Il magnifico viaggio - volume 2

Armonia e continuità della narrazione Le scelte stilistiche Nelle prime ottave del brano, nonostante le difficoltà della fuga e l orrore delle selve spaventose e oscure, la descrizione appare serena e luminosa. Il poeta è infatti capace di sollevarsi al di sopra delle specifiche vicende dei personaggi e dei loro stessi occasionali stati d animo. Ogni vicenda sembra come contemplata dall alto, da una sorta di Olimpo in cui si muove, tranquilla, la fantasia dell autore. All ottava 35, il paesaggio inabitato e selvaggio viene sostituito da un ambiente luminoso e sereno: è il classico locus amoenus, cioè uno scenario naturale dolce e confortante, fatto tradizionalmente di una vegetazione verde e fiorita, un venticello gradevole, acqua che scorre fresca. In realtà non c è frattura né improvviso stacco tra le due situazioni: c è invece la notevole capacità di Ariosto di dissolvere una visione in un altra, un ritmo narrativo in un altro. I colpi di scena La sostanziale continuità tra un episodio e l altro del poema non è contraddetta dai frequenti colpi di scena che interrompono e variano il libero fluire della narrazione; al contrario, potremmo dire che per il loro tramite l autore persegue l obiettivo di ottenere un racconto ininterrotto e al tempo stesso diversificato, in modo da evitare qualsiasi senso di monotonia o di prevedibilità. In questo brano un primo esempio di colpo di scena è, all ottava 38, l arrivo di Sacripante; un secondo è, all ottava 59, il rumore che annuncia l arrivo di un altro cavaliere, che scopriremo essere Bradamante, l imprevedibile soccorritrice di Angelica, apparsa all improvviso per vanificare le aspirazioni erotiche dello sprovveduto Sacripante. L ironia Anche in questo brano è ravvisabile la tipica tonalità ironica, che Ariosto esercita soprattutto su Sacripante: egli si lamenta così soavemente (v. 60) da spezzare un sasso e da ammansire una tigre feroce; con due iperboli le sue guance segnate dalle lacrime vengono paragonate a un ruscello e i singhiozzi che lo scuotono a un vulcano in eruzione. L esagerazione delle pene d amore è bilanciata dallo scetticismo del poeta, che tende, in tutto il poema, a riportare le passioni umane a una dimensione di maggiore realismo. In altre parole, attraverso l esasperazione delle smanie amorose dei suoi personaggi Ariosto afferma indirettamente la necessità di vivere i sentimenti all insegna di un più sano equilibrio. Inoltre assistiamo al rovesciamento dei valori tipicamente cavallereschi: qui l intento del guerriero non è di proteggere l onore di una fanciulla illibata dagli assalti di uomini disonesti, ma al contrario di cogliere il fiore della sua giovinezza, approfittando di una situazione di debolezza. Infine, lo sviluppo successivo dell azione porta al suo definitivo ridimensionamento di uomo e combattente ad opera di due donne, l astuta Angelica e la misteriosa amazzone dal bianco pennoncello (v. 220). Del resto la stessa Angelica non sfugge all ironia ariostesca. Per esempio l autore non manca di avanzare qualche dubbio sulla sua verginità, che lei afferma con convinzione di fronte a Sacripante (Forse era ver, ma non però credibile / a chi del senso suo fosse signore, vv. 185-186), e lo stilnovistico angelico sembiante (v. 167) è solo la superficie di una donna pratica e opportunista, come si vede dalle ipocrite parole melliflue riservate al guerriero saraceno dopo lo scacco subìto al solo scopo di tenerselo buono come guardia del corpo personale contro le insidie della foresta. Va detto però che l ironia di Ariosto non si esercita su Angelica altrettanto direttamente che sui personaggi maschili. Sembra infatti che l eroina sia oggetto, da parte dell autore, di una certa simpatia. Il comportamento di Angelica non viene davvero condannato; semmai la giovane viene ammirata per la capacità che ha di piegare gli eventi, per quanto inattesi, al proprio vantaggio. Lo si vede chiaramente, dal fatto che, tra l astuta Angelica e l intraprendente Sacripante, oggetto degli strali ironici dell autore è, di fatto, soprattutto il povero e credulone re di Circassia, che dà facile credenza a quel che vuole (v. 192). L intertestualità L ironia ariostesca si esprime anche attraverso la ripresa di celebri modalità retoriche della poesia precedente, in particolare della lirica amorosa di Petrarca. Per esempio l antitesi m agghiacci et ardi (v. 65) rimanda a «et ardo, et son un ghiaccio (Canzoniere, 134, 2) o anche a «di state un ghiaccio, un foco quando inverna (Canzoniere, 150, 6). La similitudine della rosa alle ottave 42-43 presenta un esplicito richiamo a una fonte classica, il carme 62 del poeta latino Catullo (ca 84-54 a.C.): «Come fiore nascosto che 258 / UMANESIMO E RINASCIMENTO

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento