Il magnifico viaggio - volume 1

20 25 30 35 40 45 50 4. Le due di queste cagioni, cioè la prima dalla parte di dentro e la prima dalla parte di fuori,11 non sono da vituperare, ma da escusare e di perdono degne; le due altre,12 avegna che l una più,13 sono degne di biasimo e d abominazione.14 5. Manifestamente adunque può vedere chi bene considera, che pochi rimangono quelli che all abito da tutti desiderato15 possano pervenire, e innumerabili quasi sono li mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati. Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane delli angeli si manuca!16 e miseri quelli che colle pecore hanno comune cibo! 6. Ma però che17 ciascuno uomo a ciascuno uomo naturalmente è amico, e ciascuno amico si duole del difetto di colui ch elli ama, coloro che a così alta mensa sono cibati non sanza misericordia sono inver di18 quelli che in bestiale pastura veggiono erba e ghiande sen gire19 mangiando. E acciò che misericordia è madre di beneficio,20 sempre liberalmente21 coloro che sanno porgono della loro buona ricchezza alli veri poveri, e sono quasi fonte vivo, della cui acqua si refrigera la naturale sete che di sopra è nominata. E io adunque, che non seggio alla beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo,22 a piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m ho lasciati, per la dolcezza ch io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolemente mosso, non me dimenticando,23 per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale alli occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata;24 e in ciò li ho fatti maggiormente vogliosi. Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale convivio di ciò ch i ho loro mostrato, e di quello pane ch è mestiere25 a così fatta vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe essere mangiata. Ed ha questo convivio di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno non essere ministrata.26 7. E però27 ad esso non s assetti alcuno male de suoi organi disposto, però che né denti né lingua ha né palato; né alcuno assettatore28 de vizii, perché lo stomaco suo è pieno d omori venenosi contrarii,29 sì che mai vivanda non terrebbe. Ma vegna qua qualunque è per cura familiare o civile nella umana fame rimaso, e ad una30 mensa colli altri simili impediti s assetti; e alli loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, ché non sono degni di più alto sedere: e quelli e questi prendano la mia vivanda col pane che la farà loro e gustare e patire.31 11 cioè la prima di fuori: ovvero la cat- tiva disposizione fisiologica degli organi e l impedimento derivante dalle occupazioni familiari e civili. 12 le due altre: il vizio e la pigrizia. 13 avegna che l una più: sebbene la prima (il vizio) sia più colpevole della seconda (la pigrizia). 14 abominazione: condanna. 15 all abito da tutti desiderato: cioè alla cultura. 16 si manuca: si mangia. La metafora del pane degli angeli indica la conoscenza, il sapere. 17 però che: poiché. 18 inver di: verso. 19 sen gire: andarsene. 20 E acciò che beneficio: e poiché dalla compassione discende il desiderio di fare del bene al prossimo. 21 liberalmente: con generosità. 22 fuggito de la pastura del vulgo: ab- bandonato il cibo dei più, cioè i piaceri volgari. 23 non me dimenticando: senza dimenticare me stesso, cioè trattenendo anche per me qualche briciola di quel sapere che vado raccogliendo dai dotti. 24 la quale ho dimostrata: che già da tempo ho fatto loro conoscere. Dante allude alle quattordici canzoni allegoriche, già diffuse, che intendeva inserire nel Convivio. 25 è mestiere: serve. 26 qual io ministrata: che non voglio venga servita inutilmente. 27 però: perciò. 28 assettatore: seguace. 29 omori venenosi contrarii: umori velenosi che si oppongono a che questo cibo venga accolto e assimilato. 30 una: un unica (latinismo). 31 patire: sopportare, nel senso di digerire. Le parole valgono beneficio Durante il Medioevo, con il termine beneficio si designavano le terre che il sovrano concedeva al suo vassallo in cambio di determinati servizi; nel diritto canonico, invece, il «beneficio ecclesiastico definiva una porzione di beni assegnata a un esponente del clero che poteva goderne i frutti in cambio del proprio ministero. In entrambi i casi, per beneficio si intende un dono, un vantaggio, un favore, qualsiasi atto o concessione con cui si fa del bene, si giova materialmente o anche spiritualmente a un altra persona. Al pari di beneficio, ci sono altre parole italiane che presentano il suffisso -ficio, dal latino facere, ovvero fare , che spesso designa il luogo dove si fa o si fabbrica qualcosa. Indicane qualcuna. L AUTORE / DANTE ALIGHIERI / 303

Il magnifico viaggio - volume 1
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Dalle origini al Trecento