La montagna è un ambiente difficile e, oltre una certa quota, proibitivo per l’insediamento umano. A mano a mano che si sale, infatti, l’aria si fa più fredda, i terreni non sono più coltivabili e la vegetazione si riduce all’erba dei pascoli.
In Europa, sulle Alpi e sugli altri sistemi montuosi, è raro trovare paesi abitati tutto l’anno oltre i 2000 metri, e oltre i 3000 si incontra il paesaggio solitario dell’alta montagna, fatto di nudi ammassi di roccia, nevi e ghiacciai. Ecco perché i gruppi umani si sono stabiliti soprattutto nelle valli e nelle conche tra le montagne, scegliendo di solito i luoghi più aperti e i versanti più esposti alla luce e al calore del Sole.
Le forme di insediamento e l’economia montana sono frutto dell’adattamento umano alle condizioni ambientali e alle risorse locali: la pietra e soprattutto il legno sono sempre stati i materiali più diffusi per la costruzione dei ripari per gli animali, degli edifici di lavoro e delle case dai tipici tetti spioventi (1), fatti appositamente per scaricare il peso della neve; inoltre, dove spazi e pendenze lo hanno consentito, si sono coltivati ortaggi e cereali di montagna, come segale, orzo e grano saraceno; dai boschi si sono ricavati legname e altre risorse, e si sono sfruttati i pascoli per allevare bestiame e produrre latte e formaggi.
Questa organizzazione tradizionale, in larga parte agricola e basata sui bisogni delle famiglie e delle comunità, non è oggi scomparsa del tutto, ma in molti luoghi di montagna si è trasformata. Dai fondovalle, spesso percorsi da strade, autostrade, ferrovie e in qualche caso, per fortuna, anche da piste ciclabili, le vie di comunicazione sono risalite fino ai paesi in quota valicando passi e collegando, in un certo senso, la montagna alla città. Molte vette, frequentate nei secoli scorsi solo da alpinisti e scalatori, sono oggi facilmente raggiungibili con le funivie e le seggiovie (2), usate dagli sciatori, dai camminatori e da semplici turisti. In molte valli, il latte delle mucche e la neve che permette di aprire gli impianti sciistici condividono l’appellativo di “oro bianco” per la loro importanza economica. Nello stesso tempo l’agricoltura di montagna, sempre meglio integrata all’ambiente, si è aperta al mercato e i suoi prodotti raggiungono consumatori anche molto lontani. L’“apertura” delle montagne alle attività umane ha provocato importanti mutamenti nel paesaggio. Esempi evidenti sono le gallerie e i trafori (3), le cave per l’estrazione dei minerali e le dighe che sbarrano l’alto corso dei fiumi creando laghi artificiali. Vere e proprie ferite all’ambiente naturale sono infine quelle lasciate dal taglio dei boschi, molto pericoloso anche perché favorisce le frane.
A ricordare i tempi in cui il relativo isolamento dei luoghi preservava culture e tradizioni locali, restano i costumi tradizionali (4) che i “montanari” indossano talvolta la domenica o nei giorni di festa.
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Le foto di queste pagine sono state tutte scattate in Valle d’Aosta. Associa a ogni elemento evidenziato nel testo la foto e la didascalia corrispondenti, numerando i quadratini.
- Ragazze in costume tradizionale.
- L’ingresso del Traforo del Monte Bianco a Courmayeur.
- Case dai tipici tetti spioventi nella Valle di Gressoney.
- La seggiovia di un moderno impianto sciistico presso La Thuile.