Noi e il clima

CAPIRE LE RELAZIONI

Noi e il clima

In Italia e in Europa si possono incontrare condizioni climatiche assai diverse tra loro. Considerando poi tutta la Terra, si passa dai climi più favorevoli ai più estremi, eppure quasi tutto il pianeta è ormai abitato dall’uomo.

Nel corso del tempo, infatti, i gruppi umani hanno via via trovato modo di adattarsi agli ambienti e ai climi nei quali vivevano o che incontravano spostandosi: tipi diversi di abitazioni e di insediamenti, sfruttamento di differenti fonti di sostentamento, utilizzo dei materiali di volta in volta disponibili nei vari luoghi ma anche, in tempi recenti, di quelli prodotti grazie al progresso tecnologico.

Possiamo parlare così di una relazione stretta tra l’uomo e il clima, e quando consideriamo la presenza umana in un determinato luogo, è interessante vedere come questa relazione si manifesta.

Un caso molto particolare, nel nostro continente, è quello legato agli effetti della Corrente del Golfo: la sua azione mitigatrice, infatti, determina condizioni favorevoli per l’insediamento anche a latitudini molto settentrionali alle quali in genere, senza gli effetti della Corrente, si hanno climi ben più rigidi.

Le isole Lofoten, per esempio, sono un arcipelago montuoso di fronte alle coste della Norvegia Settentrionale: qui il mare, pur trovandosi al di sopra del Circolo Polare Artico, non ghiaccia mai, nemmeno in inverno, grazie alla Corrente del Golfo. Questo consente di praticare anche nei mesi più freddi la pesca del merluzzo, su cui si basa l’economia locale dei villaggi e delle cittadine che sorgono su queste isole, che contano complessivamente circa 25.000 abitanti.

A una latitudine prossima a quella delle Isole Lofoten, il villaggio di Ittoqqortoormiit, sulle coste orientali della Groenlandia, non beneficia invece degli effetti della Corrente del Golfo. Le condizioni di vita sono qui più difficili, tanto è vero che l’insediamento stesso è stato fondato solo nel 1925 e che la sua popolazione è sempre rimasta attorno alle 500 unità. Il mare, peraltro molto pescoso, resta ghiacciato per molti mesi all’anno, così che la pesca, pur praticata, non si è mai sviluppata come attività principale, mentre la caccia ai mammiferi marini (balene, foche, trichechi...) era la fonte di sostentamento nella cultura degli Inuit, gli indigeni che da tempi antichi abitavano queste regioni.


La Corrente del Golfo è una specie di enorme “fiume” marino, largo fino a 100 chilometri e profondo oltre 500 metri. Si genera a causa di differenze di calore e di salinità tra le acque situate nel Golfo del Messico; il suo percorso è determinato in buona parte anche dai venti e dalla rotazione del globo terrestre. Si muove a una velocità variabile dai 3 ai 6 chilometri all’ora, e ha acque tiepide: la sua temperatura infatti, compresa tra i 20 e i 27 °C circa, è paragonabile a quella dei nostri mari d’estate.

Come si vede dalla carta, la Corrente sale dal Golfo del Messico verso il Canada, poi attraversa diagonalmente l’Oceano Atlantico e a sud dell’Islanda si divide in tre rami: uno prosegue perdendosi tra i ghiacci della Groenlandia; uno, dal Mar di Norvegia, curva da un lato verso il Mare del Nord, dall’altro verso le Isole Svalbard e il Mar di Barents; il terzo, infine, si piega a lambire le coste inglesi.


CONFRONTA

Pur trovandosi a una latitudine simile, il villaggio di Ittoqqortoormiit (foto sopra a sinistra) e le Isole Lofoten (foto sopra a destra) sono caratterizzati da ambienti molto diversi tra loro. Come influisce la Corrente del Golfo sul paesaggio e sull’economia di questi luoghi?

IERI E OGGI

Gli Inuit (o Eschimesi) che ancora oggi vivono in Groenlandia appartengono a una popolazione che da tempi remoti abita anche le coste dell’Alaska, le zone artiche del Canada e le propaggini più settentrionali dell’Asia sullo stretto di Bering.

La cultura tradizionale inuit testimonia la grande capacità di adattamento delle comunità umane. Sfruttando ogni materiale ottenuto dagli animali che cacciavano, gli Inuit riuscivano a vivere in un ambiente davvero estremo: si coprivano e scaldavano con pelli e pellicce, bruciavano il grasso di foca per illuminare le abitazioni e per cuocere il cibo, ricavavano arpioni e utensili da ossa o avorio, e così via. Nella lunga stagione invernale vivevano in case di ghiaccio a forma di cupola sferica, i famosi igloo, che potevano essere costruiti anche sul mare ghiacciato, durante le fasi della caccia; d’estate abitavano invece tende fatte con pelli sostenute da legname o costole di balena.


Geo Touring - volume 1
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L’Italia e l’Europa