Il magnifico viaggio - volume 1

60 65 chì, si l amanti nun sa suffiriri, disìa d amari e perdi sua speranza. Ma eu suffru in usanza, chì ò vistu adessa bon suffirituri vinciri prova et acquistari hunuri. perché se l innamorato non riesce a essere paziente (suffiriri), desidera amare ma (e) perde ogni speranza. Ma per abitudine (in usanza) sono paziente (suffru), perché ho sempre (adessa) visto che chi sa ben pazientare (bon suffirituri) supera la prova e ottiene la ricompensa. E, si pir suffiriri, nì per amar lialmenti e timiri, homo acquistau d Amur gran beninanza, digu avir confurtanza eu, chi amu e timu e servii a tutt uri cilatamenti plu chi altru amaduri. 61-66 E se grazie all essere paziente, all amare con lealtà e all essere timoroso, qualcuno (homo) ha ottenuto da Amore grande benevolenza (beninanza), devo (digu) avere fiducia anch io, che amo e temo e servo di continuo (a tutt uri), di nascosto (cilatamenti), più di ogni altro innamorato. 57 perdi sua speranza: nel senso che la sua speranza di ottenere i favori della donna amata si vanifica. 66 cilatamenti: cioè con la discrezione necessa- ria per tutelare il buon nome dell amata. DENTRO IL TESTO Il poeta e la tigre Sofferenza, pazienza e discrezione I contenuti tematici Il poeta svolge il tema dell amore cortese nella doppia dimensione di gioia e dolore. Alla fine della seconda strofa viene introdotta una similitudine tra l amante e la tigre. Secondo i bestiari medievali, i cacciatori catturavano i cuccioli della tigre lasciando nella sua tana degli specchi, affinché essa, invece di inseguirli, si attardasse a guardare la propria immagine riflessa. Allo stesso modo il poeta è quasi ipnotizzato dallo sguardo della donna amata. Benché cerchi di rallegrarsi e di cantare, quasi doverosamente, per amore dell amata, l innamorato infelice soffre, teme e vorrebbe augurarsi che essa provi a sua volta le pene d amore; ma di fatto, da ultimo, si rifugia nella speranza che la propria costante fedeltà possa ricevere un premio finale. Il rapporto amoroso è stilizzato, secondo il topos provenzale della donna come essere anche socialmente superiore, che dà gioia e sofferenza e che richiede fedeltà e discrezione. Le scelte stilistiche Il siciliano per la poesia La lingua utilizzata non si identifica certo con il dialetto siciliano che all epoca veniva comunemente parlato. Si tratta invece di un idioma costruito attraverso un costante riferimento ai modelli linguistici latini e provenzali (lingua d oc) e antico-francesi (lingua d o l). Facciamo solo qualche esempio: longiamenti (v. 2) viene dall occitanico lonjamen; alligranza (v. 3) deriva dall occitanico alegransa; il verbo ritornar con la preposizione in (v. 4) è un provenzalismo, e così anche dimustranza (v. 10); speclu (v. 30) è un latinismo (da speculum); mettu in ublianza (v. 33) è il francese antico metre en oubliance; tutisuri (v. 36) è il toujours della lingua d o l; ligeramenti (v. 38) è dal francese antico legierement; bonamenti (v. 50) è un provenzalismo; blasmari (v. 52) rimanda all occitanico blasmar e al francese antico blasmer. Una lingua facilmente traducibile Il lessico impiegato nel componimento appare dunque molto ristretto, quasi una lingua tecnica della poesia, e la sintassi assai regolare e, potremmo dire, schematica nel suo andamento sillogistico (cioè da ragionamento filosofico). Il fatto stesso che i testi della Scuola siciliana siano stati facilmente tradotti in volgare toscano è un ulteriore prova del carattere tutto letterario di questo siciliano illustre , inventato proprio per la poesia. LA CORRENTE / LA SCUOLA SICILIANA / 129

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Dalle origini al Trecento