INTRECCI SOCIOLOGIA - Galateo e galatei

intre cci SOCIOLOGIA Ignoto romano, Ritratto di Giovanni Della Casa, 1621. Milano, Pinacoteca Ambrosiana. un concorso per il miglior galateo popolare : tra le opere premiate ci fu un Galateo morale per ogni classe di cittadini. La specializzazione ottocentesca Galateo e galatei Storia di un genere letterario di successo Le buone maniere per tutti Monsignor Giovanni Della Casa non ha soltanto coniato, attraverso il titolo della sua opera più nota, un termine che tutti usano (e di cui pochi conoscono l origine), ma ha anche dato il la a un vero e proprio sottogenere letterario, quello appunto dei galatei . Soprattutto a partire dall Ottocento, non si contano infatti le opere che già nel titolo dichiarano la propria intenzione di fornire le basi dell etichetta o del bon ton. Molte di esse erano principalmente rivolte al ceto borghese in ascesa, a cui le nuove esigenze sociali imponevano di adeguarsi ai riti e ai costumi della vecchia élite nobiliare. Altre avevano invece lo scopo di educare alle buone maniere il semplice popolino , che secondo una certa pubblicistica filantropica ottocentesca meritava anch esso di essere dotato degli strumenti elementari per comportarsi bene. Insomma, la buona educazione doveva essere un patrimonio di tutti, tanto che perfino le amministrazioni pubbliche si fecero carico del problema. Nel 1867, per esempio, la municipalità di Torino bandì A ridosso dell Unità d Italia, il galateo è andato via via specializzandosi. Perdendo il proprio carattere universale, a ogni ceto sociale furono dedicate cataste di manuali di buone maniere, piccoli best seller in un mercato editoriale in espansione. Ecco quindi decine e decine di titoli di questo tenore: Galateo dei teatri e dei caffè (1869), Il galateo del giovinetto convittore (1870), Galateo morale del campagnuolo (1873), Galateo di un medico (1873), Il galateo delle signore (1882), Galateo della borghesia (1883), Piccolo galateo per i figliuoli del popolo (1884), Il piccolo galateo dello scolaro (1885) e via dicendo. A scriverli erano per lo più pedagogisti, ma anche comuni dilettanti della penna e delle buone creanze, anche se non mancarono firme eccellenti, che si cimentarono pure nella scrittura di galatei. Tra questi, l opera più importante fu quella di Melchiorre Gioia (1767-1829), che, nel 1802, volle seguire l esempio di Della Casa scrivendo un Nuovo Galateo, accolto da entusiasmi ma anche riserve (l abate Antonio Rosmini lo definì degno di un «ciarlatano ). Più tardi a scrivere fortunati manuali per gente perbene furono soprattutto scrittrici come la Marchesa Colombi (1840-1920) e Matilde Serao (1856-1927). Lo specchio della società Oggi il genere non è ancora tramontato e precetti di buona creanza vengono sfornati senza sosta. Certo, appaiono molto diversi da quelli scritti in epoca postrisorgimentale per rafforzare l identità nazionale e la coesione sociale, o durante il fascismo per imporre nuovi modelli di uomo e di donna, o ancora nel secondo dopoguerra, quando la modernizzazione modificò abitudini e stili di vita. Tuttavia, come i galatei di ogni tempo, anch essi raccontano molte storie e descrivono, spesso meglio di un romanzo, la società che li ispira, con le sue regole e le sue contraddizioni. Come ha scritto il sociologo tedesco Norbert Elias, «il fatto che l argomento stesso li obblighi ad attenersi strettamente alla realtà sociale, conferisce a queste opere, in quanto fonti di notizie circa i processi sociali, la loro particolare importanza . IL GENERE / LA TRATTATISTICA RINASCIMENTALE / 137

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento