Le raccolte principali

Le raccolte principali

Formatosi nel pieno dell’esperienza ermetica e incline a un atteggiamento mistico-religioso, nelle prime raccolte – La barca (1935), Avvento notturno (1940) – Luzi dà particolare rilievo agli elementi simbolistici propri dell’Ermetismo. Il poeta proietta il proprio stato d’animo dominato dalla persuasione che tutto sia vano, e che l’unica certezza sia la morte, in figure e paesaggi avvolti da un’atmosfera grigia, triste e depressa.
Già in queste opere, tuttavia, emerge un contrasto fra modi espressivi concisi e fortemente analogici e una certa tendenza all’effusione e all’eloquenza, mostrata anche, sul piano metrico, dall’adozione dell’endecasillabo. Tale contrasto si attenua gradatamente nelle opere successive – Un brindisi (1946), Quaderno gotico (1947), Primizie del deserto (1952) – con lo sciogliersi dei modi ermetico-simbolistici in toni elegiaci e inclini al parlato. Il poeta attinge alla concretezza della vita in maniera via via più diretta, fino a ottenere, in Onore del vero (1957), un felice adeguamento dello stile e del linguaggio alle esigenze di una comunicazione più esplicita.

Nelle raccolte seguenti – Nel magma (1963), Dal fondo delle campagne (1965), Su fondamenti invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978) – matura poi la forma di una poesia corale, in cui è forte il senso della comunità: «la parola all’unisono di vivi / e morti, la vivente comunione / di tempo e eternità» (Il duro filamento). Nella crisi sociale e politica degli anni di piombo, culminata con la morte di Aldo Moro, la voce di Luzi si fa vibrante protesta morale contro la barbarie della violenza e del terrorismo.
I volumi successivi – Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Frasi e incisi di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994), resoconto, quest’ultimo, di un viaggio immaginario del pittore trecentesco da Avignone alla natia Siena – costituiscono una sorta di trilogia, in cui alla coscienza dell’ineluttabilità della sofferenza e della morte corrisponde l’apertura a una speranza trascendente. Si trova qui l’eco degli antichi modelli della poesia religiosa medievale, in particolare nel ritmo tipico della litania e dell’inno, seppure arricchiti da nuovi significati simbolici. Anche nelle ultime raccolte Sotto specie umana (1999) e Dottrina dell’estremo principiante (2004) – la consapevolezza dell’avvicinarsi della fine non pregiudica il persistere della speranza.

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La produzione di Luzi – che copre un arco cronologico di circa settant’anni – ha attraversato fasi distinte. Proprio per l’ampiezza della sua parabola creativa, la critica ha incontrato notevoli difficoltà nel valutarne in modo globale l’opera. Di certo, comunque, la diffusa etichetta di poeta ermetico è riduttiva, e rischia di non mettere sufficientemente in luce l’originalità di un autore che ha contribuito a cambiare il volto della poesia italiana, aprendo a nuove interpretazioni della contemporaneità.
Dagli anni Cinquanta e Sessanta, dopo la stagione ermetica, Luzi intraprende un cammino che lo porta a confrontarsi con la realtà storica e sociale di quel periodo. A poco a poco, la percezione della contraddittorietà del reale si estende dal piano personale alla dimensione collettiva, focalizzandosi sul tema della felicità e della sofferenza prodotte dalla Storia.
Soprattutto a partire dagli anni Settanta, poi, sembra aprirsi un nuovo orizzonte: al poeta è affidato il compito di scoprire i segni e il senso della parola di Dio, che continua a incarnarsi nelle vicende umane e negli eventi storici, senza peraltro che questo escluda l’insistenza sui motivi dell’incertezza e dell’angoscia. Affinché la parola sia autentica espressione della realtà, il poeta – per Luzi – non può limitarsi a lavorare sulla lingua o sullo stile, ma deve provare a proporre un modello interpretativo più ampio, di tipo filosofico, che sia capace di descrivere il mondo.
L’esperienza personale e i problemi evocati dalla Storia determinano tuttavia, in Luzi, l’esigenza di ulteriori approfondimenti, a cominciare da quello sulla fede, vissuta – con atteggiamento postmoderno – come intreccio fra luce e tenebre più che come soluzione chiara delle contraddizioni del mondo. In tale problematicità risiede la capacità di provocazione della sua poesia, che si fa strumento di una costante meditazione esistenziale e morale.

Il teatro, i saggi e le traduzioni

Accanto alla poesia va ricordata l’opera teatrale dell’autore, un percorso drammaturgico in versi che si è concretizzato in alcune opere di denso spessore esistenziale e civile: Ipazia (1971; poi Libro di Ipazia, 1978); Rosales (1983), sull’assassinio di Trotzkij; Felicità turbate (1995), sulla vita del pittore Pontormo; Ceneri e ardori (1997), sugli ultimi giorni dello scrittore romantico francese Benjamin Constant.
Diverse raccolte di saggi contengono invece le riflessioni di Luzi sulla poesia simbolista, sul processo creativo, sul rapporto con il sacro, sulla natura della poesia e della prosa: L’inferno e il limbo (1949); L’idea simbolista (1959); Tutto in questione (1965); Vicissitudine e forma (1974); Discorso naturale (1984); Dante e Leopardi o della modernità (1992).
Alcune delle sue traduzioni poetiche, infine, sono raccolte nel volume La Cordigliera delle Ande e altri versi tradotti (1983), un’antologia personale che testimonia il costante rapporto con la poesia straniera.

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi