I Fauves e la pittura “selvaggia”

I Fauves e la pittura “selvaggia”

In Francia nasce il primo movimento espressionista, che interpreta la realtà con colori accesi e “frantumati”



Due amici pittori Henri Matisse (1869-1954) e André Derain (1880-1954), si ritrovano nel luglio del 1905 a Collioure, cittadina di mare francese, per sperimentare un nuovo stile di pittura e sostenersi a vicenda in una stagione di profondo rinnovamento. Inizia così l’esperienza delle “fiere selvagge”, le “belve”, cioè i Fauves, come li chiamerà pochi mesi dopo il critico Louis Vauxcelles, scandalizzato per i dipinti che Matisse, Derain e altri artisti presentano al Salon d’Automne, la più grande esposizione d’arte parigina. Vauxcelles disprezzava i loro colori accesi e le deformazioni di oggetti e figure, che rendono paesaggi e ritratti simili agli sgorbi colorati appesi alle pareti delle “camerette dei bambini”. Questi artisti usano il metodo della divisione dei colori, come i puntinisti (vedi a pagina 366), ma in maniera libera, non più scientifica; le forme sono volutamente prive di armonia e ogni idea di prospettiva è assente, perché ciò che importa ai Fauves è potersi esprimere liberamente, attraverso la forza del colore, e rappresentare il mondo che amano di più, quello della Francia preindustriale e mediterranea. Presto Matisse e Derain passeranno a sperimentare altre tecniche e altri temi, ma l’esperienza fauve rappresenta, nel nuovo secolo, il primo segno di rottura perfino con le grandi innovazioni della fine dell’Ottocento..

I colori del Mediterraneo

Fra le opere più criticate al Salon parigino del 1905 per le sue forme distorte e i colori accesi e irreali c’è questa tela di Matisse, che ci appare oggi come uno degli esiti più straordinari di quella che fu la memorabile “estate fauve”. L’incanto del mare e del paesaggio mediterraneo, tanto amato dal pittore, si svela semplicemente aprendo una finestra sul porto.

Arte Attiva 
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