5- Il Comune e la nascita di una mentalità nuova

| 5 | IL COMUNE E LA NASCITA DI UNA MENTALIT NUOVA La cultura dell individualità Lo spostamento dell asse della vita politica e sociale dalle campagne alle città e lo sviluppo dei Comuni, che incentivano l industria, l artigianato e il commercio, sono fenomeni che, a partire dal XII secolo, incidono profondamente sull immagine che l individuo ha di sé, sulla sua mentalità, sulla sua cultura. Il nascente ceto della borghesia mercantile, collocato tra la nobiltà e le classi contadine, è il motore di un rinnovamento prodigioso, che investe le strutture del potere, stravolge le gerarchie economiche, modifica costumi, esigenze e aspettative dell individuo. La mutazione epocale si coglie soprattutto nel Duecento, nei Comuni italiani: la nobiltà cede via via il passo a un variegato ceto borghese, che non si limita a raccogliere nelle proprie mani il governo della cosa pubblica, ereditato dai signori feudali, ma fabbrica a poco a poco un nuovo immaginario ideologico e intellettuale. Mercanti, imprenditori e banchieri, tacciati dalla cultura tradizionale come avari e usurai, impongono la propria etica nuova, dando valore all individualità e consacrando il denaro come fattore capace di dare prestigio sociale. Del resto, si tratta di figure che traggono la ricchezza dal commercio, dai traffici e quindi da particolari attitudini, come lo spirito di iniziativa, la capacità di rischiare , l abilità nel fronteggiare richieste e trasformazioni di una società in mutamento. In un economia sempre più incentrata sugli scambi monetari, il disprezzo per il profitto (che accomuna l ideologia ecclesiastica e quella cortese-aristocratica) non è più giustificabile. L inarrestabile ascesa della borghesia La mentalità borghese si fonda infatti proprio e non potrebbe essere diversamente sulla ricerca dell interesse e dell utile e quindi anche sulla parsimonia e sull oculatezza, che suscitavano invece tanta repulsione presso i cantori della magnanimità cortese. Sono, questi, valori che si affermano gradualmente e potranno dirsi assimilati compiutamente nel Trecento, quando anche gli intellettuali (uno su tutti, Boccaccio) si incaricheranno di legittimarli all interno di una nuova visione dell uomo, capace con la sua iniziativa di contrapporre l intelligenza ai capricci della sorte. Il rimpianto del bel tempo antico e le resistenze al nuovo Nel Duecento, invece, non mancano ancora resistenze e diffidenze nei confronti dell ascesa sociale ed economica della borghesia e dell affermazione dei suoi ideali. Molti intellettuali si scagliano con accorate invettive contro un epoca che vede i signori (barones) andare a piedi, i mercanti girare in carrozza (così lamenta il grammatico Bene da Firenze) e una massa di arricchiti infestare gli antichi palazzi fiorentini (come leggiamo nelle cronache di Dino Compagni). Anche Dante si esprime con risentita polemica contro la «gente nuova e i sùbiti guadagni (Inferno, XVI, 73), puntando il dito contro la massa di individui intraprendenti che, giunti dal contado con l ossessione del profitto, hanno portato, a suo giudizio, corruzione diffusa e brama di successo, disgregando per sempre la pace serena della vita patriarcale. tuttavia uno sviluppo storico che non può essere fermato: quella di Dante e dei sostenitori, come lui, di un idea gerarchica e immobile della società è ormai un aspirazione utopistica, un anacronistico rimpianto per un epoca idealizzata e tramontata per sempre. Riunione dei commercianti per stabilire il prezzo del pesce a Venezia (particolare), XIV secolo. Venezia, Musei Civici Veneziani, Biblioteca del Museo Correr. 38 / LE ORIGINI E IL DUECENTO

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento