Specchi incantati - volume A

I generi UNIT 2 Il fantastico, il fantasy e la fantascienza 100 105 110 115 120 125 rr. 126-129 I pensieri dei personaggi vengono espressi e rielaborati con una precisa tecnica narrativa. es. 8 130 non resistendo alla speranza che il macchinista fermasse. Invece si passò, fragoroso turbine, lungo le banchine dove una folla inquieta si accalcava anelando17 a un convoglio che partisse, tra caotici mucchi di bagagli. Un ragazzino tentò di rincorrerci con un pacco di giornali e ne sventolava uno che aveva un grande titolo nero in prima pagina. Allora con un gesto repentino, la signora di fronte a me si sporse in fuori, riuscì ad abbrancare il foglio ma il vento della corsa glielo strappò via. Tra le dita restò un brandello. Mi accorsi che le sue mani tremavano nell atto di spiegarlo. Era un pezzetto triangolare. Si leggeva la testata e del gran titolo solo quattro lettere. IONE, si leggeva. Nient altro. Sul verso,18 indifferenti notizie di cronaca. Senza parole, la signora alzò un poco il frammento affinché tutti lo potessero vedere. Ma tutti avevamo già guardato. E si finse di non farci caso. Crescendo la paura, più forte in ciascuno si faceva quel ritegno. Verso una cosa che finisce in IONE noi correvamo come pazzi, e doveva essere spaventosa se, alla notizia, popolazioni intere si erano date a immediata fuga. Un fatto nuovo e potentissimo aveva rotto la vita del Paese, uomini e donne pensavano solo a salvarsi, abbandonando case, lavoro, affari, tutto, ma il nostro treno no, il maledetto treno marciava con la regolarità di un orologio, al modo del soldato onesto che risale le turbe19 dell esercito in disfatta per raggiungere la sua trincea dove il nemico già sta bivaccando.20 E per decenza, per un rispetto umano miserabile, nessuno di noi aveva il coraggio di reagire. Oh i treni come assomigliano alla vita! Mancavano due ore. Tra due ore, all arrivo, avremmo saputo la comune sorte. Due ore, un ora e mezzo, un ora, già scendeva il buio. Vedemmo di lontano i lumi della sospirata nostra città e il loro immobile splendore riverberante un giallo alone in cielo ci ridiede un fiato di coraggio. La locomotiva emise un fischio, le ruote strepitarono sul labirinto degli scambi. La stazione, la curva nera delle tettoie, le lampade, i cartelli, tutto era a posto come il solito. Ma, orrore!, il direttissimo ancora andava e vidi che la stazione era deserta, vuote e nude le banchine, non una figura umana per quanto si cercasse. Il treno si fermava finalmente. Corremmo giù per i marciapiedi, verso l uscita, alla caccia di qualche nostro simile. Mi parve di intravedere, nell angolo a destra in fondo, un po in penombra, un ferroviere col suo berrettuccio che si eclissava da una porta, come terrorizzato. Che cosa era successo? In città non avremmo più trovato un anima? Finché la voce di una donna, altissima e violenta come uno sparo, ci diede un brivido. «Aiuto! Aiuto! , urlava e il grido si ripercosse sotto le vitree volte21 con la vacua sonorità dei luoghi per sempre abbandonati. Dino Buzzati, La boutique del mistero, Mondadori, Milano 1968 17. anelando: cercando affannosamente. 18. verso: il retro del brandello di pagina. 120 19. turbe: masse disordinate. 20. già sta bivaccando: si è già accampato. 21. vitree volte: le arcate di vetro.

Specchi incantati - volume A
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Narrativa