DALLA SORGENTE ALLA FOCE: IL PERCORSO DEL FIUME
Il luogo in cui nasce un fiume, cioè quello in cui un rivolo d’acqua sgorga dal terreno, si chiama sorgente, e si trova perlopiù in montagna, dove la presenza di nevi e ghiacciai e le frequenti precipitazioni fanno sì che ci sia una grande abbondanza di acque sotterranee che riemergono in superficie. Il rivolo d’acqua che affiora dal suolo si arricchisce poi via via grazie all’apporto di altri ruscelli e torrenti, finché arriva ad assumere l’aspetto di un vero e proprio fiume. Scendendo verso valle sempre lungo uno stesso cammino, detto corso, il fiume scava il proprio letto o alveo, cioè il solco entro cui scorre, delimitato da sponde, o rive. Dopo un percorso più o meno lungo arriva alla foce, cioè al punto in cui le sue acque confluiscono in quelle di un altro fiume, di un lago o di un mare. Se il fiume si getta in un altro corso d’acqua prende il nome di affluente; se invece entra in un lago è chiamato immissario, quando esce è detto emissario.
Quando un fiume entra nel mare, la sua foce può assumere forme diverse e di conseguenza viene chiamata in modi diversi. Se le onde e le correnti del mare sono deboli, i detriti portati dal fiume si accumulano, diventando un ostacolo per le sue stesse acque: il fiume allora nel corso del tempo si allarga e si ramifica in una foce di forma triangolare, detta a delta (dal nome di una lettelinea spartiacque ra dell’alfabeto greco a forma di triangolo). Quando invece il fiume entra in un mare con forti correnti, le onde e le maree disperdono i detriti, e quindi l’ultimo tratto del fiume resta unito, allargandosi a forma di imbuto: si forma così una foce a estuario, come puoi vedere sull’Atlante a pagina 16.