Il magnifico viaggio - volume 1

85 90 95 100 non può frenare lacrime e sospiri. Ma non vuol dimenticar se stesso, proclama la sua colpa, chiede pietà a Dio: «O padre vero, che giammai mentisci, tu che resuscitasti Lazzaro da morte e Daniele salvasti dai leoni, salva l anima mia da tutti i pericoli per i peccati che in vita mia commisi! . A Dio ha offerto il guanto destro: san Gabriele con la sua mano l ha preso. Sopra il braccio teneva il capo chino; con le mani giunte è andato alla sua fine. Dio gli manda l angelo Cherubino e san Michele del Pericolo del mare; insieme a loro venne san Gabriele: portano in paradiso l anima del conte. 89 tu che da morte: la resurrezione di Lazzaro è narrata nei Vangeli. 90 Daniele salvasti dai leoni: nell Antico Testamento si racconta che il profeta Daniele scampò incolume, per miracolo divino, da una fossa piena di leoni in cui era stato fatto gettare dai cortigiani di Babilonia. 94 san Gabriele: l arcangelo che sta presso il trono di Dio e che portò a Maria l annuncio dell incarnazione di Cristo. 97 Cherubino: i cherubini sono una del- le gerarchie angeliche più vicine a Dio. 98 san Michele del mare: san Michele arcangelo, vincitore degli angeli ribelli, venerato in un monastero sulla Manica come protettore dei naviganti. DENTRO IL TESTO L umanissimo congedo dell eroe Il guerriero e il santo I contenuti tematici Il passo riportato il più celebre dell intero poema unisce alla materia epica un senso di umanità e intensa commozione. Qui il più forte paladino di Carlo Magno non appare più come una sorta di semidio, come il guerriero invincibile che da solo può sbaragliare un esercito, ma un uomo tra gli uomini, una creatura consapevole dei propri limiti. In punto di morte, prima pensa al passato, alle conquiste ottenute, al suo sovrano, ai momenti felici e gloriosi; poi si rende definitivamente conto che la sua vita sta per finire, e allora non esita a compiere il gesto di sottomissione a Dio a cui è chiamato ogni cristiano. Quando sente la fine vicina, Orlando riafferma la propria identità di guerriero con due atti altamente simbolici. In un primo momento, come in preda al furore, tenta di distruggere la propria spada, che il codice cavalleresco impone non debba finire nelle mani del nemico (preferisco morire che abbandonarla tra i pagani, v. 40). La sua arma, quasi umanizzata, compagna fedele di tante imprese memorabili, ha condiviso ogni momento glorioso con il paladino: deve pertanto spezzarsi ora che anche la vita del suo padrone sta per essere spezzata. Tuttavia Orlando, privo di forze, non riesce nell impresa, ma compie l ultimo gesto di eroe orgoglioso. Guarda infatti in direzione del nemico (verso la Spagna ha rivolto il viso, v. 80): non si tratta di uno sguardo di resa, ma al contrario di un ultimo atto di sfida e di rivendicazione solenne. Egli non muore da vinto, ma da vincitore. Questa scena segna una cesura evidente nella rappresentazione degli ultimi istanti di vita del paladino. Il vassallo del re Carlo cede il passo all altra faccia della sua identità: quella del servitore di Dio. Orlando, infatti, disteso sotto un pino (un albero imponente, simbolo dello slancio divino), può chiedere perdono a Dio dei peccati commessi, pregarlo per la salvezza della propria anima e offrirgli il guanto in segno di devozione e sottomissione. Il gesto estremo rientra nel codice cerimoniale feudale: il guerriero e il santo muoiono insieme. 64 / LE ORIGINI E IL DUECENTO

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento