DOSSIER AMBIENTE 

Le politiche ambientali

Sotto la spinta di un'opinione pubblica sempre più consapevole e attenta alle problematiche ambientali, l'Unione Europea ha mostrato fin dall'inizio una certa attenzione verso un impiego adeguato delle risorse e verso la tutela dell'ambiente naturale: in altre parole, verso la sostenibilità ambientale delle proprie scelte politiche. Nelle varie conferenze mondiali sul tema dell'ambiente sono stati infatti proprio i Paesi europei a farsi promotori dell'adozione di misure concrete a breve-medio termine.

IL PROTOCOLLO DI KYOTO

Il Protocollo di Kyoto prende il nome dalla città giapponese in cui fu sottoscritto e ha rappresentato il tentativo della comunità internazionale di affrontare in modo efficiente il problema del riscaldamento del pianeta. È stato infatti, finora, l'unico documento che contenesse obiettivi precisi e vincolanti di riduzione delle emissioni inquinanti responsabili del riscaldamento globale: per il periodo 2008-2012 l'obiettivo era ridurre il totale delle emissioni di gas serra, cioè CO2, metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi ecc., di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990.
Dopo lunghi lavori preparatori, il Protocollo fu firmato l'11 dicembre 1997 a Kyoto, in Giappone, dalla grande maggioranza dei Paesi industrializzati. La sua entrata in vigore risale però a diversi anni dopo, il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia. Purtroppo tra i firmatari mancarono all'appello, oltre ai piccoli Stati del Liechtenstein e del Principato di Monaco, due "giganti" come Australia e Stati Uniti. Rimase poi aperto anche il problema dei grandi Paesi in rapida ascesa sulla scena economica mondiale, come Cina, India e Brasile, per i quali non erano stati fissati limiti alle emissioni.

L'UE e il Protocollo di Kyoto

Con la ratifica del Protocollo di Kyoto, il 31 maggio 2002, l'UE si impegnò a ridurre le proprie emissioni di gas serra dell'8% nel periodo 2008-2012, secondo un piano che prevedeva una "quota di riduzione" diversa da Paese a Paese; per l'Italia era del 6,5%. Tutti i 12 Paesi che sono entrati per ultimi a far parte dell'Unione hanno ratificato il Protocollo, definendo i loro obiettivi di riduzione tra il 6% e l'8%.
Dal 2001 le emissioni inquinanti all'interno dell'UE tornarono a crescere, ma negli anni successivi ci fu una nuova, forte riduzione, dovuta all'uso crescente delle fonti energetiche rinnovabili, ma anche agli effetti della crisi economica, che ha ridotto la produzione industriale e i consumi, e ha di conseguenza determinato un calo della domanda di energia.
Le statistiche più recenti indicano che l'Europa nel suo complesso ha centrato gli obiettivi di Kyoto, con una riduzione complessiva delle emissioni del 14% circa, anche se le differenze tra i risultati ottenuti dai singoli Paesi membri sono state molto marcate.

Un’Europa sempre più calda

Secondo uno studio della Commissione Europea del 2007 gli effetti del riscaldamento globale potrebbero comportare entro il 2100 un innalzamento della temperatura media in Europa di 2,2 o addirittura di 3 °C. Tra le conseguenze più vistose, registrabili anche in altre parti del mondo, ci sarà l'intensificarsi di eventi meteorologici estremi (alluvioni, siccità); a una maggiore abbondanza d'acqua nel Nord Europa faranno riscontro siccità sempre più frequenti e una riduzione della fertilità dei suoli nel Sud. La vegetazione tipica del Mediterraneo potrebbe spostarsi verso il centro Europa, mentre le foreste di conifere potrebbero prendere il posto della tundra che ora occupa la fascia a ridosso del Circolo Polare Artico. Per affrontare questo problema, l'UE ha creato nel 2010 la Direzione generale per l'azione per il clima.



I programmi d’azione comunitari

Sin dagli anni ’70 del Novecento, l’Unione Europea si è dotata di “programmi d’azione per l’ambiente” che di volta in volta hanno definito i campi d’intervento delle sue azioni politiche. Nei programmi più recenti, tra gli ambiti principali possono essere indicati: 

protezione degli habitat naturali, della fauna e della flora selvatiche e lotta per la tutela della biodiversità

• prevenzione e soluzione dei problemi legati all’inquinamento e alla sua incidenza sulla salute pubblica; 

tutela delle risorse naturali e gestione dei rifiuti; 

lotta alla desertificazione e alla deforestazione

L’UE affronta queste problematiche emanando norme ambientali e incentivando modalità di lavoro e tecnologie più pulite ed ecocompatibili.

Le amministrazioni cittadine europee hanno adottato diverse strategie per cercare di ridurre l'inquinamento urbano: potenziare la rete di trasporti pubblici, incentivare l'uso della bicicletta attraverso la realizzazione di piste ciclabili, favorire il car sharing (l'auto in "condivisione"). Alcune grandi metropoli come Londra e Stoccolma, inoltre, hanno introdotto una tassa sul traffico; anche Milano ne ha seguito l'esempio, introducendo in via sperimentale una tassa per l'ingresso dei veicoli nel centro cittadino.


Secondo le direttive dell'UE, ogni volta che un nuovo prodotto o una nuova tecnologia vengono immessi nel circuito commerciale devono avere una speciale autorizzazione che attesti la loro compatibilità con la sicurezza delle persone e il rispetto dell'ambiente: il marchio CE (Conformité Européenne) certifica che un prodotto risponde alle specifiche direttive comunitarie a esso applicabili e garantisce ai consumatori la sicurezza d'uso.


Studio e imparo

1 Che cosa si intende per sostenibilità ambientale?
2 Qual era l'obiettivo del Protocollo di Kyoto?
3 Quale bilancio si può fare in merito all'impegno dell'UE rispetto al Protocollo di Kyoto?
4 Quali altri obiettivi si è posta l'UE a livello ambientale?
5 Che cosa sono i "programmi d'azione per l'ambiente"?

Geo Touring - volume 2
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Gli Stati d’Europa