Il magnifico viaggio - volume 6

80 85 90 95 100 lica con una forchetta d argento tutta ornata, e l uomo gli diede la pietanziera colla forchetta di stagno. Così si misero a mangiare tutti e due: il bambino al davanzale e Marcovaldo seduto su una panchina lì di fronte, tutti e due leccandosi le labbra e dicendosi che non avevano assaggiato mai un cibo così buono. Quand ecco, alle spalle del bambino compare una governante colle mani sulle anche. Signorino! Dio mio! Che cosa mangia? Salciccia! fa il bambino. E chi gliel ha data? Quel signore lì, e indicò Marcovaldo che interruppe il suo lento e diligente mastichio d un boccone di cervello. Butti via! Cosa sento! Butti via! Ma è buona E il suo piatto? La forchetta? Ce l ha il signore e indicò di nuovo Marcovaldo che teneva la forchetta in aria con infilzato un pezzo di cervello morsicato. Quella si mise a gridare: Al ladro! Al ladro! Le posate! Marcovaldo s alzò, guardò ancora un momento la frittura lasciata a metà, s avvicinò alla finestra, posò sul davanzale piatto e forchetta, fissò la governante con disdegno, e si ritrasse. Sentì la pietanziera rotolare sul marciapiede, il pianto del bambino, lo sbattere della finestra che veniva richiusa con mal garbo. Si chinò a raccogliere pietanziera e coperchio. S erano un po ammaccati; il coperchio non avvitava più bene. Cacciò tutto in tasca e andò al lavoro. DENTRO IL TESTO Una struttura narrativa comica L oggetto pietanziera I contenuti tematici L episodio qui proposto e le altre diciannove storie che hanno per protagonista il contadino inurbato Marcovaldo presentano una struttura narrativa tipica del comico, che ripete in modo quasi identico un medesimo modello: quello proprio delle comiche cinematografiche o delle narrazioni a vignette dei giornalini per l infanzia (non a caso la prima edizione del libro era corredata dalle illustrazioni di Sergio Tofano, il creatore del Signor Bonaventura, celeberrimo eroe del Corriere dei Piccoli ). Come spesso accade nel libro, anche qui lo schema della storia segue una struttura bipartita: in un primo momento viene descritto ciò che Marcovaldo fa abitualmente e che costituisce la norma delle sue giornate di alienato uomo di fatica (viene cioè raccontato come egli sia solito consumare il pranzo contenuto nella pietanziera); su questa base di azioni consuetudinarie si innesta poi l avventura vera e propria (lo scambio di pietanze tra Marcovaldo e il bambino). Lo sguardo di Marcovaldo ignora i segni distintivi della città, preferendo soffermarsi sugli indizi che mostrano una residua presenza della natura, come il ciclico mutare delle stagioni (Se è d autunno e c è sole, sceglie i posti dove arriva qualche raggio, rr. 25-26). Se la sua attenzione si sofferma su oggetti che non appartengono al mondo della natura, è per estrapolarli dal contesto in cui si trovano e riconnetterli a una dimensione più umana. quanto avviene con la pietanziera: da oggetto-simbolo dell operaio di fabbrica che non può permettersi un pasto servito caldo o il ritorno a casa durante la pausa pranzo (siccome casa sua è lontana e ad andarci a mezzogiorno perde tempo, rr. 22-23), essa si muta, agli occhi di Marcovaldo, in una scatola magica, in un ghiotto portagioie (Già il movimento di svitare il coperchio richiama l acquolina in bocca, rr. 2-3) che cela e conserva i sapori del desco familiare (r. 20). Infine, la pietanziera risulta il tramite grazie al quale dare e ricevere un imprevista felicità, derivante dal piacevole scambio culinario tra Marcovaldo 726 / IL SECONDO NOVECENTO E GLI ANNI DUEMILA

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi