L’esilio e la stagione letteraria

G IR OLA MO SAVO NA R OL A La formazione politica di Machiavelli si intreccia con la vicenda di Girolamo Savonarola. Il frate sapeva infiammare il pubblico inveendo contro il degrado morale dilagante; i suoi sermoni facevano balenare un impietoso castigo divino contro i peccatori. Il popolo fiorentino ne è sedotto: libri e stampe licenziose, abbigliamenti femminili sconvenienti e oggetti di lusso finiscono arsi nei cosiddetti «bruciamenti [cioè falò] delle vanità . La fortuna del frate ha però vita breve: scomunicato nel 1497, l anno successivo è condannato al rogo in piazza della Signoria per eresia e impostura. Fra Bartolomeo, Ritratto di Girolamo Savonarola, 1498. Firenze, Museo Nazionale di San Marco. assedio di Pisa, nel 1509: «Ogni dì vi scopro el maggiore profeta che avessino mai gli Ebrei o altra generazione , gli scrive l amico Filippo Casavecchia. 1499: Discorso sopra Pisa 1503: Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini e capo; Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati 1508-1512: Ritratto delle cose della Magna L ESILIO E LA STAGIONE LETTERARIA Repentina, come era stata la sua ascesa, è però anche la sua caduta. A Firenze, infatti, per volere della Lega Santa (l alleanza voluta da papa Giulio II con Venezia, la Spagna e l Inghilterra contro i francesi), i Medici tornano al potere (1512). il cardinale Giovanni de Medici che, con l aiuto delle truppe spagnole, entra in città, dopo aver vinto la debole resistenza dell esercito repubblicano. Per qualche settimana Niccolò spera di essere ancora una voce ascoltata. Ma è un illusione fugace: nel novembre 1512 viene rimosso dall incarico di segretario e condannato al confino. La presenza del suo nome in una lista di possibili partecipanti a una congiura antimedicea ne aggrava poi la posizione. Imprigionato e torturato , viene rimesso in libertà nel marzo del 1513 in seguito a un amnistia e può quindi tornare al suo ritiro dell Albergaccio, presso San Casciano (a circa 15 chilometri da Firenze), «ridutto in villa e discosto da ogni viso umano [confinato in una casa di campagna e lontano dalla vista degli uomini]. I primi mesi di esclusione dalla vita politica determinano in Machiavelli, quasi per contrasto, il desiderio impellente di approfondire il proprio pensiero, mettendolo su carta. Non si tratta più di commentare un singolo caso circoscritto, ma di dare valore universale alle meditazioni sulla politica sviluppate grazie all esperienza diretta e alla conoscenza del passato. Da una lettera a Francesco Vettori, datata 10 dicembre 1513 ( T1, p. 340), sappiamo che Niccolò ha terminato di scrivere Il Principe, per la cui stesura ha interrotto un altra opera a cui lavora da mesi, i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, che completerà in seguito, forse tra il 1517 e il 1519. D altra parte, anche se fuori dal giro della politica che conta, non dobbiamo pensare che Niccolò Machiavelli vivesse come un recluso. L Epistolario racconta di incontri d amore e avventure poco edificanti, battute e novelle erotiche scritte in margine alla burocrazia d ufficio. Niccolò è anche questo: può apparire «grave, tutto volto a grandi cose e al tempo stesso «leggiero, inconstante, lascivo, volto a cose vane (così scrive a Vettori, nel gennaio del 1515). Nel 1516 Machiavelli può tornare a Firenze, dove frequenta i giardini della famiglia Rucellai, i cosiddetti Orti Oricellari, punto d incontro di giovani intellettuali di orientamento repubblicano. 1513: Il Principe Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio 1516-1517: L asino 1518: La mandragola, Belfagor arcidiavolo, Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua 1513-1519: L AUTORE / NICCOL MACHIAVELLI / 331

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento