DOSSIER 

In mezzo al mare, in cerca dell'oro nero

Pensate di dover lavorare, mangiare e dormire, per settimane e insieme ad altre decine di persone, su una superficie grande più o meno come quella di un campo da calcio, sospesa a decine di metri d'altezza sopra un mare in tempesta. È questa la vita degli operai che lavorano sulle piattaforme petrolifere. Si tratta di gigantesche strutture di metallo che contengono i macchinari necessari per perforare il fondo del mare ed estrarre, tramite lunghissimi tubi, il petrolio che si trova nel sottosuolo, a centinaia o migliaia di metri di profondità. Alcune piattaforme sono galleggianti, altre sono ancorate al fondo dell'oceano grazie a gigantesche colonne di cemento. Le piattaforme fisse sono molto diffuse nelle gelide acque del Mare del Nord, tra Gran Bretagna e Norvegia. Qui l'utilizzo dei giacimenti è strettamente regolamentato, suddiviso tra i cinque Paesi che hanno diritto allo sfruttamento: Regno Unito, Norvegia, Germania, Danimarca e Paesi Bassi. I primi giacimenti del Mare del Nord sono stati scoperti negli anni '60 del secolo scorso, e la prima piattaforma cominciò a essere operativa nel 1975, ma i costi di estrazione erano (e sono tuttora) molto alti, a causa delle difficili condizioni meteorologiche dell'area. L'attività di estrazione cominciò a essere veramente produttiva solo a partire dagli anni '80, con il rialzo del prezzo del petrolio e l'utilizzo di tecniche e materiali di ultima generazione per la costruzione delle piattaforme.
Un'altra zona molto ricca di giacimenti petroliferi sottomarini, e di conseguenza di piattaforme, è il Mare d'Irlanda, tra Irlanda e Gran Bretagna. La scoperta di importanti depositi di idrocarburi formatisi durante l'Era Mesozoica (quella che ha visto la nascita dei dinosauri) ha portato all'installazione di numerose piattaforme che fanno riferimento a una compagnia con base a Liverpool. Attualmente una parte consistente del petrolio consumato nel Regno Unito è assicurata dall'estrazione sulle piattaforme petrolifere di circa un milione di barili al giorno (il barile è l'unità di misura standard per calcolare la quantità di petrolio, e corrisponde a circa 159 litri).
Il lavoro sulle piattaforme è molto duro: gli operai possono ritrovarsi a svolgere mansioni di manutenzione e saldatura sospesi con delle corde sopra il mare in burrasca. Lavorare per troppo tempo in simili condizioni è molto stressante: per questo gli operai sono sempre sotto controllo anche da un punto di vista psicologico, e per ogni periodo che passano sulle piattaforme ne trascorrono uno quasi altrettanto lungo di riposo. Recentemente, i progressi tecnologici hanno permesso di realizzare piattaforme senza equipaggio, ma finora sono state utilizzate solo nelle aree con le acque più basse e meno perturbate. Niente a che vedere con il tempestoso Mare del Nord, dove la presenza dei coraggiosi operai è ancora oggi fondamentale.

Geo Touring - volume 2
Geo Touring - volume 2
Gli Stati d’Europa