La lingua

Fede e ragione Ancora: la salvezza spirituale si identifica con la libertà dal peccato, cioè con la conquista piena di sé stessi, con il dominio sicuro di sé nel turbinio delle tentazioni, nella stessa debolezza della carne, con l animo che vince ogni battaglia. La Rivelazione divina non esclude, anzi presuppone la ragione umana; è Beatrice a muovere Virgilio, ma viene da lui preceduta nell opera di elevazione e di sublimazione di sé e di tutti gli individui che Dante canta nel suo poema. Il simbolo stesso della ragione è un poeta: pensiero e sentimento non cozzano tra loro, ma anzi costituiscono una salda unità. Il fine della poesia La poesia medesima è concepita non come un sogno, ma come una battaglia, con precisi obiettivi pratici di ammaestramento e ammonimento, che Dante ha cura di mettere esplicitamente in luce. Il poeta dell Inferno, colui che ha osato rappresentare direttamente il disordine delle passioni umane, sa che, nonostante ogni apparenza, c è un ordine supremo, che ogni creatura, navigando «per lo gran mar de l essere (Paradiso, I, 113), giunge, sì, a diversi porti; ma sa anche che la riva è unica e che la corda dell arco divino porta ogni essere irresistibilmente al luogo per lui decretato, un luogo di felicità e perfezione. La fiducia nella giustizia divina Da questa concezione dell ordine dell universo viene a Dante che ama dipingersi come esule innocente, colpito dall ingiustizia, tradito dai concittadini per il suo amore nei loro confronti, spettatore lucido e angosciato del male la sua certezza nella giustizia. Una giustizia non solo oltremondana: un giorno, quando Dio nei suoi imperscrutabili disegni lo vorrà, l ordine e la giustizia prevarranno anche nel mondo. Dante si fa garante di questa convinzione. Dante profeta Del resto Dante stesso presenta il proprio viaggio come una visione. Uno studioso in particolare, il dantista e storico della filosofia Bruno Nardi (1884-1968), ha insistito, nell interpretazione della Commedia, sul suo significato di visione profetica. Lo ha fatto in un saggio pubblicato nel 1942 intitolato Dante profeta, in cui spiegava come Dante si sentisse chiamato a svolgere una missione profetica, essendo egli convinto di avere avuto una visione reale. Da qui la polemica contro la riduzione del viaggio dantesco a finzione letteraria di significato allegorico o semplicemente poetico e la rivalutazione del significato letterale o istoriale : «Non artificio letterario, ma vera visione profetica ritenne Dante quella concessa a lui da Dio, per una grazia singolare, allo scopo preciso che egli, riconosciuta la verità sulla cagione che il mondo aveva fatto reo, la denunziasse agli uomini, manifestando ad essi tutto quello che aveva veduto e udito . La lingua Linguisticamente la Commedia, insieme al Canzoniere di Petrarca e al Decameron di Boccaccio, ha fatto sì che il volgare fiorentino diventasse, concretamente, la lingua nazionale italiana, prima ancora che il letterato rinascimentale Pietro Bembo (1470-1547), duecento anni dopo, lo stabilisse anche sul piano teorico. Una risposta pratica alla questione della lingua LA GRANDE RICCHEZZA DEL VOCABOLARIO DANTESCO I vocaboli coniati da Dante e poi mai più utilizzati dopo di lui sono pochissimi, una parte infinitesima del gran corpo della lingua della Commedia, che tuttora vive nella lingua italiana. Con la Commedia Dante risolve praticamente la questione linguistica affrontata teori- L AUTORE / DANTE ALIGHIERI / 337

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento