Specchi incantati - volume A

Primo Levi 95 100 105 110 Ma come si potrebbe pensare di non avere fame? Il Lager è la fame: noi stessi siamo la fame, fame vivente. Al di là della strada lavora una draga.29 La benna,30 sospesa ai cavi, spalanca le mascelle dentate, si libra31 un attimo come esitante nella scelta, poi si avventa alla terra argillosa e morbida, e azzanna vorace, mentre dalla cabina di comando sale uno sbuffo soddisfatto di fumo bianco e denso. Poi si rialza, fa un mezzo giro, vomita a tergo32 il boccone di cui è grave,33 e ricomincia. Appoggiati alle nostre pale, noi stiamo a guardare affascinati. A ogni morso della benna, le bocche si socchiudono, i pomi d Adamo danzano in su e in giù, miserabilmente visibili sotto la pelle floscia. Non riusciamo a svincolarci34 dallo spettacolo del pasto della draga. Sigi35 ha diciassette anni, ed ha più fame di tutti quantunque riceva ogni sera un po di zuppa da un suo protettore, verosimilmente non disinteressato. Aveva cominciato col parlare della sua casa di Vienna e di sua madre, ma poi è scivolato nel tema della cucina, e ora racconta senza fine di non so che pranzo nuziale, e ricorda, con genuino rimpianto, di non aver finito il terzo piatto di zuppa di fagioli. E tutti lo fanno tacere, e non passano dieci minuti, che Béla ci descrive la sua campagna ungherese, e i campi di granoturco, e una ricetta per fare la polenta dolce, con la meliga36 tostata, e il lardo, e le spezie, e e viene maledetto, insultato, e comincia un terzo a raccontare 29. draga: macchinario per scavare nei fondali. 30. benna: parte meccanica, frequentemente dentata, di macchine per la raccolta e il tra- sporto di materiali sciolti. 31. si libra: oscilla sospesa nell aria. 32. a tergo: dietro. 33. grave: appesantita. 34. svincolarci: liberarci, scioglierci. 35. Sigi: come dopo Béla, è il nome di un deportato. 36. meliga: granoturco. 587

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Narrativa