Nel nostro continente esistono da sempre condizioni naturali favorevoli alle attività agricole, come la presenza di pianure, il clima generalmente mite, i suoli fertili e produttivi, alle quali si è aggiunto l’intervento dell’uomo: arature in profondità, bonifiche del terreno, opere di irrigazione e canalizzazione…
Queste caratteristiche, tuttavia, non sono ugualmente distribuite in tutta l’Europa, come si può notare osservando la carta dell’uso del suolo nella pagina a fronte. Le aree incolte corrispondono alle quote più elevate dei Pirenei, delle Alpi e del Caucaso, oltre che alle zone più fredde e inospitali del Nord. Intorno a queste aree si trovano fasce di boschi e di prati e pascoli prevalentemente montani, dove si alleva bestiame. Nelle estese pianure, un tempo ricoperte di foreste, hanno spazio le coltivazioni agrarie estensive (perlopiù di cereali) e intensive (cereali, ortaggi, alberi da frutto nei climi continentali, agrumi, ulivi e viti in quelli mediterranei). In sintesi, la carta ci dice che i caratteri geografici – cioè i paesaggi fisici, la composizione dei suoli, l’altitudine, il clima, la disponibilità d’acqua – rappresentano la base dell’agricoltura: un insieme di vincoli che l’impiego di mezzi e tecniche evoluti può modificare ma non eliminare del tutto.
La carta ci dice inoltre che gli europei hanno sfruttato quasi tutto lo spazio disponibile per l’agricoltura, con un risultato forse sorprendente: nel paesaggio europeo, nonostante l’estensione delle città e il peso economico preminente di industria e servizi, continua a prevalere la campagna.