Scopri la grammatica!
Come già sai, lo scritto e il parlato sono due varietà linguistiche [ p. 92], ciascuna delle quali presenta dei tratti caratteristici. Per questo quando ascolti o produci un testo orale devi tenere in considerazione alcuni elementi specifici dell’oralità:
Quando ascolti una lezione è utile prendere appunti: poiché mentre ascolti un testo orale non hai tempo per soffermarti a lungo sulle parole, puoi limitarti a individuare i temi fondamentali e scrivere, in forma abbreviata, le informazioni che ti sembrano più importanti.
Per esempio, se la prima parte di questo capitolo fosse stata pronunciata oralmente come una lezione, i tuoi appunti potrebbero essere i seguenti:
parlato diverso da scritto
attenzione a ritmo velocità e durata
non puoi riascoltare
produzione e ricezione stesso momento
appunti: solo cose importanti
Per organizzare efficacemente un discorso, soprattutto in una situazione formale come un’interrogazione, dovrai utilizzare diverse strategie:
1 Dividetevi in coppie; in ogni coppia, un compagno legge il testo proposto di seguito mentre l’altro prenderà appunti nel proprio quaderno. Verificate poi insieme che gli appunti comprendano tutte le informazioni principali.
Nell’Ottocento il centro più importante di produzione artistica è Parigi, la capitale francese. L’arte più innovativa e sperimentatrice è la pittura.
Agli inizi del secolo si diffonde in Europa il Romanticismo, che celebra la forza delle passioni e del sentimento e manifesta un desiderio di ritorno alla natura, contrapponendo la libertà personale dell’artista ai rigidi vincoli imposti dalle Accademie.
Più legato alle trasformazioni sociali della Rivoluzione industriale è il Realismo, un movimento che rifiuta i modelli della tradizione per rappresentare la realtà in tutti i suoi aspetti, anche quelli più disturbanti.
Nella seconda metà del secolo alcuni pittori rivoluzionari scelgono di dipingere direttamente dal vero, studiando il variare degli effetti della luce durante il giorno o le stagioni: nasce l’Impressionismo.
(E. Capretti, L. Fenelli, Le vie dell’arte, 2019)
2 Utilizzando gli appunti presi svolgendo l’esercizio 1, esponi a voce a un tuo compagno i contenuti principali del testo che hai letto, quindi scambiatevi di ruolo. Al termine dell’esercizio, ciascuno dovrà valutare l’esposizione dell’altro in termini di chiarezza e completezza delle informazioni.
3 Leggi il testo e segna gli appunti che ritieni più importanti. Quindi riassumilo in un massimo di 120 parole.
Artemisia Gentileschi nacque a Roma l’8 luglio del 1593, figlia di Prudenzia di Ottaviano Montoni e Orazio Gentileschi, pittore d’origine pisana che introdusse la giovane Artemisia nell’ambiente artistico. A 5 anni la bimba divenne orfana di madre e ciò non fece che saldare ulteriormente il rapporto con il padre, il quale seppe valorizzare il talento naturale di Artemisia. Apprese le basi del mestiere, dal disegno fino alla preparazione dei colori, Artemisia cominciò una vera e proprio collaborazione con il padre e nel 1610, a soli 17 anni, concluse la sua prima opera importante, Susanna e i vecchioni. Nel 1613 poi fu la volta di un altro dipinto con protagonista una forte figura femminile, Giuditta che decapita Oloferne, dove l’eroina biblica uccide il terribile generale Oloferne, che voleva conquistare Gerusalemme. Tale quadro è passato alla storia perché completato negli anni successivi ad un episodio che segnò profondamente la vita di Artemisia Gentileschi. Nel 1611, infatti, uno dei suoi maestri, tale Agostino Tassi, usò violenza carnale sulla giovane artista, salvo poi proporre al padre Orazio di sposare la ragazza con un matrimonio riparatore. Artemisia però rifiutò l’accomodamento e, cosa incredibile per l’epoca, denunciò alle autorità il suo aguzzino. La pittrice però venne sottoposta a umilianti visite mediche e torture per verificare la verità dei fatti. Alla fine riuscì a far condannare Agostino Tassi, che dovette scontare cinque anni di prigione. Era un fatto più unico che raro! In seguito la pittrice si sposò con un altro pittore, Pierantonio Stiattesi, e cominciò a lavorare tra Firenze, Roma, Venezia, Napoli e persino Londra, dove raggiunse il padre per lavorare alla corte di re Carlo I Stuart. A metà del ‘600 infine, quando l’Inghilterra stava per sprofondare nella guerra civile, Artemisia, ormai celebre in molte corti d’Europa, tornò a Napoli, dove morì nel 1653.
(Adattato da focusjunior.it)
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La Grammatica Treccani - volume B
Lessico, semantica, testualità, comunicazione