DOSSIER

Lo storico passaggio alle energie “verdi”

All'inizio della Rivoluzione Industriale (fine XVIII secolo) l'unico materiale utilizzato per produrre energia e per alimentare i macchinari delle nascenti fabbriche era il carbone. Non è quindi un caso che i primi Paesi a sviluppare un sistema industriale furono quelli che possedevano vasti giacimenti di questa preziosa risorsa: il Regno Unito, il Belgio e la Germania. Di queste nazioni, la Germania è quella che ancora oggi utilizza maggiormente il carbone per produrre elettricità (circa il 40% del fabbisogno nazionale), perché è considerato economico e non ha spese di importazione come il petrolio.
Il problema principale legato all'uso del carbone è però di tipo ambientale, dato che si tratta di un combustibile molto inquinante, che rilascia nell'atmosfera fumi e scorie nocive. Tra queste c'è l'anidride solforosa, la principale responsabile delle piogge acide che provocano gravi danni alle foreste tedesche. Per questo, negli ultimi anni, il Governo tedesco si è impegnato a ridurre l'energia prodotta dal carbone e ad aumentare quella derivata dalle cosiddette fonti rinnovabili e non inquinanti, come l'energia eolica, ovvero del vento, e quella solare (nella foto, una distesa di impianti fotovoltaici in Baviera). Per raggiungere questi obiettivi è stato varato nel 2010 un ambizioso programma di riconversione energetica volto a sviluppare il settore delle energie "pulite", con l'intento di espanderlo fino a soddisfare l'80% del fabbisogno energetico nazionale entro il 2050. Si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere, ma il tasso di crescita dell'energia prodotta con fonti rinnovabili riscontrato negli ultimi anni fa ben sperare: nel 2011 la quota coperta dalle fonti rinnovabili ha raggiunto il 20%, un risultato notevole se si pensa che nel 2000 si era solo al 6%. Inoltre, la politica energetica tedesca prevede, in seguito a una delibera del Governo del 2000, il progressivo smantellamento di tutte le centrali nucleari presenti sul territorio entro il 2022, decisione che, dopo una iniziale marcia indietro, è stata ribadita nel 2011 alla luce delle conseguenze del grave incidente avvenuto nella centrale nucleare giapponese di Fukushima, provocato dal terremoto dell'11 marzo 2011. Come conseguenza di queste decisioni, negli ultimi anni in Germania si è registrata una notevole accelerazione della ricerca e dello sviluppo nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, e ora il Paese è all'avanguardia in questo settore. La Germania è infatti il primo Stato al mondo per quanto riguarda la produzione di energia eolica, con oltre 20.000 turbine, installate soprattutto nelle zone costiere del Mare del Nord e del Mar Baltico. Attualmente l'energia eolica copre il 9% del fabbisogno energetico nazionale, un risultato veramente notevole. La Germania è al primo posto anche nella produzione di energia solare basata su impianti fotovoltaici, ed è arrivata a produrre, in alcune giornate del 2012, energia pari a quella generata da venti centrali nucleari. Il tema dell'energia solare ha stimolato anche scienziati e architetti tedeschi, che negli ultimi anni hanno progettato edifici e tecnologie "sostenibili". Un esempio è il quartiere di Vauban, alla periferia di Friburgo, costruito dal nulla nel 2001 sull'area dismessa di una base militare francese.

Geo Touring - volume 2
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Gli Stati d’Europa