Prassitele, scultore vissuto nel IV secolo a.C., è chiamato anche il “maestro della grazia” perché preferisce ritrarre figure di donne o di adolescenti che, rispetto ai corpi maschili degli atleti, permettono di realizzare statue dalle curve più sinuose e dalle forme più tondeggianti. Per questo Prassitele usa spesso il marmo, più adatto del bronzo a rendere la morbidezza della figura, mentre il metallo dà più risalto ai dettagli della muscolatura.
Il grande scultore ritrae i suoi soggetti in situazioni quotidiane, semplici; sia i gesti sia le espressioni dei volti esprimono dolcezza e serenità.
IL DIO E LA LUCERTOLA
Prassitele rappresenta Apollo ancora adolescente mentre, appoggiato a un albero, mostra la chiara intenzione di uccidere la lucertola che vi si sta arrampicando (Sauroctòno significa infatti “che uccide una lucertola”). Apollo non appare come un dio maestoso e distaccato, ma molto umano, anche grazie alla scelta del momento in cui è colto: quello di un gioco infantile.