IL CARATTERE - Un poeta tra allucinazione e realtà

L A L B E R O S U L G I A N I C O LO Dell albero che diede quiete agli anni malinconici della vecchiaia del poeta, e che divenne meta di pellegrinaggi durante il Romanticismo, oggi non rimane che un ceppo rinsecchito. Già nel 1973 così scriveva Achille Campanile, in un testo umoristico: «Quell antico tronco d albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand essa era frondosa . Per ricordarne la suggestione, non resta che affidarsi alla memoria dei dipinti. Maxim Nikiforovich Vorobiev, La quercia di Tasso, 1848. San Pietroburgo, Museo di Stato Russo. IL CARATTERE UN POETA TRA ALLUCINAZIONE E REALT Non è sempre facile distinguere il romanzesco dal reale nella selva di aneddoti fiorita intorno alla vita di Torquato Tasso: nessun letterato italiano ha alimentato quanto lui una così variegata ridda di storie e curiosità nel tentativo di illuminare le bizzarrie, le oscurità e le inquietudini di una personalità tanto complessa. Malinconico e nevrotico Il primo biografo di Tasso è stato iil poeta stesso, con il suo epistolario. Le lettere cci mostrano da un lato l incostanza dei suoi stati d animo, d la sua egocentrica esigenza di essere al centro c delle attenzioni, riverito e omaggiato, e allo stesso tempo il suo bisogno di sicurezzee e di affetti sinceri in un mondo dominato dall ipocrisia al e dalla simulazione. Torquato stesso es a definirsi «melanconico , ipocondriaco, c affetto da una nevrosi che si manifesta a iintermittenza, con allucinazioni e crisi epilettiche. pi gli obblighi morali, i compromessi istituzionali e i vincoli religiosi del suo tempo a destabilizzarne la psiche. Forse sono vere entrambe le ipotesi: Tasso cullava il desiderio di recuperare l armonia di un età dell oro nella quale rivivere il sogno umanistico di una libertà senza confini; al tempo stesso, percepiva in sé e negli altri il peccato, il male, l eresia: da qui il disprezzo z per il prossimo e l esigenza di punire sé stesso. Il suo istinto finiva p per confliggere con la sua ragione, il desiderio io d amore con il senso del dovere, la tentazione n di ribellarsi con l obbligo dii obbedire e conformarsi alle norme: or a questo conflitto il poetaa non ha saputo trovare altra soluzione o che una fuga continua, u un errare senza sosta che è la più autentica metafora della sua esistenza e del suo carattere. Un insanabile inquietudine Per noi lettori di oggi è impossibile stabilire se la forma di grave depressione da cui era affetto il poeta fosse, per così dire, la conseguenza di un indole ipersensibile e di una predisposizione patologica o se siano state le circostanze esterne, Giuseppe de Fabris, Monumento funebre di Torquato Tasso (particolare). Roma, Chiesa di Sant Onofrio al Gianicolo. L AUTORE / TORQUATO TASSO / 499

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento