4. LA LINGUA VARIA IN BASE ALLA SOCIETÀ

4 | LA LINGUA VARIA IN BASE ALLA SOCIETÀ

Scopri la grammatica!

Leggi il seguente brano e rispondi alle domande.

Questa è la bella vita che ho fatto il sotto scritto Rabito Vincenzo, nato in via Corsica a Chiaramonte Qulfe, d’allora provincia di Siraqusa, figlio di Salvatore e di Qurriere Salvatrice, chilassa 31 marzo 1899, e per sventura domiciliato nella via Tommaso Chiavola. La sua vita fu molta maletratata e molto travagliata e molto desprezata. Il padre morì a 40 anne e mia madre restò vedova a 38 anne, e restò vedova con 7 figlie, 4 maschele e 3 femmine, e senza penzare più alla bella vita che avesse fatto una donna con il marito, solo penzava che aveva li 7 figlie da campare e per darece ammanciare..
Il più crante di queste figlie si chiamava Ciovanni, ma Ciovanni di questa numerosa famiglia non ni voleva sentire per niente; antava allavorare, quelle poche solde che quadagnava non bastavino neanche per lui, e quinte quella povera di mia madre era completamente abilita. Mio padre, con quelle tempe miserabile, per potere campare 7 figlie, con il tanto lavoro, ni morì con una pormenita, per non antare arrobare e per volere camminare onestamente.

(V. Rabito, Terra matta, 2007)

  • Che cos’ha di strano il brano che hai appena letto?
  • In che cosa differisce dall’italiano che usi tu?

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Se una persona ha imparato a leggere e a scrivere l’italiano da adulto, più difficilmente arriverà a esprimersi in modo adeguato. Avrà molte incertezze soprattutto nella scrittura, un po’ come succede a noi se impariamo una lingua straniera da adulti.


Il variare di una lingua in base al livello culturale e di scolarizzazione dei suoi parlanti è detto variazione diastratica (o diastratìa).

       L’italiano popolare

Si possono distinguere diverse varietà diastratiche dell’italiano: l’italiano popolare, o dei semicolti, è la varietà usata dalle persone con il più basso livello di scolarizzazione. Al polo opposto si trova l’italiano delle persone molto colte.


Molte caratteristiche del brano riportato all’inizio del capitolo, tratto dall’autobiografia scritta dal semianalfabeta siciliano Vincenzo Rabito, sono tipiche dell’italiano popolare. Alcune incertezze grafiche e la tendenza di estendere le particolarità della pronuncia alla grafia accomunano l’italiano popolare di tutti gli italiani, indipendentemente dalla loro provenienza.


Ecco i fenomeni caratteristici della grafia nell’italiano popolare:

  • parole che andrebbero scritte staccate vengono erroneamente scritte tutte attaccate, come se fossero un’unica parola (allavorare ‘a lavorare’, arrobare ‘a rubare’); viceversa, vengono separate parole singole (sotto scritto ‘sottoscritto’);
  • diverse consonanti vengono confuse: le sonore sono scambiate per sorde (crante ‘grande’, Ciovanni ‘Giovanni’, antare ‘andare’), la c e la q vengono scambiate (Siraqusa), s e z sono scambiate (penzare);
  • vengono scambiate tra loro le vocali (desprezata ‘disprezzata’);
  • mancano le doppie dove sono necessarie (maletratata, desprezata);
  • molte parole vengono scritte in modo simile a come vengono pronunciate in dialetto (chilassa ‘classe’, pormenita ‘polmonite’).


Nel brano notiamo anche errori riguardanti la morfologia e la sintassi:
 la bella vita che ho fatto il sotto scritto → la bella vita che ha fatto il sottoscritto;
 bastavino → bastavano;
 anne → anni;
 tempe miserabile → tempi miserabili.


Questi errori dell’italiano popolare caratterizzano più lo scritto che il parlato, perché è nello scritto che l’emittente poco scolarizzato tenta di usare la lingua scritta ufficiale, cioè l’italiano. Quando parla, invece, tende a usare il dialetto, sul quale non ha incertezze perché è la lingua che conosce meglio.


Come puoi capire facilmente, il basso livello di scolarizzazione è un problema che affligge soprattutto le persone più povere. E dunque la struttura della società si riflette inevitabilmente sugli usi linguistici.

