Courbet, padre del Realismo

Courbet, padre del Realismo

In nome di un’arte “viva”, Courbet porta la realtà quotidiana nei suoi quadri, scandalizzando la critica e il pubblico

Nel 1855, all’Esposizione Universale di Parigi, la giuria rifiuta di esporre una tela di Gustave Courbet (1819-1877, nel riquadro) che raffigura l’atelier dell’artista, perché la ritiene contraria alla tradizione dell’arte “ufficiale”. Il rivoluzionario artista, amico di filosofi e di poeti innovativi come Charles Baudelaire, si era già distinto per l’anticonformismo della sua pittura, individualista e soggettiva. Affitta allora un padiglione lì vicino ed espone quel dipinto con altre sue opere. Il testo di accompagnamento si intitola Manifesto del Realismo e recita: “Essere in grado di tradurre i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca, secondo il mio modo di vedere; essere non solo un pittore, ma un uomo; in una parola, fare dell’arte viva”. Le convinzioni di Courbet sono in sintonia con il senso civico, maturato da molti artisti in quegli anni, di fronte alle rivolte popolari, e anche con le idee che in tutta Europa già da tempo vedono la pittura come il “frammento di uno specchio” nel quale la gente comune può riconoscersi.
Si sviluppa così la pittura realista, fatta di scene semplici, del lavoro nei campi, di nimali nei boschi, di nudi, talvolta anche sgradevoli ma sempre fedeli alla realtà. I colori sono spessi, dati a larghe spatolate, non più nitidi e “puri”, e le inquadrature rompono gli schemi classici della tradizione.

Sul bordo della fossa

La tela di grandi dimensioni, in genere riservata ai soggetti mitologici o di storia della pittura “ufficiale”, viene scelta da Courbet per rappresentare un funerale a Ornans, suo paese natale, un episodio senza alcun rilievo. Questa scelta scandalizza il pubblico e la critica, che condannano anche il realismo con cui Courbet raffigura le fisionomie rozze e “brutte” della gente di campagna, ritratta a grandezza naturale. Per capire il carattere rivoluzionario della tela di Courbet, con la fossa in primo piano che “esce” dal quadro, basti pensare che il critico e scrittore francese Jules Champfleury la definì “il primo colpo di cannone” che annunciava il sovvertimento dell’arte. Non stupisce che l’opera sia stata difesa anche da un artista innovativo come Eugène Delacroix.


Arte Attiva 
Arte Attiva 
Storia dell'Arte - Osservare Leggere Confrontare