Il magnifico viaggio - volume 2

Glossario un settenario e 2 endecasillabi accoppiati, con la rima dell ultimo verso di ogni strofetta ripresa nei primi due della successiva; sonetto con la c., sonetto caudato. Congedo Stanza finale di una canzone o di una sestina , detta anche commiato. Consonanza Accordo delle sillabe finali, che forma la rima ; talora s intende per c. l uguaglianza delle sole consonanti nella terminazione di due parole (per es., mare e dolore; padre e leggiadro), contrapposta all assonanza in cui sono identiche solo le vocali. D Decasillabo Verso composto di 10 sillabe metriche, la cui varietà con accenti ritmici sulla 3ª, 6ª e 9ª sillaba, senza cesura, è molto orecchiabile. Esempi: «a lo stomaco // dolur pognènti (Iacopone da Todi, O Signor, per cortesia, v. 9); «Soffermàti sull àrida sp nda (A. Manzoni, Marzo 1821, v. 1). Nell uso antico, ripreso dai Romantici e poi da Pascoli, è spesso nella forma di un doppio quinario con cesura fissa dopo il primo quinario. Esempio: «Al mio cantuccio, // donde non sento (G. Pascoli, L ora di Barga, v. 1). Dittologia In retorica, ripetizione di una parola (come bello bello , alto alto ), oppure giustapposizione di una parola a un altra ( ubriaco fradicio , pieno zeppo ), con funzione rafforzativa; è detta d. sinonimica quella in cui si ha giustapposizione di una coppia di sinonimi o quasi sinonimi. Esempio: «[ ] Ella già sente / morirsi, e l piè le manca egro e languente (T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, ott. 64). E Emistichio Nella metrica classica, ciascuna delle 2 parti in cui il verso viene diviso dalla cesura . Nella metrica medievale e moderna, la prima o la seconda metà di un verso divisibile in due (come, per es., l alessandrino ). Endecasillabo Verso composto di 11 sillabe, il più importante e vario della tradizione poetica italiana per le sue molteplici soluzioni metriche (in base al numero degli accenti e delle pause); di largo impiego nel poema in terzine (Dante, che lo definì superbissimum carmen) e in ottave (L. Ariosto, T. Tasso), nella poesia tragica, nel sonetto o, alternato al settenario , nella canzone antica e leopardiana. Le origini risalgono alla poesia dei primi siciliani (fine XII sec.), che probabilmente lo ripresero dai poeti provenzali. Gli accenti ritmici possono essere disposti in modo vario; l unica costante è l accento fisso sulla 10ª sillaba. Nella varietà delle configurazioni, si presentano con maggiore frequenza gli schemi con accento sulla 4ª sillaba e con accento sulla 6ª sillaba: l e. risulta diviso in 2 membri o emistichi e prende il nome, nel primo caso, di e. a minore («sì che l piè férmo // sempre era l più bàsso , Dante, Inferno, I, 30), nel secondo, di e. a maio- re («l amor che move il s le // e l altre stélle , Dante, Paradiso, XXXIII, 145). Endiadi Figura retorica per cui un concetto viene espresso con due termini coordinati, di solito due sostantivi al posto di un sostantivo determinato da aggettivo o complemento di specificazione. Esempi: «con tante note sì pietose et scorte (F. Petrarca, Canzoniere, 311, 4), a significare suoni modulati in maniera tanto commossa ; «di ceneri e di pomici e di sassi / notte e ruina (G. Leopardi, La ginestra, vv. 215-216), cioè tenebrosa rovina . Enjambement Superamento logico e sintattico del limite ritmico del verso, ottenuto con la collocazione nel verso successivo di un termine strettamente connesso ad altro del precedente. Mentre poeti come Dante tendono a far coincidere l unità metrica del singolo verso con l unità sintattica e concettuale di una frase, di modo che ogni singolo verso abbia un significato compiuto e autonomo, a partire dal Cinquecento e sempre più spesso nell Otto e Novecento, i poeti spezzano i nessi unitari, sia per dare maggiore rilievo a singoli elementi dei versi, sia per creare una più intensa fluidità ritmica che modifichi la rigida e monotona scansione dei versi. Esempi: «Così prava natura / recontra amor come fa l aigua il foco / caldo, per la freddura (G. Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre amore, vv. 25-27); «O dolce selva solitaria, amica / de miei pensieri sbigottiti e stanchi (G. Della Casa, Rime, 63, 1-2). Enumerazione L atto, il fatto di enumerare; enunciazione ordinata e puntuale di una serie di cose. Nella retorica classica, la parte di un orazione in cui si richiamano ordinatamente gli argomenti precedentemente enunciati. Esempi: «che rami e ceppi e tronchi e sassi e zolle ; «e fe il simil di querce e d olmi vecchi, / di faggi e d orni e d illici e d abeti (L. Ariosto, Orlando furioso, XXIII, ott. 131 e 135). Epanalessi Figura retorica, dai grammatici latini detta geminatio, che consiste nella ripetizione di una o più parole in un unico segmento testuale sintattico (prosa) o ritmico (verso), sia di seguito, sia con l interposizione di altre parole. figura di emozione, di intensificazione emotiva. Esempio: «Non sono, oimè!, non sono / quel ch altra volta fui (T. Tasso, Rime, 59, 3-4). Epifora Nella retorica, figura speculare all anafora , consistente nella ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati. Esempio: «Qui vince la memoria mia lo ngegno; / ché quella croce lampeggiava Cristo, / sì ch io non so trovare essempro degno; / ma chi prende sua croce e segue Cristo, / ancor mi scuserà di quel ch io lasso, / vedendo in quell albor balenar Cristo (Dante, Paradiso, XIV, 103-108). Epistola In diplomatica, sinonimo di littera, nel senso di documento pubblico, imperiale, regio e pontificio, emanato in forma di lettera. Nella letteratura latina, genere di componimento poetico in versi, talvolta affine alla satira, che nella forma e nel tono familiare s avvicina alla lettera (le e. in esametri di Orazio), ma tratta anche ar- 603

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento