Dalla màstaba alla piramide

Dalla màstaba alla piramide

Dentro tombe monumentali e grandiose, costruite per sfidare il tempo, riposa l’anima immortale del faraone

All'inizio della terza dinastia, nell’Antico Regno, la tomba del sovrano è una màstaba, un edificio di mattoni crudi, a forma di piramide tronca con la base rettangolare e le pareti lievemente inclinate. Dalla màstaba deriva uno degli edifici più celebri dell’antico Egitto: la piramide. Le prime piramidi, infatti, realizzate in pietra, sono a gradoni, costituite da una serie di màstabe soprammesse in modo da formare una sorta di scala che permettesse al sovrano di salire al cielo. In esse, dunque, vediamo concretizzato un concetto fondamentale della religione egizia: quello dell’immortalità del faraone. Da questa forma più antica ha origine la piramide “perfetta”: un solido geometrico a spigoli vivi, con una base quadrata e quattro facce laterali a triangolo con un vertice in comune. Se la piramide a gradoni era una forma aperta al paesaggio circostante, la piramide perfetta è un edificio che sembra invece chiudersi in se stesso.

Una scala per il cielo

A Saqqara, per il complesso funerario del faraone Djoser, secondo sovrano della terza dinastia, l’architetto Imhotep adotta nuove tecniche edilizie rispetto alla màstaba e realizza la prima piramide a gradoni: alta 60 metri, era visibile anche oltre le mura che la circondavano. Costruita sovrapponendo una sull’altra ben sei màstabe, è fatta esclusivamente in pietra, un calcare bianco proveniente da cave vicine: nella storia dell’architettura egizia, è la prima volta che accade; ogni elemento architettonico e decorativo è in pietra, comprese le pareti curve e le porte. Il colore chiaro del calcare faceva somigliare il complesso di Djoser a una città in miniatura, in particolare doveva ricordare Menfi, la “città dalle mura bianche”, allora capitale dell’Antico Regno.

Un simbolo per l’eternità

Le piramidi di Micerino, Chefren e Cheope, riprodotte qui sopra, sono l’esempio più famoso di piramidi “perfette”. Esse celebrano lo splendore di Amon Ra, il dio-Sole, rifrangendone la luce con le loro pareti dritte e chiare. All’epoca, il Sole è la divinità principale, di cui il faraone è considerato figlio, adorato da sacerdoti e popolo. Uno dei motivi che hanno portato alla creazione di questi enormi edifici è probabilmente il desiderio di attribuire loro un preciso valore simbolico: la piramide rappresenterebbe un raggio di sole pietrificato nel momento in cui spunta tra le nubi dell’orizzonte.
Al loro interno, le piramidi celavano lunghi corridoi e gallerie che portavano alle camere funerarie. Nella piramide di Cheope la stanza del faraone doveva essere costruita inizialmente nei sotterranei, ma fu poi realizzata in cima alla grande galleria. Al di sopra, cinque stanze vuote scaricano l’enorme peso delle pietre che si trovano sulla sommità della piramide. L’ingresso ha tre grandi lastre scorrevoli di granito, materiale che copre anche il soffitto della galleria.


Tecniche misteriose

Le tecniche usate per costruire le piramidi restano un mistero. Davvero non si capisce come la sola forza umana abbia potuto costruire una base quadrata di oltre 200 metri di lato, una superficie perfettamente regolare e una precisa messa in opera di pietre così pesanti. Si pensa che venisse preparata una rampa di mattoni crudi intorno al corpo della piramide, e che su quella si facessero salire i blocchi di pietra calcarea. Gli operai non erano schiavi, ma persone specializzate e ben pagate, che abitavano in case di mattoni vicine al cantiere.

Operai egizi costruiscono mattoni, illustrazione tratta dalla tomba tebana del visir Rekhmira (XVIII dinastia).

Il tempio, casa della divinità

Se la piramide è la casa eterna del faraone, il tempio è la dimora della divinità. La sua struttura è sibolica, e richiama quella dell’universo: da un viale con colonne colossali, a forma di loto (lotiformi) o di papiro, e sfingi, cioè figure mitologiche con il corpo di leone e il volto umano, si giunge a un atrio luminoso, a cielo aperto, oltre il quale possono passare solo i dignitari. All’interno del tempio, la luce filtra solo da un buco nel soffitto, che simboleggia il cielo. Al centro, la cella dove alloggia la statua del dio è al buio.

L’enigma della Sfinge

Da millenni una bellissima, enigmatica figura, metà uomo e metà leone, sta di guardia alle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino: è la Sfinge di Giza, la più imponente scultura in pietra mai realizzata, che custodisce ancora misteri irrisolti. Pare sia stata costruita attorno al 2500 a.C., al tempo del faraone Chefren (2520-2494 a.C.), ma c’è chi la ritiene più antica. Recenti scavi archeologici hanno confermato che nei sotterranei sotto la statua ci sono alcune stanze, ma non sappiamo a che cosa servissero.

Arte Attiva 
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