ZOOM: Un giardino simbolico

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Un giardino simbolico

Botticelli ha lavorato per i Medici, di cui era amico, ma anche per privati ed ecclesiastici, fra cui il papa Sisto IV. Uno dei suoi quadri più famosi è La Primavera, dipinta probabilmente per le nozze di Lorenzo di Pierfrancesco, cugino di Lorenzo il Magnifico. I personaggi mitologici sembrano tratti da una favola antica ambientata in un mondo astratto e fiorito, ma il significato che celano è ancora oscuro: certo è l’opera più colta e misteriosa del Quattrocento.

Autore Sandro Botticelli
Opera LA PRIMAVERA
Data 1483 circa
Tecnica Tempera su tavola
Misure 203 x 314 cm
Luogo Firenze, Galleria degli Uffizi


Il boschetto è ornato da alberi di aranci, con fiori e frutti assieme: fenomeno che di solito non si verifica in natura. I fiori di arancio sono simbolo del matrimonio.

Il giovane con cappello da viandante, spada e calzari alati dissipa le nuvole col caduceo, il bastone simbolo di Mercurio, il messaggero degli dei portatore di concordia.

I piedi di tutte le figure poggiano così lievemente sul prato fiorito da sembrare quasi sospesi. infatti non lasciano traccia sull'erba.

Le tre giovani vestite di tuniche leggere e trasparenti sono le tre Grazie: le loro pose derivano da rilievi antichi.

I fiori disseminati nel prato appartengono a quasi duecento specie diverse. In gran parte fioriscono in primavera sui colli di Firenze, e Botticelli deve averli studiati dal vero.

Cupido, il dio bendato dell’Amore, sta per lanciare una freccia verso le Grazie.

La figura centrale potrebbe essere Venere, e questo il suo giardino.

Flora, dea romana e italica della fioritura intesa poi come Primavera, sparge rose dal grembo e indossa un leggiadro vestito ricamato di fiori. Sulla testa mostra una delicata corona di fiori di campo, secondo la moda delle giovani fiorentine del Quattrocento. Un’altra corona fiorita le cinge il collo.

Nel giardino dei fiori e dell'amore tutti i personaggi sono vestiti all’antica, cioè come Romani o i Greci.

La dea greca Clori è inseguita da Zefiro mentre dalla sua bocca sbocciano fiordalisi e altri fiori.

Il linguaggio dell'opera

Le interpretazioni del dipinto sono moltissime e ancora nessuna convince del tutto. Qualunque sia il reale significato simbolico, il quadro resta la più alta espressione dell’ideale ritorno all’età classica nella Firenze di fine Quattrocento. Per quanto riguarda la composizione, a Botticelli non interessa un’ambientazione spaziale realistica e rigorosamente prospettica: le sue figure fluttuano nel prato come se emergessero dal fondo di un arazzo. Quello che preme al pittore è rendere l’atmosfera di una favola antica: per questo è ricorso a uno stile di grande purezza delle forme, che rievoca gli ideali di bellezza dell’arte greca e romana.

Arte Attiva 
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