CAPITOLO 12 - La Resistenza e la vittoria degli Alleati

SEZIONE B – TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE

CAPITOLO 12 – LA RESISTENZA E LA VITTORIA DEGLI ALLEATI

1. La Resistenza in Europa

La resistenza in Francia e Iugoslavia

La resistenza francese ebbe il suo leader nel generale De Gaulle, che dall’esilio inglese incitava i francesi alla resistenza attraverso  Radio Londra. Nel 1942 si costituì “France libre”, un movimento politico che riuniva le diverse componenti del fronte antifascista ed ebbe un notevole sostegno popolare.

In Iugoslavia fu Tito (segretario del Partito comunista iugoslavo) a guidare la resistenza e a costituire un esercito che riuscì a liberare il paese nel 1944, senza l’intervento degli Alleati, caso unico in Europa.

La resistenza in Germania

Il durissimo sistema di controllo a cui era sottoposta la popolazione tedesca e il largo consenso al regime nazista impedirono in Germania la nascita di vere forme di opposizione. Ci furono solo episodi isolati, come quello della Rosa bianca, un’organizzazione di giovani cattolici, o come il tentativo di attentato a Hitler maturato negli ambienti militari, nel 1944.

2. La caduta del fascismo in Italia e l’armistizio

Lo sbarco in Sicilia e la crisi del regime fascista

Il 10 luglio 1943 gli Alleati lanciarono l’attacco all’Italia invadendo la Sicilia. Le poche truppe italiane non opposero resistenza e l’isola fu interamente conquistata già a metà agosto.

L’apertura del fronte in Italia segnò l’inizio della fine del regime fascista, che stava già da tempo perdendo consenso tra la popolazione sempre più insofferente per la carenza di alimenti e per i continui bombardamenti alleati. 

Mentre il fronte antifascista si andava riorganizzando, negli ambienti conservatori e monarchici cominciò a farsi strada l’idea di un possibile allontanamento di Mussolini dal governo, al fine di portare fuori dalla guerra il paese.

La fine della dittatura di Mussolini

Il 25 luglio 1943 in una seduta del Gran Consiglio del fascismo venne presentato un ordine del giorno che proponeva di restituire al re la direzione suprema delle forze armate; questo atto di sfiducia nei confronti di Mussolini venne approvato dalla maggioranza. Il Duce si dimise e subito dopo venne arrestato

Il re conferì allora l’incarico di formare un nuovo governo al maresciallo Pietro Badoglio. La Germania nutrì forti sospetti sulle reali intenzioni del nuovo governo e cominciò a inviare truppe per occupare l’Italia. In effetti Badoglio aveva già avviato contatti segreti con gli Alleati per ottenere una pace separata.

L’armistizio, l’8 settembre e la fuga del re

Il 3 settembre 1943 venne firmato l’armistizio, con cui l’Italia si arrendeva senza condizioni alle forze alleate. L’armistizio venne reso noto l’8 settembre e in quello stesso giorno il re e Badoglio abbandonarono Roma per porsi sotto la protezione degli alleati, lasciando l’esercito senza guida e senza direttive. Furono 700.000 i militari italiani catturati e deportati nei lager tedeschi.

3. L’Italia dalla Resistenza alla liberazione

Il regno del sud e la Repubblica sociale

In seguito all’annuncio dell’armistizio, i nazisti decisero di occupare l’Italia mentre gli Alleati il 9 settembre, sbarcarono a Salerno, per tentare l’avanzata verso Roma.

Intanto nascevano le prime forme di resistenza ai nazifascisti, come nel caso di Napoli, dove tra il 28 settembre e il 1 ottobre un’insurrezione popolare liberò la città dalla presenza nazifascista.

Il fronte di guerra però si fermò sulla “Linea Gustav” che divideva in due il paese all’altezza di Gaeta.

A questa frattura corrispose anche la divisione dell’Italia in due formazioni statali:

  • il Regno del Sud, con Vittorio Emanuele capo dello Stato e Badoglio alla guida del governo, nei territori controllati dagli Alleati;
  • la Repubblica sociale italiana nel Nord, un nuovo Stato fascista sotto la protezione e il controllo della Germania, guidato da Mussolini che nel frattempo era stato liberato dai tedeschi dal Gran Sasso dove era stato detenuto dopo l’arresto.

Il ritorno delle forze politiche

Dopo la caduta di Mussolini si ricostituirono i partiti politici soppressi dal fascismo: dalla Democrazia cristiana (erede del Partito popolare) al Partito comunista, dal Partito socialista al Partito liberale, al Partito d’Azione. Tutte queste formazioni si unirono allo scopo di costituire un governo di unità nazionale antifascista e porre fine alla guerra.

Il Cln e i partigiani

All’indomani dell’armistizio i rappresentanti dei partiti antifascisti fondarono il Comitato di liberazione nazionale (Cln) con a capo il liberale Ivanoe Bonomi. Nel Nord Italia, occupato dai tedeschi e per questo costretto alla clandestinità, si formò il Cln dell’Alta Italia, guidato da Ferruccio Parri, esponente del Partito d’Azione.

Per combattere gli occupanti tedeschi, si costituirono gruppi sempre più numerosi di partigiani, organizzati anche in base alla loro collocazione ideologica.

La “Svolta di Salerno” e il governo di unità nazionale

I partiti aderenti al Cln si dichiararono indisponibili a collaborare con la monarchia e con il maresciallo Badoglio, troppo compromessi con il regime fascista. Allo stesso tempo però il Regno del Sud era l’unico riconosciuto dagli Alleati. 

Il dibattito sulla forma istituzionale che avrebbe dovuto assumere l’Italia alla fine della guerra venne superato dalla proposta di rimandare la soluzione della questione istituzionale alla fine del conflitto (nota come “svolta di Salerno”), fatta dal segretario del Partito comunista Palmiro Togliatti. In questo modo il Cln si accreditava presso gli Alleati come interlocutore politico e militare nelle zone occupate dai tedeschi e apriva la strada alla possibilità di un governo di unità nazionale.

A Vittorio Emanuele III venne chiesto di lasciare il trono e il re si impegnò a trasferire i suoi poteri al figlio dopo la liberazione di Roma. I partiti del Cln entrarono a far parte del governo Badoglio. Quando venne liberata Roma, il 4 giugno 1944, Umberto di Savoia divenne luogotenente generale del Regno e l’incarico di formare il nuovo governo venne affidato a Bonomi.

Dopo la liberazione di Firenze da parte dei partigiani, l’11 agosto, la linea del fronte si attestò sulla Linea gotica che andava dalla provincia di Massa Carrara a Pesaro.

Nel frattempo al Nord i partigiani riuscirono a sottrarre intere aree alla Repubblica sociale e ai tedeschi, dove nacquero le “repubbliche partigiane”, come quelle di Montefiorino e della Val d’Ossola.

Gli eccidi dei civili

L’occupazione tedesca fu segnata da massacri ed  eccidi. Prima della liberazione a Roma c’era stato il massacro delle Fosse Ardeatine, in cui 355 persone furono fucilate per ordine del comandante delle forze tedesche Kesserling. Lo stesso che decise di colpire la popolazione civile del centro e nord Italia, sospettata di simpatizzare con i partigiani.

Le stragi più feroci di civili avvennero a Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto. Inoltre non cessò mai la ricerca degli ebrei. Con l’aiuto della Repubblica sociale, furono circa 8000 gli ebrei italiani catturati e deportati nei campi di sterminio nazisti. In totale si conteranno 15.000 vittime delle rappresaglie tedesche e 40.000 partigiani caduti nelle azioni di resistenza.

La liberazione

Mentre gli Alleati interrompevano la loro avanzata (perché ritenevano il fronte italiano secondario rispetto a quello francese), nell’aprile del 1945 il Cln dell’Alta Italia lanciò l’ordine di insurrezione finale. Tra il 22 e il 26 aprile molte città del Nord si liberarono e il 25 aprile venne scelto come data per celebrare la liberazione dell’Italia dal dominio nazifascista.

Il 28 aprile Mussolini, in fuga travestito da tedesco, venne catturato e fucilato assieme alla sua compagna Claretta Petacci. Infine il 2 maggio 1945, con la resa dei tedeschi, si poteva dire conclusa la guerra in Italia.

4. La fine della Seconda guerra mondiale

Lo sbarco in Normandia e la resa

Tra il 5 e il 6 giugno 1944 avvenne lo sbarco in Normandia, passato alla storia come il D-Day. Nonostante il grande numero di vittime, gli Alleati riuscirono a far arrivare sul continente oltre 1.800.000 soldati. Il 25 agosto venne liberata Parigi.

Sul fronte orientale l’Armata rossa avviò una grande offensiva avanzando fino in Polonia e proseguendo poi verso la Romania, la Bulgaria e i paesi baltici, che firmarono l’armistizio con l’Unione Sovietica.

Il territorio tedesco venne sottoposto a una serie impressionante di bombardamenti da parte angloamericana, mentre Hitler chiamava alle armi anche i ragazzi di 16 anni. Quando finalmente i russi furono alle porte di Berlino, Hitler con altri gerarchi nazisti si suicidò. L’8 maggio la Germania firmò la resa incondizionata, che concluse la guerra in Europa.

Le conferenze di Jalta e Potsdam

Già nel 1943 Stalin, Churchill e Roosevelt si erano incontrati, a Teheran, per definire una comune strategia di attacco. 

Nel febbraio del 1945 i tre si incontrarono di nuovo a Jalta, alla vigilia della definitiva offensiva alla Germania nazista e in questa occasione venne stabilito che:

  • la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone d’occupazione: sovietica, statunitense, inglese e francese;
  • che si sarebbero svolti i processi contro i criminali nazisti;
  • sarebbe stato creato un organismo internazionale, l’Onu, a cui affidare la soluzione delle questioni più critiche;
  • l’Europa orientale sarebbe stata sotto il controllo sovietico, mentre quella occidentale sotto quello degli Stati Uniti.

Seguì nel luglio 1945 la conferenza di Potsdam, nei pressi di Berlino, dove le decisioni di Jalta vennero definite con maggiore precisione.

La guerra col Giappone e la bomba atomica

Conclusa la guerra in Europa, proseguiva il conflitto nell’area del Pacifico. Nonostante l’avanzata statunitense, il Giappone decise di combattere a oltranza e la guerra continuò con forti perdite da una parte e dall’altra. Il presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt, per concludere al più presto il conflitto, decise di usare una nuova arma, la bomba atomica.

Dopo un ultimatum inviato al Giappone, rimasto senza risposta, il 6 agosto 1945 l’atomica venne sganciata sulla città di Hiroshima, provocando circa 100.000 morti. Tre giorni dopo venne rasa al suolo la città di Nagasaki.

Il 2 settembre 1945 il Giappone firmò la resa.

Si concluse così la Seconda guerra mondiale, che aveva provocato 55 milioni di morti, in gran parte civili.

Nell’estate del 1946 Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia prepararono i trattati di pace sottoscritti nel febbraio del 1947.

ESERCIZI

1. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Sbarco in Normandia.

b. Liberazione di Roma.

c. Armistizio.

d. Sbarco in Sicilia.

e. Fine della Guerra in Italia.

f. Deposizione e arresto di Mussolini.

g. Resa del Giappone. 

h. Resa della Germania e conclusione della guerra in Europa.


2. Fai la scelta giusta.


a. Mussolini venne deposto:  

  • dai partigiani.
  • dal Gran Consiglio del fascismo.

b. Dopo l’armistizio con gli alleati il re Vittorio Emanuele:

  • fuggì lasciando allo sbando l’esercito italiano.
  • cedette i poteri al figlio Umberto.

c. Con la “svolta di Salerno” il segretario comunista Togliatti propose:

  • di rimandare la scelta sulla forma istituzionale dell’Italia alla fine del conflitto.
  • l’abdicazione immediata di Vittorio Emanuele III.

d. Il Governo di unità nazionale guidato da Bonomi nacque:

  • dopo la liberazione di Roma.
  • dopo la resa tedesca e la liberazione dell’Italia.

e. La liberazione dell’Italia dal nazifascismo avvenne:

  • ad opera dei soli eserciti alleati.
  • grazie all’intervento alleato e all’azione dei partigiani.

f. Alla Conferenza di Yalta Roosevelt, Churchill e Stalin:

  • definirono il nuovo ordine mondiale.
  • dichiararono terminata la guerra.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi