo di questa negligenza? E se la morte
troncasse e ponesse una fine a ogni affanno insieme con la vita materiale? Pur qui
deve indirizzarsi la ricerca […]». Tra questi ragionamenti e tra il variar dei venti
che sballottavano or qua or là il mio cuore, gli anni passavano e io indugiavo a
15 «convertirmi al Signore, rimandando di giorno in giorno il mio vivere in Te» e non
rimandando la mia morte quotidiana in me stesso: innamorato della felicità della
vita, avevo paura di cercarla là dov’era, la cercavo e la fuggivo.


Sant’Agostino, Le confessioni, VI, 11, Rizzoli, Milano 2008

Documento 2

Si descrive la sensibilità diffusa nel Medioevo.


A differenza di altre epoche letterarie, il Medioevo, sia quello latino che quello volgare,
non esalta la soggettività (per molti aspetti nemmeno la soggettività formale:
quella che noi chiamiamo l’originalità). Il poeta che dice io fa quindi riferimento
alla sua esperienza soggettiva solo in quanto esperienza generalizzabile, significativa
5 per il pubblico e in cui ciascuno può riconoscersi, in positivo o in negativo.
Questo porta ovviamente alla svalutazione degli elementi biografici e scoraggia
un’eccessiva caratterizzazione della stessa vicenda amorosa.


Costanzo Di Girolamo, I trovatori, Bollati Boringhieri, Torino 1989

Documento 3

L’“io” poetico di Cavalcanti.


       Vedete ch’i’ son un che vo piangendo
       e dimostrando il giudicio d’Amore,
       e già non trovo sì pietoso core
4    che, me guardando, una volta sospiri.


Guido Cavalcanti, Vedete ch’i’ son un che vo piangendo, vv. 1-4

 >> pag. 461 

Documento 4

L’“io” poetico di Dante.


       […] «I’ mi son un che, quando
       Amor mi spira, noto, e a quel modo
54  ch’e’ ditta dentro vo significando».


Dante Alighieri, Purgatorio, XXIV, 52-54

Documento 5

L’“io” poetico di Petrarca.


       Io amai sempre, et amo forte ancòra
       e son per amar più di giorno in giorno
       quel dolce loco, ove piangendo torno
4    spesse fiate, quando Amor m’accora.


Francesco Petrarca, Canzoniere, 85, vv. 1-4

Documento 6

[…] anche in Petrarca si trova l’uso delle tecniche aspre e complesse caratteristiche
della scrittura dantesca, ma trasferite ad altre funzioni, trasferite, per intenderci,
dall’oggettività espansiva di Dante alla soggettività inclusiva di Petrarca. […] potremmo
dire che l’io dantesco va contro, verso le cose. Viceversa in Petrarca le cose
5 vengono tutte portate nell’io e rese assolute dentro la coscienza. Per questo nel
caso di Dante possiamo parlare in senso lato di realismo forse anche metafisico,
e invece nel caso di Petrarca dobbiamo parlare di emblematismo realistico, cioè i
realia [gli elementi della realtà] servono per diventare degli oggetti-simbolo.


Ezio Raimondi, Le metamorfosi della parola. Da Dante a Montale, Bruno Mondadori, Milano 2004

Guida alla stesura

  • Leggi attentamente tutti i documenti, sottolineando le parole e i passaggi più significativi.
  • Fai una breve sintesi di ogni documento: sant’Agostino dà grande importanza alla soggettività (doc. 1); il Medioevo non ama la soggettività (doc. 2); la soggettività di Cavalcanti si esprime con il pianto (doc. 3); quella di Dante si affida alle parole (doc. 4); quella di Petrarca è molto emotiva (doc. 5); confronto tra Dante e Petrarca: Dante privilegia il realismo, Petrarca il proprio “io” (doc. 6). In questo modo avrai un’idea complessiva dell’argomento da trattare.
  • Individua le parole chiave presenti in ogni doc. e collegale in una serie di temi analoghi: breve storia della soggettività, dalla tarda antichità al Medioevo (docc. 1, 2); una nuova idea di soggettività nasce con lo Stilnovo e prosegue con Dante e Petrarca (docc. 3-5); l’amore come tema principale della soggettività in Cavalcanti, Dante e Petrarca (docc. 3-5) ecc.
  • Individua i punti di contatto e quelli di divergenza tra i diversi temi. Mettili a confronto, spiega come si sono sviluppati, modificati, e perché. Per esempio, particolarmente importanti sono l’analisi e il confronto dei versi danteschi e petrarcheschi (docc. 4, 5), con il supporto dei brani della critica (docc. 2, 6).
  • Argomenta sempre ogni tua affermazione. Per esempio: “Il poeta medioevale non esalta la soggettività, perché la sua esperienza deve essere generale, universale”.
  • Cita sempre il testo di cui parli.
  • Ricorri a un linguaggio preciso e, dove necessario, tecnico. Per esempio, parlerai di “sonetto” per il testo del doc. 5; di “poetica” per il pensiero di Dante del doc. 4 ecc.

Al cuore della letteratura - volume 1
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Dalle origini al Trecento