Il magnifico viaggio - volume 1

nei confronti di una bella donna (assai astuta, come dimostra la finissima abilità con cui tesse il suo discorso ad Andreuccio per convincerlo di essere sua sorella) e insieme presuntuoso (all inizio crede di essere corteggiato da lei). Dall ingenuità alla scaltrezza In questa novella Boccaccio raffigura la goffaggine e la dabbenaggine stupefatta di un giovane provinciale capitato all improvviso in un ambiente di cinica delinquenza, uno scenario molto più grande di lui. L ingenuità di Andreuccio è sottolineata più volte da diverse espressioni della voce narrante: non essendo mai più fuori di casa stato (rr. 5-6); sì come rozzo e poco cauto (r. 9); s avvisò questa donna dover di lui essere innamorata, quasi altro bel giovane che egli non si trovasse allora in Napoli (rr. 39-40); niente di ciò sappiendo né suspicando (r. 49); sì come nuovo (r. 65); per questo ancora più credendo quello che meno di creder gli bisognava (rr. 125-126); da falsa credenza ingannato (r. 152); mattamente (r. 176); più cupido che consigliato (r. 265). La novella sembrerebbe così inserirsi a prima vista nella serie di quelle in cui campeggiano gli ingenui e gli sciocchi beffati. Tuttavia, a ben guardare, Andreuccio ha dalla sua più di una giustificazione: effettivamente sono eccezionali le circostanze nelle quali si trova coinvolto e, soprattutto, alla fine di quella particolarissima giornata sembra avere imparato la lezione. Nell ultimo episodio di cui è protagonista, quello del furto nella tomba dell arcivescovo, il personaggio manifesta astuzia e scaltrezza quando decide, prima di tutto, di tenere per sé il pezzo più prezioso, l anello. Un racconto di formazione Insomma, Andreuccio non è uno sciocco, ma solo un inesperto: «che però, via via, scaltrisce l ingegno (Russo). Si tratta, in altre parole, di un personaggio dinamico, che cambia nel corso della storia. Potremmo perciò leggere la novella anche come un racconto di formazione: una vicenda in cui il protagonista apprende qualcosa e alla fine è diverso da come era all inizio. Per giungere a questo risultato Andreuccio deve passare attraverso una serie di prove, utili a completare il processo di iniziazione alla vita matura: in tal senso possono essere interpretate le diverse cadute o discese (nel chiassetto, nel pozzo, nella tomba), che diventano altrettanti momenti in cui il personaggio è chiamato a mettere in campo le proprie risorse per superare le difficoltà che gli si presentano. Il ruolo della fortuna Le vicende in cui Andreuccio viene a trovarsi sono determinate anche dal caso o dalla fortuna, che inizialmente si pone quale antagonista del giovane: per caso Andreuccio precipita nel chiassetto (se si fosse addormentato in casa della siciliana, forse sarebbe stato addirittura ucciso); per caso incontra i due ladri che lo portano con sé; per caso, una volta in preda alla disperazione trovandosi chiuso nel sarcofago, sopraggiunge un altra banda di criminali, grazie ai quali riuscirà a liberarsi. Nell economia narrativa della novella, la fortuna sembra che si diverta a creare incontri e situazioni, in un continuo avvicendarsi di cadute e risalite. Ma è poi il personaggio che riuscirà a piegare il disegno della fortuna a proprio vantaggio, attraverso l astuzia che nel frattempo ha sviluppato. Il realismo della rappresentazione 600 / IL TRECENTO Le scelte stilistiche Come abbiamo detto, quella di Andreuccio è una delle novelle più mosse e romanzesche del Decameron. Non a caso è ambientata a Napoli, dove Boccaccio aveva trascorso gli anni spensierati della gioventù. In questa novella egli mostra una conoscenza di prima mano dei luoghi della città, che qui sono soprattutto quelli meno nobili e più plebei, i quartieri del malaffare e della criminalità: una Napoli notturna e labirintica. La città partenopea non si pone qui «come un semplice sfondo, ma diventa un principio di azione, un elemento dinamico della novella (Getto). Il realismo della novella è sottolineato, oltre che dal rigore toponomastico (i nomi dei luoghi citati nella novella corrispondono a quelli della Napoli trecentesca), anche da alcuni precisi dati storici, come il riferimento al re Carlo II d Angiò, alla guerra tra Angioini e Aragonesi e allo stesso arcivescovo Minutolo, morto nel 1301, anno in cui evidentemente si immaginano svolgersi i fatti raccontati. L interesse dell autore è tutto indirizzato al dipanarsi della vicenda, al suo continuo diramarsi e complicarsi (sino al lieto fine risolutore), mantenendo, dall inizio alla fine, un serrato ritmo narrativo, senza che ci sia mai alcun giudizio morale sui personaggi e sulle loro azioni. Su tali caratteristiche della narrazione si fonda quello che Benedetto Croce ha chiamato «lo spirito realistico e comico insieme di Boccaccio.

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento