Il magnifico viaggio - volume 1

30 35 40 45 50 55 60 65 quelli che si chiamano banchetti (e sono gozzoviglie, nemiche del vivere misurato e costumato) mi sono sempre dispiaciuti: e mi è parsa una fatica inutile invitarvi gli altri o, dagli altri, esservi invitato. Mi è piaciuto invece pranzare con gli amici, e mi è piaciuto a tal punto da non provare nulla di più gradito dell averli a tavola e mai, di mia volontà, ho mangiato senza compagnia. Nulla mi è mai tanto dispiaciuto quanto il fasto, e non solo perché si tratta di un vizio contrario all umiltà, ma anche perché oneroso8 e nemico della quiete. Nell adolescenza fui tormentato da un amore ardentissimo, ma fu l unico e fu casto, e più a lungo ne sarei stato tormentato se una morte acerba9 ma provviden ziale10 non avesse estinto quel fuoco già declinante. Potrei dire, e lo vorrei, d essere stato senza libidine, ma se lo dicessi, mentirei. Questo posso dire senza esitazioni: d avere sempre esecrato dentro di me questa bassezza, pur essendovi spinto dal fuoco dell età e del temperamento. Ma quando fui sui quarant anni, pur essendo ancora nel pieno delle forze, allontanai da me non solo quell atto osceno, ma il suo totale ricordo, a tal punto che posso dire di non aver più guardato una donna. Cosa questa che pongo tra le mie maggiori felicità e non posso che ringraziare Iddio che mi liberò, ancora integro e vigoroso, da una servitù tanto bassa e da me sempre odiata. Ma passo ad altro. La superbia la conobbi in altri, non in me, e per quanto pic colo, mi sono giudicato ancor più piccolo. L ira danneggiò assai spesso me stesso, mai gli altri. Non ho esitazioni a farmi vanto (so di dire la verità) di un animo sdegnosis simo, ma prontissimo a dimenticare le offese e a ricordare invece i benefici. Fui desiderosissimo di oneste amicizie e le coltivai con grandissima lealtà. Ma questo è il supplizio di chi invecchia: di dover piangere continuamente la scomparsa dei propri cari. Ebbi la fortuna, sino all invidia, di godere della dimestichezza dei prìncipi e dei re e dell amicizia delle persone altolocate. Cercai comunque di tenermi lontano da molti di costoro, che pure amavo assai; tanto fu in me radi cato l amore per la libertà da evitare con ogni cura chi mi pareva fosse contrario anche al suo nome soltanto. I più grandi sovrani del mio tempo mi amarono e mi onorarono; il perché non lo so: riguarda loro. Con alcuni d essi fui poi in tali rapporti che, in certo modo, furono loro a stare con me; e dalla loro altezza non ebbi fastidio alcuno, ma ne trassi molti vantaggi. Fui d intelligenza piuttosto equilibrata che acuta, adatta ad ogni studio buo no e salutare, ma particolarmente disposta alla filosofia morale e alla poesia. Quest ultima, con il procedere del tempo, l ho abbandonata, preferendo le lettere sacre, nelle quali ho avvertito una nascosta dolcezza che per qualche tempo avevo disprezzato, preso com ero dalla poesia intesa come puro ornamento. 8 oneroso: impegnativo, esigente, anche dal pun- to di vista economico. 9 acerba: prematura. 10 provvidenziale: Petrarca qui giudica addirittura provvidenziale la morte di Laura perché essa l ha liberato dai risvolti meno nobili del suo amore per lei. 446 / IL TRECENTO Le parole valgono esecrato Se vogliamo esprimere in modo netto e incisivo l orrore provato verso una persona o un fatto che ci ripugna moralmente, dobbiamo usare il verbo esecrare. Ma facciamolo con cautela: se abbiamo esecrato qualcosa o qualcuno, abbiamo manifestato un disprezzo definitivo, senza rimedio. Come dice l etimologia del verbo, lo abbiamo spogliato della sua sacralità, mostrandone come fosse una maledizione la volgare indegnità. Tra i verbi seguenti, individua quale non è un sinonimo di esecrare: aborrire; deplorare; disprezzare; sconfessare.

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Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento