Specchi incantati - volume A

L emigrazione: una lunga storia 30 35 40 45 50 55 60 La migrazione è quindi un fattore evolutivo fondamentale, da sempre. Migrando e colonizzando un altro luogo nascono per separazione geografica nuove specie. Ma migrando le popolazioni biologiche si rimescolano pure e così si rafforzano perché nuove varianti genetiche vengono introdotte (la purezza di una popolazione o di una razza è l anticamera dell estinzione). Sulla superficie instabile del nostro pianeta, tra incessanti cambiamenti climatici e continue oscillazioni tra periodi caldi e freddi, migrare è dunque una strategia essenziale di adattamento e di flessibilità. Gli animali migrano in modo irreversibile, cioè si spostano in una nuova regione senza più tornare indietro, oppure in modo ciclico e stagionale come accade in molte specie di uccelli e di pesci. Da alcuni anni i paleoantropologi hanno scoperto che questo fiume della vita riguarda anche le specie ominine, in particolare quelle del genere Homo. La nascita stessa del nostro genere sembra coincidere con una mobilità inedita in Africa e poi fuori dall Africa. Gruppi di Homo ergaster con il loro corpo slanciato, ossa più leggere, pienamente bipedi, capacità cranica in crescita e una stabile tecnologia di lavorazione della pietra iniziarono ad allargare continuativamente il loro areale geografico. Intorno a 1,8 milioni di anni fa li troviamo già in Georgia, nel sito di Dmanisi. Non era mai successo prima, almeno fino a prova contraria, che esseri umani arcaici di origine africana raggiungessero quelle vallate caucasiche, passando con ogni probabilità dal Corridoio del Levante, cioè la valle del Giordano. Avevano una tecnologia semplice, fattezze arcaiche, un cervello ancora ridotto, ed erano molto diversi da individuo a individuo. Eppure sono stati capaci di espandere fino alla Georgia il loro territorio: evidentemente non abbiamo dovuto attendere l evoluzione di un grosso cervello per diventare esploratori. In tempi così antichi non si trattava certo di migrazioni nel senso moderno del termine: non erano spostamenti intenzionali e organizzati di gruppi, ma graduali allargamenti delle zone di insediamento, che in alcuni casi seguivano direzioni geograficamente vincolate (soprattutto vallate fluviali e coste). Fotografando nei fossili un processo durato decine o centinaia di migliaia di anni, a noi adesso sembrano grandi migrazioni quando in realtà erano processi lenti. Il motore di questo fenomeno espansivo non è noto. possibile che nuove capacità cognitive e di mappatura dello spazio esterno abbiano coinciso con nuove necessità di spostamento imposte dai cambiamenti climatici. Le migrazioni antiche coincidono infatti abbastanza nettamente con i periodi di inaridimento del continente africano e cominciano proprio con le irregolari oscillazioni di periodi glaciali e interglaciali. Siamo insomma i figli, migranti, dell instabilità climatica del Pleistocene.4 4. Pleistocene: epoca geologica nella quale ricade la prima parte dell era Quaternaria. La si fa iniziare circa 2,5 milioni di anni fa e terminare intorno al 10.000 a.C. 371

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Narrativa