CAPITOLO 10 – Stati e signorie in Italia

SEZIONE B – LA TRANSIZIONE ALLA MODERNITÀ

CAPITOLO 10 – Stati e signorie in Italia

1. DAI COMUNI ALLE SIGNORIE

FRAMMENTAZIONE E INSTABILITÀ POLITICA

Mentre in Europa cominciavano le prime forme di Stato nazionale, la situazione italiana era molto diversa. La penisola infatti era politicamente frammentata, in particolar modo nell’Italia centro-settentrionale dove si erano affermati i comuni con la loro autonomia politica. Inoltre questa frammentazione del potere politico era stata favorita dalla crisi dei due poteri universali: la Chiesa e l’Impero.

LA FORMAZIONE DELLE SIGNORIE

La forte conflittualità tra comuni e all’interno di uno stesso comune causò un logoramento delle istituzioni comunali e già dalla fine del Duecento portò alla costituzione di signorie cittadine, in cui il potere veniva affidato a una o a poche famiglie per portare ordine all’interno del comune.

Questo fenomeno si sviluppò e si diffuse nel corso del Trecento e del Quattrocento. Il potere dei signori diventò prima a vita e poi venne reso ereditario.

In seguito i signori puntarono ad avere un riconoscimento della propria autorità da parte di un potere superiore (l’Impero o la Chiesa a seconda dell’area geografica) in modo da svincolare il proprio potere dal consenso dei cittadini. Questo avvenne prima facendosi riconoscere vicari e poi assumendo il titolo di duca o marchese. Le loro corti sfarzose, come vedremo, ebbero un ruolo fondamentale di centri di cultura nel Rinascimento.

I CARATTERI COSTITUTIVI DELLE SIGNORIE

Il fenomeno delle signorie è in qualche modo simile a quello delle monarchie nazionali che si erano affermate in Francia e Inghilterra, con le quali ha quindi alcuni elementi comuni:

  • la tendenza a espandersi territorialmente, le signorie infatti ebbero quasi subito una vocazione regionale inglobando le realtà più piccole;
  • la concentrazione del potere con la creazione di un apparato burocratico efficiente;
  • il controllo del sistema fiscale;
  • l’organizzazione di un corpo diplomatico;
  • la presenza di un esercito stabile che nelle signorie venne sempre più spesso affidato alle compagnie di ventura. Questo perché le milizie cittadine, anche per la loro scarsa preparazione professionale alla guerra, non erano più in grado di garantire un’adeguata difesa.

CONFLITTI NELLA PENISOLA

Rispetto al periodo comunale, il passaggio alle signorie creò nel Nord e Centro Italia una realtà sicuramente meno frammentata, in cui assunsero un ruolo preminente Milano, Venezia e Firenze. Queste città infatti estesero il loro dominio territoriale fino ad assumere una dimensione regionale.

Allo stesso tempo però si acuirono i conflitti, che coinvolsero anche le altre due grandi realtà della penisola: lo Stato pontificio e il Regno di Napoli.

Nessuna di queste realtà ebbe la forza necessaria per imporre la propria egemonia sulle altre e, come vedremo, per tutta la prima metà del Quattrocento, si ebbero continui conflitti tra gli Stati della penisola, conflitti che di volta in volta vedevano comporsi alleanze diverse.

LA PACE DI LODI E LA LEGA ITALICA

Nel 1453, dopo la caduta di Costantinopoli, il timore per l’espansionismo ottomano spinse gli Stati della penisola a cessare le ostilità fra loro. Nel 1454 venne firmata la pace di Lodi tra Venezia e Milano, con l’accordo delle altre potenze regionali. E nel 1455 venne creata la Lega italica fra i cinque più importanti Stati della penisola: Milano, Venezia, Firenze, Stato pontificio e Regno di Napoli. L’obiettivo era quello di porre fine ai conflitti armati e di risolvere con la diplomazia le questioni aperte. Questo garantì alla penisola quarant’anni di pace, grazie all’abilità diplomatica di personaggi come Lorenzo de’ Medici, signore di Firenze, e Francesco Sforza, duca di Milano.

2. L’ITALIA SETTENTRIONALE: MILANO, VENEZIA, GENOVA

Nell’Italia settentrionale le realtà più forti erano Milano (guidata prima dalla famiglia Visconti e poi dagli Sforza), Genova e Venezia, nelle quale si ebbe invece un potere di tipo oligarchico.

oligarchico: potere di pochi.

MILANO

I Visconti

Alla guida della città già dalla fine del Duecento, i Visconti acquisirono nel 1311 il titolo di vicari imperiali e nel 1395 Gian Galeazzo Visconti ottenne il titolo di duca. I Visconti attuarono una politica espansionistica che sottomise molte città, e ottennero poi anche un controllo politico su Genova (1353), garantendosi quindi l’accesso al mare. In questo modo il ricco territorio milanese si confermava un punto strategico per i contatti con il resto dell’Europa. Dopo aver consolidato il controllo sull’Italia settentrionale, l’espansione del Ducato arrivò fino in Toscana e in Umbria. La morte di Gian Galeazzo nel 1402, avvenuta mentre si accingeva a una spedizione contro Firenze, pose fine alle conquiste e i domini dei Visconti furono divisi tra i figli. Di questo approfittarono Firenze e Venezia che riuscirono a espandere le rispettive aree di influenza.

La politica espansionistica del Ducato riprese con Filippo Maria che nel 1421 riconquistò Genova e la Romagna. I Visconti però vennero sconfitti da un’alleanza fra Firenze e Venezia nella battaglia di Maclodio nel 1427.

L’ascesa degli Sforza

Dopo la morte di Filippo Maria (1447) seguì una fase caotica che portò l’aristocrazia cittadina alla costituzione di una Repubblica  ambrosiana, che ebbe vita breve e venne abolita nel 1450 da Francesco Sforza, un abile condottiero che aveva sposato la figlia di Filippo Maria, e che divenne duca di Milano. Quando Milano venne attaccata da Venezia, Francesco Sforza riuscì a sconfiggerla anche grazie al sostegno di Firenze, che ora temeva l’espansione veneziana. Da questo momento però Francesco Sforza prese atto dell’impossibilità di realizzare ulteriori espansioni del ducato e si impegnò, come vedremo, nel cercare per la penisola soluzioni più pacifiche, che vennero realizzate con la pace di Lodi.

VENEZIA

La Repubblica di Venezia, a differenza della maggior parte dei comuni italiani, aveva avuto una sostanziale stabilità delle sue istituzioni. La stabilità veneziana era garantita dall’oligarchia che deteneva in esclusiva il potere ed era formata da famiglie patrizie e della borghesia mercantile. Erano queste infatti a far parte del Maggior Consiglio che eleggeva il doge e le altre magistrature della città.

Venezia si espanse, lungo l’asse che dall’Adriatico portava in Oriente, con una fitta rete di insediamenti commerciali posti sotto il suo diretto controllo.

Il conflitto con Genova e lo “Stato do mar”

Gli interessi mercantili e marittimi di Venezia la portarono naturalmente a confrontarsi con la concorrenza di Genova. Dopo la Guerra di Chioggia (1381) e la seguente pace di Torino, Venezia mantenne salda la sua superiorità marittima sull’Adriatico e sulle isole dell’Egeo, dove venne costituito lo “Stato do mar”.

La “svolta” sulla terraferma

Allo stesso tempo però Venezia puntò ad affermare il suo dominio sulla terraferma, sia perché era sempre più minaccioso l’espansionismo di Milano, sia per la presenza turca sulle rotte per l’Oriente (⇒ C3.6). Venezia cercò quindi di consolidare il controllo sulla campagna circostante, anche per garantirsi i rifornimenti alimentari. Fu quindi creato un solido Stato sulla terraferma (lo Stato da tera”).

GENOVA: forza economica e debolezza politica

A differenza di Venezia, a Genova furono molto aspri i conflitti tra le famiglie più importanti della repubblica, ma nonostante questo la città riuscì a imporre il suo dominio commerciale nel Tirreno (sconfiggendo Pisa) e aumentò la sua presenza in Oriente.

I conflitti tra le famiglie, però, finirono con l’indebolire la città, rendendo possibile l’intromissione di altri Stati negli affari della repubblica. Infatti il Ducato di Milano e il Regno di Francia, a fasi alterne, ebbero il controllo su Genova.

Nonostante questa debolezza politica però la città ebbe ancora un ruolo molto importante sul piano commerciale.

3. L’ITALIA CENTRALE: FIRENZE

La storia di Firenze era stata contraddistinta da una estrema conflittualità interna. Il comune era guidato da una oligarchia composta dalle emergenti famiglie di mercanti e banchieri.

Nonostante la conflittualità interna, però, Firenze continuò la sua espansione territoriale. Il comune si estese infatti fino a Pisa (1406) e Livorno (1421), ottenendo in questo modo postazioni sul mare utili per i suoi commerci. In questo contesto si ebbe l’ascesa della famiglia dei Medici che si scontrò con la famiglia Àlbizzi (che fino al 1434 aveva guidato la città) e che impose con Cosimo la signoria dei Medici sulla città. A differenza di Milano e di altri comuni, Firenze non si trasformò “ufficialmente” in una signoria, perché i Medici mantennero intatte le istituzioni comunali, che però vennero affidate a persone strettamente legate alla famiglia.

4. L’ITALIA MERIDIONALE

IL REGNO DI NAPOLI TRA ANGIOINI E ARAGONESI

La pace di Caltabellotta del 1302 aveva attribuito agli Angioini la parte continentale del Regno e agli Aragonesi la Sicilia.

Dopo la morte di Roberto d’Angiò, il Regno di Napoli aveva vissuto molteplici conflitti dinastici tra i diversi rami della casata e questo finì per indebolire il potere centrale del sovrano a vantaggio dei baroni.

LA SICILIA ARAGONESE

La corona aragonese si indebolì a causa dei conflitti con le maggiori famiglie aristocratiche dell’isola. A questo si aggiunse, nel 1377, una crisi dinastica e in seguito un vuoto di potere che durò 15 anni e che terminò solo nel 1409 con l’assegnazione della corona di Sicilia al re d’Aragona. Da questo momento l’isola non ebbe più un sovrano autonomo e in seguito, assieme alla Sardegna, formò un Vicereame, parte integrante del regno d’Aragona.

LA RICOMPOSIZIONE DEL MEZZOGIORNO CON ALFONSO V D’ARAGONA

Nel 1420 la regina di Napoli Giovanna II, per difendersi dalle pretese di un altro pretendente al trono, designò come suo successore Alfonso V (re d’Aragona e di Sicilia), adottandolo come figlio. Poi però la regina cambiò idea designando invece un angioino. Questo innescò una guerra a cui parteciparono tutti i più importanti Stati italiani, schierati con gli Angiò.

In seguito la decisione del duca di Milano Filippo Maria Visconti di appoggiare invece Alfonso V decretò la vittoria aragonese. Con Alfonso V, quindi, i regni di Napoli e di Sicilia vennero riuniti e finì il dominio angioino nell’Italia meridionale.

Alla morte di Alfonso V il regno si divise nuovamente. La Sicilia e la Sardegna vennero incorporate al regno d’Aragona, mentre il Meridione peninsulare toccò al figlio Ferdinando I, che riuscì a mantenere il regno nonostante il tentativo del papa e di Venezia di far tornare sul trono gli Angioini.

5. LO STATO PONTIFICIO

L’anarchia nel periodo avignonese

Durante il periodo della cattività avignonese (1309-1377), l’assenza del pontefice da Roma aveva fortemente indebolito il ruolo del papato, favorendo il potere delle grandi famiglie aristocratiche romane. Inoltre l’assenza del papa e della sua corte aveva molto impoverito la città anche per il diminuito afflusso di pellegrini.

Nel 1347, con l’appoggio della popolazione, il notaio Cola di Rienzo occupò il Campidoglio e assunse il titolo di “tribuno della sacra repubblica romana”. Il suo progetto politico mirava a costituire l’unità politica della penisola, con un richiamo ai fasti della Roma antica.

Il tentativo di Cola di Rienzo fallì e i piccoli signori locali approfittarono dell’assenza del potere centrale per affermare il proprio potere: i Malatesta a Rimini, i Montefeltro a Urbino e così via.

Il ritorno della sede papale a Roma

Dopo la fine dello scisma d’Occidente e il ritorno del papa a Roma, si ebbe un rafforzamento del potere temporale. Il fatto che quella del papa fosse una carica elettiva e non ereditaria era un ostacolo, e i pontefici cercarono di rafforzare il proprio potere affidando feudi ai propri parenti, come pure assegnando ai propri familiari cariche politiche, militari o ecclesiastiche di prestigio. Si cominciò così a indicare all’interno del collegio cardinalizio un “cardinal nipote”, che finì con l’assumere un ruolo fondamentale nel governo pontificio.

La Chiesa inoltre si dotò di un forte apparato diplomatico, con cui riuscì a riacquistare prestigio internazionale, assumendo un ruolo decisivo nelle vicende politiche italiane, promuovendo e disfacendo alleanze e anche partecipando attivamente alle guerre assoldando truppe mercenarie.

ESERCIZI

1. Completa il testo.


Nel Centro e Nord Italia già alla fine del ............................................... cominciano a costituirsi delle ............................................... cittadine in cui il potere viene affidato a una o poche ............................................... in grado di portare ............................................... nella realtà molto conflittuale dei ................................................ Il potere dei signori diventa prima ............................................... per poi diventare ................................................ In seguito, per poter fare a meno del consenso dei ..............................................., i signori puntano a vedere riconosciuto il loro ............................................... da parte di un’autorità superiore: l’............................................... o la ................................................ Le ............................................... hanno alcuni caratteri in comune con le ............................................... nazionali. In particolare: la tendenza a ............................................... territorialmente fino ad assumere una dimensione ..............................................., l’............................................... del potere, grazie anche alla creazione di un forte apparato burocratico, la presenza di un ............................................... stabile, affidato spesso a ................................................ Nonostante questo nessuno dei principali Stati della penisola è in grado di imporre la sua ............................................... sugli altri per avviare un processo di ............................................... simile a quello che si stava realizzando in altri Paesi.

2. Fai la scelta giusta.


a. Nella prima metà del Quattrocento, gli Stati della penisola:

  • vivono un periodo di pace.
  • sono in continuo conflitto tra loro.

b. La pace di Lodi del 1454 pone fine al conflitto tra: 

  • Venezia e Genova.
  • Venezia e Milano.

c. Nel 1455 viene fondata:

  • la Lega italica.
  • la signoria dei Medici.

d. Dopo la pace di Caltabellotta il Regno di Napoli è in mano agli:

  • Angioini.
  • Aragonesi.

e. Signori del Ducato di Milano sono in ordine cronologico:

  • gli Sforza e i Visconti.
  • i Visconti e gli Sforza.

f. Con la Signoria dei Medici a Firenze le istituzioni comunali:

  • vengono abolite.
  • vengono mantenute.

g. A Venezia si instaura una signoria:

  • oligarchica.
  • della famiglia del Doge.

h. L’unificazione del Regno di Napoli con quello di Sicilia avviene con:

  • Alfonso V d’Aragona.
  • Alfonso V d’Angiò.

i. Genova fu a fasi alterne sotto il controllo:

  • del ducato di Milano e del Regno di Francia.
  • del Ducato di Milano e di Venezia.

l. Lo Stato pontificio nei conflitti che coinvolgono gli Stati della penisola:

  • rimane neutrale.
  • partecipa attivamente.

m. Le alleanze tra i diversi Stati della penisola:

  • cambiano continuamente.
  • sono stabili.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 1
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna