Il magnifico viaggio - volume 2

Glossario gomenti elevati (l e. ad Pisones di Orazio, detta anche Ars poetica). Nella letteratura italiana, denominazione di alcuni poemetti lirico-didascalici in versi sciolti o in terzine del XVII e del XVIII sec. (come le e. di C.I. Frugoni, l e. A Vincenzo Monti di U. Foscolo e l e. Al conte Carlo Pepoli di G. Leopardi). Nel linguaggio ecclesiastico, le lettere degli Apostoli che fanno parte del Nuovo Testamento. Epitesi In linguistica, aggiunta di qualche fonema alla fine di una parola; per es., in italiano antico -e nelle forme ossitone: fae, faroe, ameroe, piue, tue ecc., e talora -ne, come in sine, none, quine. detta anche paragoge. Esametro Verso tradizionale dell epopea greca e romana da Omero in poi, usato però anche nella poesia religiosa (oracoli e inni), nella didascalica e, unito con il cosiddetto pentametro elegiaco, nella poesia elegiaca (distico elegiaco). L e. si trova alternato con il dimetro giambico già in Archiloco e poi in epodi di Orazio. Si ebbero vari tipi di e. secondo la disposizione degli spondei rispetto ai dattili; tra i più noti: e. spondaico, se il 5° piede è spondeo; e. periodico, se alterna dattili e spondei; e. saffico, frequente in Saffo, se ha lo spondeo all inizio e in fine; e. olodattilo, se formato tutto di dattili; e. olospondaico, se tutto di spondei. Nell e. greco le cesure più comuni sono: la cesura pentemimera, la cesura trocaica, la eftemimera. L e. latino, introdotto da Ennio, ha prevalenza di spondei, rigetta la cesura trocaica, preferisce la pentemimera. Con Virgilio l e. di stile severo raggiunge la perfezione anche per la tecnica delle regole sulla fine del verso. Nell e. medievale la cesura pentemimera diventa quasi esclusiva e spesso viene introdotta la rima . Nella metrica italiana cosiddetta barbara il ritmo dell e. è generalmente riprodotto con un settenario più un novenario . Esempio: «Phantasia mihi plus quam phantastica venit / historiam Baldi grassis cantare Camoenis (Teofilo Folengo, Baldus, I, 1-2). F Figura etimologica una figura retorica grammaticale e insieme semantica che consiste nell accostamento di due parole aventi la stessa radice. La f. e. rientra nella famiglia delle paronomasie , vale a dire di quelle espressioni che, poste nello stesso segmento discorsivo, si richiamano per affinità di forma, ma se ne differenziano per lievi mutamenti dell espressione in grado così di creare inediti e inattesi circuiti di senso. Nel caso della f. e., l affinità di forma viene però determinata dalla presenza di una stessa radice per origine di etimo o per derivazione (come nelle espressioni vivere la vita , morire di una morte , amare di un amore , sognare un sogno ecc.). La figura si presta così a meccanismi di intensificazione semantica del concetto di base (evocata dalla radice), garantendone una maggiore forza espressiva. Esempi: «esta selva selvaggia e aspra e forte (Dante, Inferno, I, 5); «e luce altra non c è tanto lucente (L. Ariosto, Orlando furioso, II, ott. 56). 604 Fronte Nella canzone antica o petrarchesca, la prima delle 3 parti in cui si suole dividere la strofa; è suddivisa a sua volta in 2 piedi di identica struttura metrica. H H steron pr teron Figura retorica (dagli antichi retori chiamata isterologia) per la quale l ordine delle parole è invertito rispetto all ordine naturale delle azioni. Esempio: «tu non avresti in tanto tratto e messo / nel foco il dito (Dante, Paradiso, XXII, 109-110). I Iato Incontro di vocali appartenenti a sillabe diverse, a volte indicato, nella grafia, da una dieresi. riferito all incontro di vocali non solo nel corpo d una stessa parola, ma anche in fine e principio di due parole consecutive. Esempio: «Cominciò a poco a poco indi a levarse (L. Ariosto, Orlando furioso, II, ott. 49). Inversione Spostamento nell ordine o nella disposizione degli elementi (due o più) di un insieme che per lo più prendono il posto l uno dell altro, in modo da ottenere una disposizione contraria a quella di prima, o comunque diversa: i. dei termini di una proposizione. In particolare, i. di un costrutto o i. sintattica, la disposizione delle parole di un costrutto sintattico in modo diverso da quello normale e più semplice, soprattutto per effetti stilistici: le i. sono frequenti nella poesia; i. elegante, studiata, contorta, forzata, che genera oscurità. Esempio: «O del grand Appennino / figlio picciolo (T. Tasso, Rime, 573, 1-2). Iperbato Figura retorica consistente nel separare due parole strettamente connesse dal punto di vista sintattico mediante l inserzione di una o più parole, in modo da determinare un ordine inconsueto o irregolare degli elementi della frase, con particolari effetti di suggestione poetica. Esempi: «Erano i capei d oro a l aura sparsi / che n mille dolci nodi gli avolgea (F. Petrarca, Canzoniere, 90, 1-2); «et quel che n altrui pena / tempo si spende (F. Petrarca, Canzoniere, 128, 106-107); « tardo ai fiori / ronzio di coleotteri (E. Montale, La rana, prima a ritentar la corda, vv. 5-6). Iperbole Figura retorica, consistente nell esagerazione di un concetto oltre i termini della verosimiglianza, per eccesso ( le grida salivano alle stelle ) o per difetto ( non ha un briciolo di cervello ). Esempi: « O frati , dissi, che per cento milia / perigli siete giunti a l occidente (Dante, Inferno, XXVI, 112-113); « che mi tien sì magro / che tornare senza logro di Francia (C. Angiolieri, Tre cose solamente mi so in grado, vv. 1011); «Dir Li porò: Tenne d angel sembianza / che fosse del Tuo regno (G. Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre amore, vv. 58-59); «Gli occhi tuoi pagheran (s in vita resti) / di quel sangue ogni stilla un mar di pianto (T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, ott. 59). Ipotassi Procedimento sintattico (detto anche subordinazione) per cui le proposizioni sono ordinate ed espresse nel periodo secondo un rapporto di dipendenza cronolo-

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento