Il magnifico viaggio - volume 1

11 Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido; et bramo di perir, et cheggio aita; et ò in odio me stesso, et amo altrui. 9-11 Vedo ma sono cieco, e non ho lingua e grido [di disperazione, quando lei è lontana]; e voglio morire, e imploro soccorso [per non morire]; e detesto me stesso [perché sono preda di questa passione che so per me distruttiva], e amo un altra persona [Laura]. 14 Pascomi di dolor, piangendo rido; egualmente mi spiace morte et vita: in questo stato son, donna, per voi. 12-14 Mi cibo (Pascomi) di dolore e sono felice di piangere (piangendo rido); allo stesso modo detesto sia la morte sia la vita: sono in tale condizione, o signora (donna), per causa vostra (per voi). 9 Veggio senza occhi: vedo con la ragio- ne il mio male, ma ubbidisco ciecamente allo stimolo dei sensi. non ò lingua: per parlare in presenza di Laura, a causa della timidezza. 11-14 altrui voi: unico esempio di rima siciliana nel Canzoniere. Le parole valgono bramare Il desiderio, quando è eccessivo e smodato, può renderci simili agli animali. Questo ci dice l etimologia del verbo bramare, dal germanico bramon, che significa muggire . Quando muggiscono o bramiscono, le bestie selvatiche affermano la propria presenza, rivendicano una conquista, oppure si predispongono all accoppiamento. Esibiscono così un ferino, primitivo istinto di possesso, non diversamente dagli essere umani che, accecati, bramano potere o denaro. Certo, non sempre l oggetto del desiderio è materiale: si può anche «bramare la conoscenza , ma questo verbo ha in sé e nella propria origine qualcosa di febbrile, violento, irrazionale. Anche se non hanno l intensità di bramare, nella lingua italiana esistono molti altri verbi che indicano un desiderio: elencane almeno un paio. DENTRO IL TESTO Le contraddizioni di un cuore innamorato Significati oscuri e la ripresa del devinalh La somma dei contrari I contenuti tematici Emerge nel sonetto il ritratto di un uomo in preda a un grande contrasto interiore, che non sa ciò che davvero desidera, che non è in grado di decidere tra le sensazioni contrapposte che prova. Nella prima quartina le ragioni di tale condizione restano sospese e vengono chiarite nella seconda, dove al v. 7 si parla esplicitamente di Amore. Nella prima terzina proseguono i contrasti, per arrivare, al verso che conclude il sonetto, a sciogliere il nodo di tale insopportabile agitazione interiore e ad accusare l amata (in questo stato son, donna, per voi). Nella parafrasi abbiamo provato a offrire una plausibile interpretazione di tutti i contrasti presenti nel testo, ma va detto che probabilmente Petrarca voleva esprimere, attraverso di essi, la sostanziale irrazionalità della condizione dell amante. Non solo: il sonetto, secondo lo studioso Stefano Carrai, rientra nel «microgenere lirico che i provenzalisti [gli studiosi di letteratura provenzale] chiamano devinalh (indovinello), ove una serie di antitesi apparentemente inspiegabili serve a tratteggiare una situazione enigmatica . Le scelte stilistiche Le figure retoriche adottate dal poeta per rappresentare le contraddizioni del proprio animo sono l ossimoro e l antitesi: potremmo dire che in ogni verso un antitesi produce un ossimoro. Essi sono presenti in tutti i versi, tranne nell ultimo, nel quale il poeta, come abbiamo visto, confessa la vera ragione del suo tormento. Lo stile sincero di Petrarca L amore come contrasto interiore e ragione di lacerazione morale è motivo da Petrarca intimamente sentito (e presente in diversi componimenti del Canzoniere, oltre che nel Secretum): possiamo parlare, in questo caso, di un perfetto utilizzo degli strumenti retorici per esprimere l autentico dramma psicologico del poeta. La dicotomia come condizione dell anima Del resto, la dicotomia costituisce la condizione peculiare della personalità e della produzione poetica di Petrarca. Non è un caso che, nel proemio del secondo libro del trattato De remediis utriusque fortunae, egli dichiari di esser stato colpito da una sentenza attribuita al filosofo greco Eraclito, secondo la quale omnia cum lite fieri: vale a dire, tutte le cose sono il prodotto di uno scontro tra opposti. 488 / IL TRECENTO

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento