Specchi incantati - volume A

A quei tempi SPECCHI di CARTA La vita in monastero è come un ciclo, un cerchio perfetto, un santo andirivieni tra lavoro, contemplazione e preghiera. Il monastero è solo un piccolo frammento dell universo, tuttavia ne riproduce fedelmente l ordine: le sue alte mura lo circondano come un giardino, quasi fosse un paradiso in terra che chiude fuori il caos del mondo. Ciascun monaco contribuisce secondo la sua virtù al grande disegno divino, ma un orribile serie di delitti sconvolge la quotidiana perfezione di quel luogo. come se all improvviso, in quel microcosmo, si scoprisse il contagioso germe della corruzione. Che cos è? l inizio di un castigo divino? Oppure il male viene dall interno, dal chiuso di quelle porte sacre? Sean Connery e Christian Slater in Il nome della rosa, film di Jean-Jacques Annaud (1986). GUIDA ALLA LETTURA Un libro a strati Il nome della rosa è un romanzo storico atipico. Se infatti, da un lato, l autore ricostruisce con rigore il contesto storico-politico del XIV secolo e la vita quotidiana di un abbazia benedettina, dall altro il libro contiene molteplici livelli di lettura, che stanno uno sull altro come i piani di un palazzo. Infatti, oltre che come romanzo storico, può essere letto anche come un giallo o come un romanzo filosofico, fittissimo di riferimenti alla storia e alla cultura. Per esempio, il nome del protagonista, Guglielmo da Baskerville, rimanda all autore del Mastino dei Baskerville, Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), l inventore di Sherlock Holmes. Il collegamento non è casuale: Guglielmo, infatti, possiede la stessa capacità di risolvere con l uso della logica enigmi apparentemente inspiegabili. Tra silenzio e preghiera Dalla lettura di questo brano si capisce immediatamente l importanza che ha per Eco la ricostruzione storica, a partire dalla descrizione delle abitudini serali di un monaco. La vita del monastero è scandita da ritmi e regole molto precisi: prima di sedersi, i confratelli aspettano pazientemente la benedizione dell abate e il salmo cantato come una preghiera. In seguito, consumano il pasto comunicando tra loro solo a gesti: infatti il silenzio era caldamente raccomandato da san Benedetto, fondatore dell ordine, che nella sua regola aveva scritto «nel molto parlare non sfuggirai al peccato . D altra parte, tacere non era solo una condizione necessaria all ascesi spirituale, ma aveva anche un utilità pratica: ridurre all essenziale la comunicazione interpersonale permetteva ai monaci di evitare conflitti e litigi che avrebbero minato l equilibrio dell intera comunità monastica. A scandire la giornata attraverso una serie di appuntamenti fissi (la cosiddetta liturgia delle ore ) era la preghiera: come un orologio, essa condizionava la vita dei monaci, determinando lo svolgimento di celebrazioni quali le lodi o i vespri, rispettivamente al mattino e alla sera. L autorità degli antichi Dalle battute e dalle abitudini dei monaci è possibile cogliere una caratteristica fondamentale della cultura medievale, cioè l importanza della tradizione e dell autorità dei testi antichi: per esempio, l abate si sente in dovere di citare san Benedetto e la Bibbia per giustificare il suo uso moderato del vino (Anzi una volta, mescendoci da bere [...] come ricorda l Ecclesiastico, rr. 50-54). La stessa vita contemplativa dei monaci era basata sul confronto continuo con il testo sacro del cristianesimo, la Bibbia, e sui commenti scritti da teologi e Padri della Chiesa: testi riferiti ad altri testi, che alimentavano una sterminata cultura erudita ed enciclopedica, fatta di nozioni, norme e citazioni imparate a memoria. 411

Specchi incantati - volume A
Specchi incantati - volume A
Narrativa