Specchi incantati - volume A

65 70 75 80 85 90 95 delle differenze individuali, in genere si diventa campioni di nuoto prima dei venticinque anni, di boxe prima dei trenta, e a trentacinque un giocatore di baseball varca uno spartiacque invisibile. inevitabile. [ ] Per quel che mi riguarda, ho raggiunto il mio picco in quanto corridore intorno ai quarantacinque anni. Fino ad allora riuscivo a correre una maratona completa in tre ore e mezza. Al ritmo di un chilometro ogni cinque minuti, vale a dire un miglio1 ogni otto. Non sempre ce la facevo entro quel tempo esatto, spesso sforavo, comunque più o meno in tre ore e mezza arrivavo al traguardo. Tre ore e quaranta quando proprio andava male. Superare le quattro ore non era pensabile, anche se ero fuori allenamento o non mi sentivo in forma. Per un lungo periodo i miei risultati si sono mantenuti stabili su queste cifre, poi gradualmente hanno cominciato a calare. Pur esercitandomi come prima, fare il percorso in tre ore e quaranta diventava sempre più difficile, il mio ritmo è sceso a un chilometro ogni cinque minuti e mezzo, la soglia delle quattro ore si avvicinava. Per me è stato uno shock. Cosa mi succedeva? Non volevo ammettere che fosse a causa degli anni. Perché era la prima volta che avvertivo, nella vita quotidiana, segnali di declino sico. Ma per quanto lo negassi, o lo ignorassi, le cifre parlavano chiaro. L insoddisfazione mi ha indotto a considerare la possibilità di partecipare a gare meno lunghe della maratona. Ho cominciato a interessarmi a sport come il triathlon2 o lo squash, dicendomi che, a forza di correre soltanto, il mio corpo avrebbe nito per deformarsi; che avrei dovuto cercare, piuttosto, di combinare diverse attività sportive, in modo da rendere più armonioso il mio sico. Con l aiuto di un personal trainer3 ho corretto dalle fondamenta il mio stile nel nuoto, nché sono riuscito a coprire lunghe distanze con maggiore facilità. I miei muscoli si sono adattati con docilità all ambiente nuovo, e il mio corpo ha cambiato forma in maniera palese. Nel frattempo il mio interesse per la maratona continuava a diminuire, come una marea che si ritiri con lentezza, ma regolarmente. Correre non era più per me, come un tempo, un puro e semplice piacere, senza riserve. Tra me e la corsa si era instaurata una molle stanchezza. Una stanchezza che includeva un elemento di delusione per gli sforzi che avevo fatto e che non erano stati compensati, quasi un senso di ingiustizia davanti a una porta che avrebbe dovuto restare aperta, e invece, non sapevo quando, si era chiusa. Ho dato un nome a questo sentimento: runner s blues, l abbattimento del corridore. Haruki Murakami, L arte di correre, traduzione di A. Pastore, Einaudi, Torino 2009 1. miglio: unità di misura della lunghezza, in uso nel Regno Unito e negli Stati Uniti d Ame- rica, equivalente a circa 1,6 chilometri. 2. triathlon: sport multidisciplinare che com- prende nuoto, ciclismo e corsa. 3. personal trainer: un allenatore privato. 547

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Narrativa