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       L’italiano giovanile

Oltre all’italiano popolare, vi sono altre varietà diastratiche che riguardano la distinzione della società in gruppi, come per esempio le varietà di età (lingua giovanile / lingua degli adulti):
 Vorrei sapere ke ne pensate... grazie a tutti fratè... P.s. mando un saluto speciale a tutti. Bella raga a presto, se ribeccamo.

(Adattato da skiforum.it)


Le caratteristiche della lingua giovanile, detta anche gergo giovanile, sono evidenti nelle grafie trascurate, tipiche della rete (ke), nel lessico (fratè, oppure frate o bro dall’inglese brother, letteralmente ‘fratello’, sono forme di saluto, così come bella), nelle espressioni dialettali (se ribeccamo è un’espressione di saluto tipica del romanesco).

Fissa i concetti

Il variare di una lingua in base al livello culturale dei suoi parlanti si chiama variazione diastratica. Le varietà diastratiche dell’italiano più diffuse sono l’italiano popolare e l’italiano giovanile.

In pratica

                      1  Inserisci le 4 frasi nei 4 livelli del diagramma, in base alla loro vicinanza all’italiano colto o all’italiano popolare.


1. Cuando esco di casa, mi piace andare ammare.

2. Per dimostrare la validità della nostra tesi si procederà con l’analisi delle argomentazioni che potrebbero confutarla.

3. La persona che voglio più bene è mia sorella.

4. Dopo che siamo andati al cinema, abbiamo mangiato un gelato.

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                      2  Sostituisci le espressioni in corsivo, che appartengono al linguaggio degli adolescenti, con altre espressioni equivalenti ma più comuni.

1. Allora ci becchiamo (...................................................................) dopo in palestra.

2. Smettila di gufare (...................................................................): questa domenica vinciamo.

3. Se torno tardi stasera i miei genitori svalvolano (...................................................................).

4. Il cugino di Alessandra è fuori come un balcone (...................................................................); alla festa ci ha fatto morire dalle risate.

5. Mi ero fatto un film (...................................................................) prima di andare, ma sono rimasto deluso.

6. Questa volta l’allenatore ha toppato (...................................................................) a non far giocare Ginevra.

7. Mario mi ha fatto provare la sua nuova consolle: devo ammettere che spacca (...................................................................)!

8. Il prof. di Arte ha sclerato (...................................................................) perché eravamo tutti impreparati.


                      3 Divisi in gruppi, trasformate il seguente testo, scritto in italiano popolare, in italiano corretto. Successivamente, confrontate le scelte che avete fatto e provate a capire quale significato può avere la parola in grassetto.


Erino li 2 di notte quando partiemmo. Faceva freddo, ma io non lo senteva, perché era sempre allecro quanto li cose mi antavino bene e quadagnava. Io era desperato quanto non aveva lavoro. Recordo che erino i prime ciorne di marzo del 1912 e alle ore 8 di mattina il massaro Rosario mi ha presentato al padrone, che questo si chiamava il massaro Matteo Aluzzo. Così, questo mi ha fatto parlare con sua moglie, che era una berava donna. Ma, per dire la verità, lui, il padrone, amme mi ha parsso zaurdo perché, come abbiamo arrevato, mi ha detto: «Come ti chiame?» E io ci ho detto: «Vicienzo». «Siete revate tardo! Oggie lavoro ni potiemmo fare poco». E il massaro Rosario ci ha detto che partiemmo alle 2. Che volete fare? Li padrone comantavino e l’operaie se dovevino mettere sempre solattente quanto parrava il padrone, e l’operaio non doveva parlare, perché subito lo licenziavino, perché leggie non ci n’era. Così, la signora Rosa mi ha fatto 2 uova fritte subito subito, mi ha dato una bella pagnotta di pane bello fresco, un fiasco di vino, un bel pezzo di formaggio. Con il massaro Rosario si hanno salutato, che quello aveva una campagna vecino, e io quella crante pagnotta di pane, che era piú di due chile. Il massaro Matteo quardavo la pagnotta e il vino e il formaggio e si ha fatto la croce, perché io avevo manciato assaie. E sua moglie restavo con la bocca aperta a vedereme manciare.

(Adattato da V. Rabito, Terra matta, 2007)

La Grammatica Treccani - volume B
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Lessico, semantica, testualità, comunicazione