Giovanni Giudici

Giovanni Giudici LA VITA Giovanni Giudici nasce nel 1924 a Le Grazie, nel comune di Portovenere, sul golfo di La Spezia. Nel 1933 si trasferisce con la famiglia a Roma. Dopo gli studi liceali, per desiderio del padre si iscrive alla facoltà di Medicina, ma passa presto a Lettere. Nei mesi convulsi seguiti all armistizio del 1943 si nasconde come renitente alla leva, collegandosi poi all atti vità clandestina del Partito d azione. Dopo la guerra inizia a lavorare come giornalista, per poi essere assunto alla Olivetti di Ivrea. In seguito si trasferisce a Milano, nel dipartimen to pubblicità e stampa della stessa azienda, e nel capoluogo lombardo trova stabile dimo ra. Tornerà in Liguria soltanto negli ultimi anni della sua vita. Muore a La Spezia nel 2011. La parabola poetica La vita in versi LE OPERE Della formazione cattolica e del lavoro nell industria Giudici ha fatto i cardini del suo lavoro letterario. La crisi esistenziale e ideale di una coscienza divisa tra l educazione re ligiosa e i valori della Storia e del marxismo si traduce in una sorta di sdoppiamento in sieme ironico e dolente. All oscillazione tra il comico e il tragico delle prime raccolte importanti (La vita in versi, 1965; Autobiologia, 1969; O Beatrice, 1972) è subentrato un tono di più ampio re spiro, indifferente alle convenzioni e caratterizzato da un più accentuato sperimentalismo espressivo (Il male dei creditori, 1977; Il ristorante dei morti, 1981; Lume dei tuoi misteri, 1984; Fortezza, 1990). I testi più significativi di Giudici sono quelli delle raccolte pubblicate negli anni Sessan ta, in particolare La vita in versi, nella quale confluiscono le prime sillogi (da Fiorì d improvviso, del 1953, a L educazione cattolica, del 1963). La scrittura poetica viene vista come il modo di dar voce alla vita, in una ricerca continua dell altro da sé, ma senza alcun atteggiamento sacrale, anzi con la tendenza a soffermarsi sulla quotidianità e sui fallimenti di cui ogni esistenza è costellata, sia sul piano pubblico sia su quel lo privato. La poesia, per Giudici, ha il compito di restituire non tanto l altro assolu to (come pretendeva il Simbolismo), quanto piuttosto ciò che della vita sfugge, ciò che si perde, ciò che viene negato o non raggiunto, lo scarto tra i grandi ideali e la concretezza della quotidianità. Sul piano stilistico, dall alternarsi di al ta eloquenza e cadute prosastiche deriva una forte tensione linguistica, che approda a una dimensione antilirica e a un ironica elegia postcrepuscolare. sempre mar cata, comunque, l attenzione alla effettiva sostanza dei versi e al rilievo determinan te del ritmo e delle associazioni foniche. Enrico Baj, acquaforte con poesie di Giovanni Giudici contenuta in Salutz, I. Cinque incisioni di Enrico Baj per dieci poesie di Giovanni Giudici, Milano 1986. 908 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi