Il magnifico viaggio - volume 2

PROVA 2 Saggi critici PROVA 2 TASSO E LA CRISI DELLA SUA EPOCA Lanfranco Caretti, La poesia di Tasso, prefazione a Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, Einaudi, Torino 1971 Il filologo e critico Lanfranco Caretti (1915-1995) riflette sull opera di Tasso considerandola particolarmente rappresentativa dell epoca storica in cui è stata prodotta. Rifiuta di interpretare la poesia di Tasso come espressione di debolezza psicologica e di malattia e sottolinea come la crisi non sia individuale, ma vada estesa a un preciso contesto politico e culturale: Tasso non è il poeta incompreso, perseguitato dalla società, ma è un intellettuale che partecipa del clima di irrequietezza del tempo, traducendolo artisticamente attraverso la sua sensibilità. Non ha dunque molto senso fare un raffronto Ariosto/Tasso in termini di stabilità/instabilità. Tasso di fatto riflette perfettamente, con il suo stato d animo inquieto, il declino della civiltà rinascimentale in tutte le sue fasi, fino al momento di rigida chiusura rappresentato dalla restaurazione cattolica. 5 10 15 20 25 30 Se c è una poesia singolarmente rappresentativa di una epoca storica o almeno di alcuni aspetti fondamentali, unanimemente individuati, questa a me sembra essere proprio la poesia tassiana. L importante è non dimenticare che i modi particolari con cui l arte si lega alla storia, e illuminandola nel profondo la interpreta e la rispecchia, sono spesso allusivi e segreti. Nel caso del Tasso, si dovrà infatti rinunciare al reperimento di un rapporto dichiarato ed esplicito, verbalmente motivato, così come non converrà indulgere alle consuete inchieste moralistiche fondate sulle contraddizioni psicologiche e sugli inviluppi sentimentali. Dislocando infatti con troppa disinvoltura certi rigidi ritratti del poeta, costruiti inseguendo le apparenze più vistose, sul piano del giudizio critico, si è condotti fatalmente a falsarne la personalità autentica, che non sopporta semplificazione di comodo, e a ridurne l opera ad alcune isole poetiche, più o meno estese, le quali sembrano poi affiorare, per assenza di prospettiva storica, come terre vergini scoperte con sorpresa dopo una navigazione cieca e fortunosa. La verità è che una figura così complessa come quella del Tasso, a parte certi eccessi esasperati che richiedono, questi sì, giustificazioni particolari e private, non può essere adeguatamente decifrata con gli strumenti della psicologia autonoma, ma va reinserita nella storia dell epoca di cui si trovò ad assumere i tratti dominanti, sì che le sue stesse contraddizioni non vengano più attribuite a bizzarrie umorali o a debolezze di carattere, ma siano considerate come il riflesso di una condizione spirituale più vasta e generale, come la testimonianza, sia pure soggettivamente ipersensibilizzata, di quella intensa crisi che si aperse, giusto nel cinquantennio che durò la non lunga vita del Tasso, nelle istituzioni politiche e nella vita intellettuale italiana. Se è parso necessario liberarsi, ad un certo momento, del modulo convenzionale e del mediocre mito secondo cui si era generalmente interpretato il mondo dell Ariosto come un ideale perenne di sedentaria placità e di sorniona pigrizia e se ne è, invece, approfondito, sotto le svagate apparenze, il robusto senso della misura e dell equilibrio, la saggezza realistica, cioè proprio quelle precise virtù morali che erano in accordo con le disposizioni più intime della coscienza rinascimentale, altrettanto salutare sembra l abbandono definitivo di quell astratta simbologia di cui i romantici incoronarono il Tasso, presentandolo come una sorta di solitario poeta maudit, perseguitato e incompreso dalla società, e parimenti di quella impietosa requisitoria a cui lo sottoposero i positivisti quando credettero di averne identificato il male nascosto mettendone in luce i difetti di natura e Prove sul modello INVALSI / 595

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento