T3 ANALISI ATTIVA - Congedo del viaggiatore cerimonioso

T3

Congedo del viaggiatore cerimonioso

Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee

Il componimento, pubblicato per la prima volta in rivista nel 1960 e poi inserito nella raccolta Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee (1965), sembra quasi il monologo teatrale – questo il significato che l’autore attribuisce al termine “prosopopea” – di un attore prima dell’uscita di scena. Il poeta si accomiata dalla vita e dagli amici che hanno viaggiato con lui, tracciando indirettamente un bilancio della propria esistenza.


METRO 9 strofe di diversa lunghezza, più un verso isolato in chiusura.
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Audiolettura

Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
5      d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
10    di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
15    dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
20    Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
25    dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.

Chiedo congedo a voi
30    senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
35    i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
40    fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.

(Scusate. È una valigia pesante
45    anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
50    Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
55    più sciolto. Vogliate scusare).

Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
60    Ci siamo – ed è normale
anche questo – odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per ▶ cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
65    come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
70    Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
75    Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
80    congedo, che m’ha chiesto s’io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
85    Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
90    Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento.

 >> pagina 932 

ANALISI ATTIVA

I contenuti tematici

Il motivo del componimento è il viaggio inteso come metafora della vita. Fin dall’inizio sono infatti visibili chiari e precisi significati simbolici: la frase non so bene l’ora / d’arrivo (vv. 4-5) allude all’incertezza di ciascuno sul momento della propria morte; l’espressione Il luogo del trasferimento / lo ignoro (vv. 20-21) si riferisce ai dubbi sul destino umano dopo la fine della vita terrena; la valigia pesante del v. 44 è il bagaglio di esperienze e vicissitudini che ciascuno porta con sé; e così via.
Anche la conversazione descritta ai vv. 32-43 definisce simbolicamente i rapporti che intratteniamo nel corso della nostra esistenza: un intreccio di momenti di finzione (quell’inventare / facile, nel dire agli altri, vv. 38-39) e di slanci di sincerità (fino a poter confessare / quanto […] mai avremmo osato […] confidare, vv. 40-43), rapporti che comunque non sembrano capaci di rompere del tutto la solitudine di fondo in cui siamo immersi.

1. Riassumi in circa 10 righe il discorso che il viaggiatore rivolge ai suoi compagni di viaggio.

2. DIBATTITO IN CLASSE Ti sembra efficace l’immagine del viaggio in treno come allegoria della vita umana? E che cosa pensi del congedo del viaggiatore? Discutine in classe.

 >> pagina 933 
La situazione sembra assurda e surreale: il viaggiatore deve scendere dal treno, ma non sa esattamente perché (sicuri segni mi dicono, / da quanto m’è giunto all’orecchio / di questi luoghi, ch’io / vi dovrò presto lasciare, vv. 8-11). Anche questa condizione di indefinitezza, tuttavia, possiede un significato simbolico, rimandando all’oscurità che avvolge l’esistenza umana. Il poeta-viaggiatore fatica a staccarsi dalla vita, giacché apprezza la possibilità di intrattenere relazioni con gli altri (Ancora vorrei conversare / a lungo con voi, vv. 18-19), ma sa che è inutile opporsi al destino, al quale finisce così per rassegnarsi (Ma sia, v. 19), in una disperazione / calma, senza sgomento (vv. 91-92).

3. Quale figura retorica è presente nell’espressione disperazione / calma (vv. 91-92)? Come può essere spiegata in relazione allo stato d’animo del poeta?

4. Quali potrebbero essere – sul piano letterale del viaggio e su quello simbolico della vita – i sicuri segni (v. 8) in virtù dei quali il viaggiatore ritiene che presto dovrà lasciare i suoi compagni?

Le scelte stilistiche

Il lessico, adeguato ai modi discorsivi richiesti dalla situazione narrativa delineata nel componimento – un viaggio in treno –, è colloquiale e a tratti burocratico: sintagmi quali luogo del trasferimento (v. 20) o nuova sede (v. 23), per esempio, appartengono al linguaggio della pubblica amministrazione o dell’esercito. In generale, la lingua si attesta su un livello del tutto convenzionale, come si vede nell’utilizzo di modi di dire piuttosto stereotipati: torno / a dirvi, e di cuore, grazie / per l’ottima compagnia (vv. 65-67); Buon proseguimento (v. 93).
Questo dettato così dimesso determina un sostanziale abbassamento di tono, soprattutto se considerato in relazione alle riflessioni filosofiche contenute nella lirica. Si spiega in questo modo anche la presenza, di norma assai rara in poesia, di elementi fàtici, che stabiliscono cioè un contatto tra il mittente e il destinatario del messaggio: Scusate (v. 44), Vogliate scusare (v. 55), Dicevo (v. 56), Ma, cos’importa (v. 64).

5. In un tessuto lessicale prevalentemente dimesso e colloquiale emergono alcuni vocaboli meno comuni e di uso più dotto. Individuali.

6. Perché tutto il discorso relativo alla valigia (vv. 44- 55) è posto tra parentesi?

7. Individua e distingui, all’interno del testo, le diverse funzioni del congiuntivo: desiderativo, concessivo, esortativo.

L’abbassamento di tono si accentua nella seconda parte del testo (dal v. 56 in poi) ed è confermato dall’iterazione – di sapore ironico – del termine congedo, ripetuto per ben sette volte nel corso di due strofe (vv. 68-86). La ripetizione conferisce al testo un ritmo cantabile, quasi da canzonetta, ma ha anche un importante valore semantico: «il poeta “chiede congedo” non solo ai quattro compagni di viaggio che cita, ma anche ai valori che rappresentano – il dottore la sapienza (intesa come conoscenza intellettuale e non come saggezza), la ragazzina l’amore, il marinaio la pace e la guerra e il sacerdote la religione» (Costa).

8. SCRIVERE PER ARGOMENTARE Sembra anche a te – come è parso a qualche interprete – che la leggerezza del tono (da canzonetta, appunto) possa rappresentare una reazione all’angoscia e alla disperazione? Motiva la tua risposta in un testo argomentativo di circa 20 righe.

Il magnifico viaggio - volume 6
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