CAPITOLO 4 - La rivoluzione russa

SEZIONE A – L’ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI

CAPITOLO 4 – LA RIVOLUZIONE RUSSA

1. LA RUSSIA ALL’INIZIO DEL NOVECENTO

Le condizioni della popolazione

All’inizio del Novecento, l’Impero russo era fortemente arretrato sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale. Era ancora un paese prevalentemente agricolo: l’agricoltura impiegava l’85% della popolazione, era caratterizzata dalla grande proprietà fondiaria e veniva condotta con tecniche arretrate. Questo voleva dire povertà e fame per milioni di persone.

L’industria si stava sviluppando molto lentamente e occupava appena 3 milioni di persone.

La breve e non particolarmente efficace stagione di riforme dello zar Alessandro II non venne portata avanti dai suoi successori che accentuarono il carattere ▶ autocratico del regime zarista e repressero con la violenza ogni forma di protesta sociale.

Movimento operaio e nuovi partiti

La crescita, anche se lenta, dell’industria (concentrata soprattutto nella capitale San Pietroburgo) favorì la nascita di un movimento operaio e l’emergere di un Partito operaio socialdemocratico russo nel quale convivevano una corrente moderata e riformista, che auspicava una collaborazione con le classi borghesi, e una corrente rivoluzionaria, guidata da Lenin, che puntava a un’alleanza tra operai e contadini per fare una rivoluzione e portare al potere il proletariato. Il Partito agiva soprattutto dall’estero (essendo perseguitato dalla polizia zarista) e al congresso, che si svolse nel 1903, la componente rivoluzionaria risultò maggioritaria: e da quel momento venne chiamata bolscevica, mentre l’ala moderata, risultata minoritaria, prese il nome di menscevica.

Tra gli altri partiti presenti in quegli anni c’erano:

  • il Partito socialista rivoluzionario, erede del movimento populista russo, che appoggiava le richieste contadine con la propaganda e azioni terroristiche;
  • il Partito laburista su posizioni più moderate, guidato da Kerenskij, che puntava a una riforma in senso democratico del paese e appoggiava la redistribuzione delle terre;
  • il Partito democratico-costituzionale di ispirazione liberale.

La Rivoluzione del 1905

Nel gennaio del 1905 ci fu una grande mobilitazione popolare davanti al Palazzo d’Inverno (la residenza dello zar) per chiedere la concessione di riforme economiche e costituzionali e soprattutto la fine della guerra che si stava combattendo contro il Giappone per il controllo della Manciuria, area strategica a nord-est della Cina.

Lo zar fece aprire il fuoco sulla folla provocando centinaia di morti. Per reazione, in tutto il paese si moltiplicarono scioperi e manifestazioni, che coinvolsero anche parte dell’esercito. Di fronte al dilagare della protesta, lo zar Nicola II fu costretto a concedere un’assemblea legislativa elettiva (la Duma), che però presto venne svuotata di reale potere.

2. LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO

La crisi definitiva della Russia zarista

Poco più di dieci anni dopo la rivoluzione del 1905, nel 1917 l’Impero russo era impegnato ormai da tre anni nella Prima guerra mondiale. Due milioni di morti e la scarsa disponibilità di beni alimentari (dovuta al fatto che i soldati erano in maggioranza contadini tolti al lavoro dei campi) innescarono manifestazioni popolari di protesta e scioperi, a cui si aggiunsero episodi di disobbedienza e ammutinamento tra le forze armate.

La caduta dello Zar

Le proteste partirono dalla capitale Pietrogrado (così si chiamava dal 1914 San Pietroburgo) e si trasformarono presto in uno sciopero generale. Anche questa volta lo zar inviò l’esercito per reprimere le rivolte, ma i soldati solidarizzarono con gli insorti e il 27 febbraio la città era nelle mani dei rivoluzionari. L’arresto della famiglia reale segnò la fine del regime zarista in Russia.

Il doppio potere e la questione della prosecuzione della guerra

Da un giorno all’altro la Russia divenne una repubblica; un governo provvisorio, sostenuto dalla Duma, si insediò con l’appoggio di una coalizione di partiti che andava dai socialisti rivoluzionari ai liberali, con una parte dei menscevichi.

Nel frattempo, in alternativa al governo, si impose un altro centro di potere costituito dai soviet.

I soviet erano consigli di delegati eletti da operai, contadini, cittadini con il compito di esprimere direttamente la volontà popolare. Avevano fatto la loro comparsa durante la rivoluzione del 1905 e da allora si erano diffusi in molte fabbriche e villaggi.

Un contesto politico così frantumato determinò un vuoto di potere: da una parte c’erano i soviet, dominati dai bolscevichi, privi di strumenti di governo con cui dare seguito alle loro decisioni, e dall’altra il governo provvisorio, paralizzato dalle divisioni interne.

Nel frattempo la guerra continuava; il governo provvisorio decise di mantenere fede all’impegno militare con le forze dell’Intesa, una decisione decisamente poco popolare, mentre i soviet spingevano per una rapida conclusione della guerra.

Il programma di Lenin

In questo contesto rientrò in Russia dall’esilio il leader bolscevico Lenin.

Lenin nelle sue Tesi di aprile chiarì la linea politica bolscevica, proponendo una alleanza tra contadini e operai e lanciando le parole d’ordine: “pace, terra ai contadini” e “tutto il potere ai soviet”. Con questo programma, in pochi mesi i bolscevichi conquistarono la maggioranza nei più importanti soviet del paese.

3. LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE

Alla vigilia della rivoluzione

Caduto il primo governo provvisorio, nel luglio del 1917 nacque un nuovo governo sotto la guida di Kerenskij (membro del soviet di Pietrogrado). Kerenskij introdusse la libertà di stampa, di parola, di associazione, la parità di diritti tra uomo e donna, il suffragio universale, ma non prese una posizione chiara sui due temi più scottanti: la pace e la distribuzione delle terre ai contadini.

Nel frattempo (tra luglio e agosto) dovette sventare due colpi di stato di opposta ispirazione, uno bolscevico e uno di stampo zarista, che comunque evidenziarono la precarietà del governo.

La rivoluzione bolscevica

Nell’ottobre del 1917 Lenin ritenne che fosse arrivato il momento di un’insurrezione armata.

Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre le Guardie rosse (corpo armato dei bolscevichi) si impadronirono dei punti più importanti della capitale (ferrovie, poste, centrali elettriche) e marciarono sul Palazzo d’Inverno (sede del governo provvisorio), che fu conquistato senza trovare resistenza.

Venne quindi formato un nuovo governo, il governo dei commissari del popolo, con a capo Lenin stesso.

Il nuovo governo bolscevico si garantì il consenso adottando subito due provvedimenti per:

  • l’avvio delle trattative di pace con gli Imperi centrali;
  • la distribuzione delle terre ai contadini, senza riconoscere risarcimenti ai precedenti proprietari.

L’assemblea costituente e la svolta autoritaria

Nonostante questi popolari provvedimenti, alle elezioni dell’Assemblea costituente, che si svolsero a fine novembre, i bolscevichi ottennero solo il 25% dei voti. A quel punto Lenin decise di non riconoscere legittimità all’Assemblea, che fu sciolta con la forza. Cominciò così la svolta autoritaria di Lenin che:

  • dichiarò illegali gli altri partiti, i cui dirigenti vennero arrestati;
  • mise sotto controllo la stampa e quindi impose la censura;
  • istituì una polizia politica.

Gli accordi di pace

Le trattative di pace si svolsero in condizioni assai sfavorevoli per la Russia. Nel marzo del 1918 venne firmato il trattato di Brest-Litovsk, in cui i tedeschi imposero condizioni durissime. La Russia infatti dovette cedere numerosi territori che si costituirono in Stati indipendenti: Ucraina, Finlandia, Polonia, Bielorussia e i paesi baltici di Lettonia, Estonia e Lituania.

Tutti territori dai quali proveniva una cospicua parte della produzione agricola, del carbone e del ferro.

4. LA GUERRA CIVILE (1918-21)

Coloro che erano stati colpiti dai provvedimenti del governo bolscevico e i sostenitori del vecchio regime zarista si costituirono in armate controrivoluzionarie, i cosiddetti “bianchi”, dal colore delle loro uniformi. A loro si contrappose l’Armata rossa, creata da Trockij a difesa della rivoluzione. Cominciò così una lunga guerra civile che si combatté tra il 1918 e il 1921 e fece milioni di morti.

Le rivolte contadine

Dopo aver distribuito le terre ai contadini, il governo bolscevico cambiò politica nei loro confronti e decise la requisizione di notevoli quantità di grano per garantire l’approvvigionamento di beni alimentari alle città. A questo provvedimento i contadini si opposero e per questo subirono le violenze degli inviati del governo incaricati di effettuare le requisizioni. La responsabilità delle rivolte che dilagarono nelle campagne venne attribuita in particolare ai ▶ kulaki, indicati come accaparratori e affamatori del popolo sovietico. Esecuzioni sommarie e altre brutalità riguardarono tutto il mondo contadino, accrescendo l’ostilità delle campagne nei confronti della rivoluzione.

Gli attacchi stranieri e la conclusione della guerra civile

Oltre agli attacchi delle armate bianche, la Russia subì quello degli eserciti delle potenze straniere, allarmate dalla possibilità che la rivoluzione bolscevica si estendesse ad altre zone del mondo.

Fu in questa situazione che, per timore che venisse liberata, la famiglia reale venne giustiziata.

Nel 1919, dopo aver conquistato alcuni territori strategici, le potenze internazionali ritennero sconfitta la rivoluzione e abbandonarono il conflitto. Questo diede all’Armata rossa la possibilità di riprendersi e avere il sopravvento sulle armate bianche. Nel 1921, conclusa la guerra civile, la rivoluzione era salva e la Russia aveva ripreso il controllo dell’Ucraina, che il trattato di Brest-Litovsk aveva previsto come stato indipendente.

La Terza internazionale

Nel primo dopoguerra in molti paesi si erano moltiplicate le manifestazioni operaie in reazione alla dura crisi che stava colpendo tutte le economie europee. L’idea che questo avrebbe potuto portare a una rivoluzione mondiale (capace di rompere l’accerchiamento della Russia) spinse Lenin a fondare, nel marzo del 1919, la Terza Internazionale, chiamata anche Internazionale comunista (Comintern). Sotto l’inflessibile controllo del Partito comunista russo, la Terza Internazionale riuniva tutti i partiti operai d’Europa a cui fu imposto, per l’adesione, di assumere il nome di comunisti, a sottolineare la definitiva rottura con le correnti riformiste.

5. DAL COMUNISMO DI GUERRA ALLA NEP

Il comunismo di guerra

Durante gli anni della guerra civile, per sostenere lo sforzo militare, in Russia venne attuata una politica economica che impose il controllo dello Stato su ogni attività economica, era il cosiddetto “comunismo di guerra”.

Questo si tradusse in un aggravamento della situazione economica del paese con razionamento dei viveri e una conseguente diffusione del mercato nero, cioè il commercio illegale dei beni. A tutto questo si aggiunse una pesante carestia che fece oltre un milione di morti e portò a contestazioni non solo nelle campagne, già messe alla fame dalle requisizioni, ma anche in alcuni centri operai.

La Nuova politica economica

Nel 1921, i pessimi risultati del “comunismo di guerra” indussero il Partito comunista russo a dare il via a una nuova politica economica (la Nep) che pose fine alle requisizioni dei beni alimentari e ripristinò in parte il libero commercio.

La Nep portò un generale miglioramento sia della produzione sia delle condizioni di vita della popolazione, che beneficiò anche di uno straordinario impegno per la lotta all’analfabetismo.

La nascita dell’Urss e la dittatura del partito

La guerra civile aveva evidenziato come fosse importante non schiacciare le diverse etnie in un’opera di “russificazione” forzata, per questo Lenin decise di costituire uno Stato federale, di cui avrebbero fatto parte diverse repubbliche. Il nuovo Stato prese il nome di Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss). L’autonomia delle diverse repubbliche era tuttavia assai relativa perché, come avrebbe confermato la Costituzione del 1924, nell’Urss ogni potere si concentrò nelle mani del Partito comunista dell’Unione Sovietica (Pcus), unico partito legalmente ammesso.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


• soviet • Comintern • bolscevichi • menscevichi • Duma


.......................................................... Consigli di delegati eletti dai cittadini che esprimono direttamente la volontà popolare.
.......................................................... Componente moderata del Partito operaio russo.
.......................................................... Organizzazione che riuniva tutti i partiti comunisti.
.......................................................... Assemblea legislativa russa.

2. Colloca sulla linea del tempo i seguenti avvenimenti.


a. Governo dei commissari del popolo.

b. Accordi di pace di Brest-Litovsk.

c. Governo provvisorio di Kerenskij.

d. Fine della guerra civile.


3. Fai la scelta giusta.


a. Chi non appoggiò il governo provvisorio?

  • I menscevichi.
  • I bolscevichi.

b. Gli eserciti delle potenze straniere intervennero nella guerra civile a sostegno:

  • dei bolscevichi.
  • delle forze contrarie alla rivoluzione bolscevica.

c. La Nuova politica economica introdusse:

  • il controllo dello Stato su tutte le attività produttive.
  • elementi di libero scambio.

4. Rispondi alle domande.


a. Tra chi venne combattuta la guerra civile?

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b. Quali furono le principali parole d’ordine dei bolscevichi?

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c. Che cosa comportò la svolta autoritaria di Lenin?

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I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi